Eventi a Roma
Gli eventi a Roma, le feste comandate e non, le ricorrenze e i più significativi momenti dell’anno.
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Torna nel Municipio II la rassegna gratuita dedicata alla scienza per bambini e ragazzi. Tra notti al sacco a pelo al Museo di Zoologia, workshop sull’IA a Technotown e arte botanica a Villa Borghese, un mese di eventi per scoprire la tecnologia e superare gli stereotipi di genere.
Una mostra tutta al femminile alla Galleria Zema esplora la fotografia oltre la rappresentazione. Gaia Adducchio, Luisa Briganti e Simona Caprioli, curate da Emanuela Zamparelli, presentano opere che trasformano l’immagine in esperienza sensibile, tra materia organica, corpo in movimento e paesaggi interiori, nel cuore di via Giulia. #artecontemporanea #fotografia #mostreroma #EZrome
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Al Teatro Golden va in scena un processo immaginario ma storicamente potente: Antonio Milo e Simone Colombari sono Craxi e Di Pietro in un confronto serrato. Un’opera di teatro civile che, a trent’anni da Mani Pulite, indaga il lato umano e politico della fine della Prima Repubblica.
In casa con Claude 2.0: il thriller psicologico al Teatro Belli
Dal 4 al 7 dicembre 2025, il palcoscenico del Teatro Belli di Roma si trasforma in una stanza per interrogatori fredda e claustrofobica, ospitando “In casa con Claude 2.0”. Questo spettacolo, liberamente ispirato al celebre testo Being at home with Claude del drammaturgo canadese René Daniel Dubois, rappresenta un viaggio viscerale nelle profondità dell’animo umano. L’adattamento e la regia sono firmati da Giuseppe Bucci, che torna a dirigere un’opera di forte impatto sociale e civile, confermando la sua attenzione per le tematiche legate ai diritti e all’emarginazione. In scena, un duello verbale e fisico che vede protagonisti Matteo Santorum ed Enrico Sortino, impegnati in una drammaturgia che mescola i toni del noir a quelli del dramma psicologico, promettendo di tenere lo spettatore incollato alla poltrona fino all’ultima, sconvolgente rivelazione.
Un interrogatorio serrato tra verità e pregiudizio
La trama si snoda interamente all’interno dell’ufficio di un commissario di polizia, dove si consuma un confronto brutale e senza esclusione di colpi. Al centro della scena troviamo Yves, un giovane escort omosessuale che vive una “vita borderline”, segnata da scelte estreme e da una solitudine latente. Il ragazzo si è autoaccusato di un delitto efferato, l’omicidio di un altro giovane, eppure si trincera dietro un muro di silenzio e ostinazione quando si tratta di spiegarne le motivazioni. Non è il “chi” o il “cosa” a mancare in questa indagine, ma il “perché”. Il rifiuto di Yves di verbalizzare le ragioni del suo gesto non è solo una strategia difensiva, ma appare come un’incapacità di affrontare se stesso, il proprio dolore e la natura stessa del sentimento che lo ha spinto all’azione.
Dall’altra parte della scrivania siede il commissario, un uomo dai tratti umani ma inevitabilmente incatenato ai pregiudizi della sua epoca e del suo ruolo. La sua figura rappresenta l’ordine costituito, la società che giudica ciò che non comprende, ma anche un’autorità paterna distorta che cerca la verità pur temendone le implicazioni. L’interrogatorio diventa così metafora di uno scontro più ampio: quello tra la legge codificata e le leggi ingovernabili delle passioni umane. In questo dramma visionario e adrenalinico, la tensione sale minuto dopo minuto, scavando negli abissi dell’emarginazione e nelle feroci conseguenze che l’omofobia interiorizzata può avere sulla psiche di un individuo. La morte, l’amore, la rabbia e il dolore vengono espressi con una ferocia che non lascia scampo, costringendo il pubblico a guardare dove solitamente si preferisce distogliere lo sguardo.
