- Cosa: La mostra collettiva “New Vision from Old Master – Il Neomanierismo Africano”.
- Dove e Quando: Black Liquid Art Gallery (Via Piemonte 69), dal 13 dicembre 2025 al 31 gennaio 2026.
- Perché: Un’occasione unica per vedere come l’arte africana contemporanea riscrive, senza soggezione, i codici della storia dell’arte occidentale.
L’arte contemporanea africana non è più una nota a margine nei manuali di storia dell’arte globale, né tantomeno un fenomeno passeggero da osservare con curiosità esotica. È, al contrario, un centro pulsante, un motore creativo che oggi rivendica il diritto non solo di esistere, ma di dialogare alla pari con i giganti del passato. È questa la premessa potente e necessaria che accompagna l’inaugurazione della mostra “New Vision from Old Master – Il Neomanierismo Africano”, curata da Antonella Pisilli, che aprirà i battenti il prossimo 13 dicembre presso la Black Liquid Art Gallery di Roma. Un progetto ambizioso che riunisce voci eterogenee e incisive, trasformando lo spazio espositivo in un laboratorio visivo dove il tempo non è lineare, ma circolare e stratificato.
Viviamo in un’epoca definita dall’ipervisibilità, dove le geografie dello sguardo si sono scollate da quelle fisiche. In questo contesto fluido, il continente africano, per secoli oggetto di osservazione, definizione e spesso violazione da parte dell’Occidente, inverte la rotta. Oggi l’Africa osserva, assorbe e rielabora. Non lo fa dalla periferia, ma occupando con autorità il centro della scena globale. La mostra romana si pone proprio in questo crocevia storico e culturale, presentando una costellazione di artisti che condividono una postura comune: guardare ai “grandi maestri” europei non come modelli intoccabili da imitare con reverenza, ma come interlocutori vivi da attraversare, contraddire e trasformare.
Oltre la citazione: la genesi di un nuovo linguaggio
Il concetto di Neomanierismo Africano proposto dalla mostra non va inteso come una semplice ripresa stilistica o un esercizio di maniera fine a se stesso. Al contrario, esso rappresenta un terreno di libertà espressiva radicale. Le vecchie dicotomie che per anni hanno animato il dibattito critico – distinguendo tra chi crea “in Africa” e chi opera “nella diaspora” – appaiono qui ormai flebili, echi di un’epoca passata. Questa separazione è diventata anacronistica perché gli spazi della creazione sono ormai ubiqui e la visione artistica è diventata un continente senza confini fisici.
In questo scenario, la memoria non è più imitazione e la tradizione non funge da recinto, ma diventa materiale incandescente pronto a essere forgiato nuovamente. Le opere esposte, che spaziano dall’ironico al lirico, dal tecnicamente raffinato al volutamente scomposto, riscrivono i codici della citazione. Artisti come Chéri Samba, Aboudia, John Madu, Cristiano Mangovo e molti altri presenti in galleria, utilizzano immagini, miti e stili che ieri erano rigidamente assegnati a una storia dell’arte lineare ed eurocentrica, trasformandoli in un campo aperto. Qui, maestri antichi e moderni convivono in uno spazio atemporale, sfidandosi a colpi di pennello e concetti, generando una tensione creativa che è il cuore pulsante dell’esposizione.
Il manifesto visivo: tra Leonardo, Picasso e la Pop Art
Emblema di questa operazione culturale è senza dubbio l’opera “Mancan gli eredi” di Amani Bodo, che funge da vero e proprio manifesto della mostra. Il dipinto è una dichiarazione di intenti visiva che non lascia spazio a dubbi sulla consapevolezza dell’artista. Bodo costruisce una scena complessa dove una figura che richiama Leonardo da Vinci, archetipo della sapienza rinascimentale europea, siede accanto a un Picasso ritratto in un atteggiamento ambiguo, sospeso tra la genialità e la caricatura. Non è un caso che Picasso sia presente: l’artista spagnolo fu colui che più di tutti “rubò” all’arte africana per rivoluzionare l’arte moderna.
Ma Bodo va oltre. Nel quadro, che include anche citazioni contemporanee come un’allusione a Maurizio Cattelan e un balloon dog che rimanda a Jeff Koons, l’artista africano non si limita a osservare. Il volto di Amani Bodo emerge dall’erba non come spettatore passivo, ma come coscienza vigile. Egli ci dice che il pittore africano non “viene dopo”, non arriva a festa finita, ma entra nella scena, la apre e la attraversa da protagonista. Tutto nell’opera è relazione e appropriazione consapevole, un gioco di specchi che riflette l’estetica del consumo e l’infanzia sofisticata della scultura pop globale, ribaltando le gerarchie consolidate.
L’eredità reinventata e il genio che “ruba”
Il titolo della mostra, “New Vision from Old Master”, non è un semplice gioco di parole, ma una dichiarazione politica e poetica. Essa evoca quel principio antico, spesso attribuito a Picasso, secondo cui “i bravi artisti copiano, i grandi artisti rubano”. Non si tratta di furto letterale, ma della capacità del genio di non limitarsi a replicare l’esistente, bensì di prenderlo e trasformarlo in qualcosa di inedito. Gli artisti africani in mostra agiscono esattamente così: non copiano l’Occidente in segno di sottomissione culturale, ma lo interrogano, lo smontano e, soprattutto, lo riscrivono secondo le proprie regole.
Questo manierismo è dunque deviazione, sviluppo ed eredità reinventata. Il “vecchio maestro” cessa di essere un’autorità indiscutibile per diventare un interlocutore con cui discutere, litigare e creare. In questo dialogo inquieto e fertile, mancano forse gli “eredi” nel senso tradizionale e dinastico del termine, ma nascono i protagonisti di una nuova genealogia visiva. Una discendenza indisciplinata e libera, capace di tenere insieme epoche e mondi diversi per generare una bellezza che sorprende e che, finalmente, non chiede permesso per esistere.
Info utili
- Titolo Mostra: New Vision from Old Master – Il Neomanierismo Africano
- Indirizzo: Black Liquid Art Gallery, Via Piemonte 69, 00187 Roma
- Date: Dal 13 dicembre 2025 al 31 gennaio 2026
- Orari: Da mercoledì a sabato, dalle ore 12:00 alle ore 19:00
- Inaugurazione: Sabato 13 dicembre 2025, ore 18:00
- Curatela: Antonella Pisilli
