- Cosa: Il principe dei sogni belli, spettacolo scritto da Tobia Rossi e diretto da Pierpaolo Sepe.
- Dove e Quando: Teatro Biblioteca Quarticciolo, dal 28 al 30 novembre 2025.
- Perché: Un’indagine cruda e necessaria sul rapporto tra disabilità, sessualità e le menzogne che definiscono i legami familiari.
Il titolo potrebbe trarre in inganno, evocando atmosfere fiabesche e lieti fine rassicuranti. Invece, Il principe dei sogni belli è un testo che affonda le mani nelle contraddizioni più urgenti del nostro presente, utilizzando il linguaggio del teatro per esplorare zone d’ombra spesso ignorate. Dal 28 al 30 novembre, il Teatro Biblioteca Quarticciolo ospita la prima romana di questo lavoro firmato da Tobia Rossi, giovane drammaturgo vincitore del premio Carlo Annoni e voce sempre più attenta alle dinamiche dell’inclusione e della diversità. Sotto la guida registica di Pierpaolo Sepe, esperto nel maneggiare drammaturgie complesse e viscerali, va in scena una storia che è, al contempo, un dramma intimo e uno spaccato sociale impietoso.
L’ambientazione stessa suggerisce un contrasto stridente con l’idea di “favola”: siamo in un McDonald’s ai margini di una provincia anonima, uno di quei non-luoghi che sembrano sospesi nel tempo, dove le luci al neon illuminano solitudini condivise. È qui che avviene l’incontro catalizzatore della vicenda. Elio, un padre di mezza età schiacciato dal peso delle responsabilità, incrocia Dragon, un ventenne dai capelli azzurri. Non è un incontro casuale, o meglio, le intenzioni di Elio trasformano presto la casualità in un accordo transattivo. Dragon è identico al protagonista del manga preferito di Bruno (Joshi), il figlio autistico di Elio. Bruno, chiuso nel suo mondo, manifesta con urgenza il desiderio del suo primo rapporto sessuale, e lo vuole esclusivamente con quella figura idealizzata. Quello che inizia come una richiesta disperata di un genitore diventa il fulcro di un “patto” fragile e controverso, destinato a cambiare per sempre le vite dei tre protagonisti.
Il tabù del desiderio e la responsabilità genitoriale
Al centro della narrazione non c’è solo la disabilità, ma il diritto al piacere e la complessità di gestirlo quando i codici comunicativi tradizionali saltano. Tobia Rossi costruisce una drammaturgia che non cerca risposte facili né consolatorie. La scoperta della sessualità nei ragazzi con disabilità è un tema politico e comunitario che spesso viene rimosso dal dibattito pubblico, relegato alla sfera privata delle famiglie che si trovano a gestirlo in solitudine. Tuttavia, lo spettacolo usa questo argomento come una lente d’ingrandimento per osservare dinamiche più ampie: lo spaesamento di una generazione di adulti che non possiede gli strumenti per comprendere i propri figli, la paura di fallire come educatori e la tendenza a proteggere chi si ama attraverso menzogne che finiscono per diventare gabbie.
Interpretato da Noemi Francesca e Riccardo Ghisu, il testo mette in scena dialoghi tesi e situazioni al limite. La relazione che si instaura tra i personaggi svela quanto il desiderio possa essere, allo stesso tempo, motore vitale e forza distruttiva. C’è, nella scrittura di Rossi, una critica sottile alla mercificazione del piacere, trasformato in un bene acquistabile e misurabile, quasi fosse un panino di quel fast food che fa da sfondo alla vicenda. Il dramma interroga lo spettatore sulla natura dell’amore genitoriale: fin dove è lecito spingersi per la felicità di un figlio? E quando la protezione diventa manipolazione? La “favola amara” di Rossi costringe a guardare le contraddizioni che attraversano la nostra società, dove l’inclusione è spesso uno slogan che si scontra con la realtà ruvida dei bisogni individuali.
La visione registica: oltre lo specchio del reale
Pierpaolo Sepe, regista con un curriculum che spazia da Samuel Beckett a Sarah Kane, porta in scena questo testo lavorando sulla sottrazione e sull’evocazione. Nelle sue note di regia, Sepe sottolinea come il titolo stesso suggerisca un raddoppiamento della realtà, non una sua semplice riproduzione speculare. Il teatro, in questo caso, diventa il luogo dove indagare ciò che resta “fuori campo”. Se la trama esplicita riguarda l’accordo tra Elio e Dragon, il sottotesto vibra di tutto ciò che non viene detto: l’abisso del linguaggio, la sua parcellizzazione e la sclerosi comunicativa che affligge i rapporti umani contemporanei.
La regia di Sepe, che cura anche le luci, accompagna gli attori in un percorso emotivo accidentato, dove la tensione è palpabile. La consulenza scenica di Francesco Ghisu e i costumi di Rossella Oppedisano contribuiscono a creare quell’atmosfera di realismo sospeso, quasi onirico ma nel senso più inquietante del termine. Non si tratta solo di raccontare una storia, ma di interrogare il pubblico su cosa significhi “vedere” l’altro. Il personaggio di Dragon, con i suoi capelli azzurri e la sua somiglianza a un eroe di carta, diventa il simbolo di come le nuove generazioni vengano spesso percepite dagli adulti: icone, superfici, enigmi da decifrare o da usare, raramente persone nella loro interezza.
Un teatro che dialoga con la comunità
L’arrivo de Il principe dei sogni belli al Teatro Biblioteca Quarticciolo conferma la vocazione di questo spazio, parte del sistema Teatri in Comune di Roma Capitale, a farsi presidio culturale attento alle nuove drammaturgie e ai temi sociali rilevanti. La direzione artistica di Antonino Pirillo e Giorgio Andriani continua a proporre lavori che non si limitano all’intrattenimento, ma che stimolano una riflessione attiva. A dimostrazione di questo approccio dialogico, domenica 30 novembre, al termine della replica pomeridiana, è previsto un incontro con la compagnia mediato da Laura Palmieri.
L’appuntamento rientra nel progetto “Staffetta critica”, un momento prezioso per decostruire lo spettacolo e approfondire le tematiche sollevate. Sarà l’occasione per discutere non solo delle scelte artistiche, ma anche degli argomenti incandescenti che il testo solleva: dall’autismo alla sessualità, fino alla crisi dei modelli familiari tradizionali. In un momento storico in cui il teatro rischia talvolta di chiudersi in se stesso, proposte come questa dimostrano la capacità della scena contemporanea di rimanere un’agora viva, un luogo dove la comunità può specchiarsi e, forse, riconoscersi nelle proprie fragilità.
Info utili
- Indirizzo: Teatro Biblioteca Quarticciolo, Via Ostuni 8, Roma.
- Orari: Venerdì 28 e sabato 29 novembre ore 20:30; domenica 30 novembre ore 17:00.
- Biglietti:
- Intero serale: €15
- Ridotto: €12 (over 65, under 24, convenzioni)
- Ridotto Accademie: €10
- Ridotto speciale (Orbita Spellbound, Gruppi 10+, Under 12): €8
- Prenotazioni: Disponibili su Vivaticket e nelle rivendite autorizzate. Il botteghino apre due ore prima dello spettacolo.
Crediti foto: Salvatore Pastore