La rilettura contemporanea di Giuseppe Bucci
L’operazione condotta dal regista Giuseppe Bucci su questo testo cult degli anni Ottanta è radicale e necessaria. Pur mantenendo l’ossatura narrativa originale, Bucci ha scelto di eliminare ogni connotazione storica e geografica specifica. La sua versione “2.0” non è ambientata nella Montreal degli anni Sessanta, come l’originale di Dubois, ma in un “ovunque” che potrebbe essere la nostra Italia odierna. Questa scelta registica serve a evidenziare la dolorosa attualità delle tematiche trattate. La storia di Yves non è un reperto storico, ma lo specchio di una realtà ancora presente, dove l’omosessualità, in diverse parti del mondo, è ancora criminalizzata, e dove anche nel cosiddetto Occidente progressista l’omofobia continua a condizionare e rovinare l’esistenza di moltissimi giovani.
Nelle note di regia, Bucci sottolinea come il testo sia una potente denuncia contro l’impietosa emarginazione di chi viene considerato “diverso”, specialmente se la sua esistenza tocca i margini della prostituzione o del consumo di droghe. Tuttavia, lo spettacolo va oltre la denuncia sociale per toccare corde universali: il bisogno disperato di amare e di sentirsi amati, anche quando ci si sente “sporchi” o non meritevoli di affetto. Il protagonista, Yves, è incattivito dai pregiudizi al punto da credere di non poter sostenere una storia d’amore, arrivando a colpire ciò che ama come riflesso del proprio odio verso se stesso. L’approccio di Bucci, maturato attraverso un percorso decennale di impegno sociale e artistico su questi temi (ricordiamo i suoi lavori su “Tom à la ferme” e i cortometraggi LGBT di successo), mira a un lavoro sugli attori estremamente viscerale ed empatico, reso possibile anche dalla risonanza personale che queste tematiche hanno per l’autore.
Un duello attoriale ad alta intensità emotiva
Per sostenere la complessità di questa partitura emotiva, la scelta del cast si è rivelata fondamentale. Nel ruolo del giovane Yves troviamo Matteo Santorum, talento emergente la cui formazione vanta frequentazioni prestigiose come la Royal Drama Academy di Londra. Già noto al grande pubblico televisivo per ruoli in fiction di successo come “Un posto al sole” e la serie “Libera”, Santorum porta in scena una sensibilità acutissima. La sua capacità di connettersi con le emozioni più profonde e di scendere negli inferi del personaggio ha convinto il regista a riproporre lo spettacolo, certo di ottenerne una versione sincera e vibrante. Santorum incarna la fragilità e la rabbia di una generazione che si sente rifiutata, offrendo una performance che promette di essere toccante e disturbante allo stesso tempo.
A fargli da contraltare c’è l’esperienza e la solidità di Enrico Sortino nel ruolo dell’ispettore. Attore poliedrico diviso tra cinema, teatro e televisione, con un curriculum che spazia da collaborazioni internazionali a future partecipazioni in produzioni hollywoodiane (come il prossimo film di Mel Gibson), Sortino disegna un antagonista complesso. Non è solo un poliziotto spietato nella caccia alla verità, ma diventa, nella visione registica, una sorta di “padre/società” contro cui il giovane si scaglia. La dinamica tra i due attori è il motore dello spettacolo: un gioco di forza, di sguardi e di parole non dette che culminerà in un finale inaspettato, capace di rivelare un segreto sconvolgente che ribalterà ogni certezza acquisita durante l’interrogatorio.
Info utili
Luogo: Teatro Belli, Piazza di Sant’Apollinare 11, Roma (Trastevere).
Date: Dal 4 al 7 dicembre 2025.
Orari recite: Giovedì e venerdì ore 21:00; sabato ore 19:00; domenica ore 17:30.
Estratto
“In casa con Claude 2.0” arriva al Teatro Belli: un thriller psicologico diretto da Giuseppe Bucci che scava nei pregiudizi e nell’animo umano. Matteo Santorum ed Enrico Sortino sono i protagonisti di un interrogatorio serrato dove amore e morte si intrecciano in un finale sconvolgente. #teatrobelli #thrillerpsicologico #diritticivili #EZrome
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