La XX edizione della Festa del Cinema di Roma accoglie un’opera unica e toccante: “Il Principe della Follia”, scritto e diretto da Dario D’Ambrosi. Quest’opera si distingue per la sua carica emotiva e il suo significato profondo, raccontando del mondo della disabilità attraverso una lente che mescola poesia e drammatica realtà.
Un’opera ispirata a una storia vera
“Il Principe della Follia” trova le sue radici in un incontro che Dario D’Ambrosi ebbe nel 1979, durante un periodo di ricovero al manicomio “Paolo Pini” di Milano. Fu lì che incontrò un giovane affetto da disabilità psichiche e fisiche, capace di trasmettere una forza e un’emozione profondissime. Questo incontro ha ispirato un racconto cinematografico che esplora il dolore e la dignità di chi vive quotidianamente con la malattia e l’esclusione sociale. Il film non narra solo la storia di un singolo individuo, ma rappresenta anche la tragedia della famiglia che divide il suo destino con una persona affetta da disabilità.
L’intenzione dietro a quest’opera non è di spingere alla pietà, ma di condurre lo spettatore in un viaggio fatto di coraggio e umanità. Stefano Zazzera, colpito dal morbo di Parkinson a soli 40 anni, interpreta il ruolo del protagonista con una profondità e autenticità rare. La sua rappresentazione non è una costruzione fittizia, ma è radicata nel suo stesso vissuto, comunicando sofferenza e dignità senza mai scadere nel pathos gratuito. Il suo personaggio, un “Joker” italiano, è ben lontano dall’icona, presentando anzitutto la cruda verità della sofferenza umana.
Analisi dei temi e dei personaggi coinvolti
Il film affronta la complessità della disabilità attraverso una trama intensa e onirica. D’Ambrosi dirige un cast che include noti attori italiani come Alessandro Haber, Andrea Roncato, Carla Chiarelli e Mauro Cardinali. La narrazione si svolge tra la fantasia e un realismo spiazzante, portando il pubblico a riflettere sull’umanità e le debolezze che vivono anche all’interno delle famiglie. La storia sfida gli spettatori a riconoscere che la malattia non tocca mai una persona sola, ma investe chiunque le stia accanto.
La figura di Luca, interpretata da Zazzera, rappresenta la centralità del dolore e della lotta per la dignità, ponendosi come specchio di una forza collettiva che cerca di trasformare il dolore in una possibilità di rinascita. Il tassista, interpretato da Andrea Roncato, viene coinvolto in un mondo dove l’apparenza delle persone viene messa a nudo, rivelando il potere della fragilità. Nel vissuto dei personaggi non esistono colpevoli facili o salvezze certe, ma soltanto esseri umani alle prese con le loro vulnerabilità.
Un messaggio universale di sfida sociale
Dario D’Ambrosi, attraverso “Il Principe della Follia”, continua il suo percorso di esplorazione artistica iniziato anni fa con il Teatro Patologico, un progetto internazionale che unisce teatro e disabilità mentale. Attraverso quest’opera, propone un viaggio all’interno dell’umanità e della diversità, utilizzando l’arte come strumento per promuovere il valore della memoria, della creatività e dell’immaginazione.
Il film mira a riscattare il mondo della disabilità da stereotipi e retorica, regalando centralità alle persone e alla loro umanità. Il messaggio che emerge è che la disabilità non è un limite, ma una risorsa emozionale e umana per la collettività intera. Con “Il Principe della Follia”, D’Ambrosi invita gli spettatori a guardare oltre i pregiudizi comuni e a intraprendere un viaggio che, attraverso la fragilità, offre anche la speranza di una nuova e migliore società.
Info utili
“Il Principe della Follia” sarà presentato in due proiezioni a Roma: il 21 ottobre presso il MAXXI alle 21:30 e il 22 ottobre al Cinema Giulio Cesare (Sala 6) alle 15:00. L’opera è frutto del contributo del Ministero della Cultura e del Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo.
(foto: Alessandro Haber, Carla Chiarelli; credit ph PORTO’S)