- Cosa: Una mostra collettiva e la presentazione di un volume dedicati al rapporto tra creatività umana e Intelligenza Artificiale.
- Dove e Quando: Museo Civico “U. Mastroianni” di Marino (RM), visitabile fino al 26 novembre 2025.
- Perché: Per riscoprire il valore insostituibile del “mistero dell’interiorità” in un’epoca dominata dagli algoritmi.
In un momento storico in cui la tecnologia sembra ridisegnare i confini stessi dell’esistenza, l’arte torna a interrogarsi sul suo ruolo primario: quello di custode dell’identità umana. È questo il cuore pulsante del progetto ospitato nelle sale del Museo Civico “U. Mastroianni” di Marino, dove l’esposizione Intelligenza della mano dialoga strettamente con il volume Quel che rimane dell’umano al tempo dell’Intelligenza Artificiale. L’iniziativa, promossa dall’Associazione culturale “in tempo” e curata da Ida Mitrano e Rita Pedonesi, non è una semplice mostra, ma un vero e proprio manifesto di resistenza culturale. A più di un anno dalla scomparsa del maestro Ennio Calabria, fondatore dell’associazione, il progetto raccoglie la sua eredità intellettuale per affrontare una delle sfide più complesse della nostra epoca: la convivenza, spesso conflittuale, tra la sensibilità biologica dell’artista e la potenza di calcolo dell’Altro Artificiale.
Umano e artificiale: un confronto necessario
Il progetto nasce da una domanda fondamentale che ha attraversato un lungo ciclo di incontri multidisciplinari: cosa ci distingue, come specie, dalle macchine che noi stessi abbiamo creato? Il volume edito da Bordeaux, che dà il titolo all’intero progetto, raccoglie gli esiti di questo dibattito, coinvolgendo voci autorevoli provenienti da ambiti apparentemente distanti tra loro. Hanno offerto il loro contributo studiosi dell’Università di Tor Vergata, della Statale di Milano e dell’Accademia di Belle Arti di Roma, creando un ponte tra le scienze cognitive, la storia dell’arte e la filosofia. Figure come Giulio Latini, esperto di audiovisivi digitali, e Carmela Morabito, storica della psicologia, hanno tracciato le coordinate di un cambiamento che non è solo tecnologico, ma antropologico. La riflessione si concentra sulle conseguenze psicosociali che l’IA produce nelle nostre vite, trasformandosi progressivamente in un interlocutore autonomo capace di generare contenuti che imitano l’arte senza possederne l’anima.
La questione sollevata è dirimente: ci troviamo ancora all’interno di quella processualità creativa che accompagna l’uomo fin dai tempi delle impronte nelle grotte di Lascaux, o siamo di fronte a una frattura insanabile? La penetrazione dei sistemi di intelligenza artificiale nei processi creativi impone una riformulazione radicale delle categorie estetiche, etiche e giuridiche. Tuttavia, il saggio collettivo e la mostra suggeriscono che la risposta non risiede nella demonizzazione della tecnologia, quanto nella riscoperta di ciò che l’algoritmo non può replicare: il corpo emozionale, la tensione tra percezione e memoria, e quella capacità di elaborazione simbolica che nasce dal vissuto. Come sottolineano le curatrici nell’introduzione al volume, l’obiettivo non è chiedersi come superare i limiti umani, bensì comprendere cosa ci rende unici. L’arte, in questa visione, non è performatività di dati calcolabili, ma espressione di una verità interiore che sfugge alla logica binaria.
La mano che sente e pensa: il percorso espositivo
La mostra Intelligenza della mano rappresenta la traduzione visiva e tangibile di queste riflessioni teoriche. Il titolo stesso è una dichiarazione d’intenti: evoca la fisicità del fare artistico, il contatto diretto con la materia che trasforma il pensiero in forma. Sono numerosi gli artisti che hanno aderito all’iniziativa – pittori, scultori e fotografi – uniti dalla convinzione che l’arte sia una salvaguardia della specie. Tra i nomi in esposizione figurano, oltre allo stesso Ennio Calabria, artisti come Anna Addamiano, Patrizia Borrelli, Giuseppe Modica, Danilo Maestosi e molti altri. Le loro opere non cercano di competere con la perfezione formale che l’IA può generare, ma esaltano l’imperfezione vitale, il gesto unico e irripetibile che testimonia l’esistenza di una coscienza. In questo contesto, la “mano” non è un semplice esecutore, ma un organo che “sente e pensa”, un prolungamento dell’interiorità che si manifesta nel mondo.
Ogni opera esposta al Museo Civico di Marino diventa così un baluardo contro l’omologazione del sentire. Se l’intelligenza artificiale opera attraverso la ricombinazione di dati esistenti, creando artefatti che simulano la creatività, l’artista umano attinge al mistero dell’interiorità, a quel pozzo profondo di emozioni e intuizioni che non è codificabile. Ennio Calabria affermava che l’esclusione dell’interiorità ha aperto la strada all’IA; al contrario, l’arte deve fungere da connettore con il mistero, agendo come moltiplicatore di vita in un mondo che rischia di perdere senso e tempo. La mostra invita il visitatore a rallentare, a osservare non solo l’immagine finale, ma il processo creativo che l’ha generata, riconoscendo in ogni pennellata o scatto fotografico la traccia di un’esperienza umana autentica, fatta di dubbi, slanci e visioni personali.
L’eredità di Ennio Calabria e il futuro dell’arte
L’intero progetto Quel che rimane dell’umano si inserisce coerentemente nel percorso storico dell’Associazione culturale “in tempo”, fondata a Roma nel 2009 con l’obiettivo di indagare i grandi mutamenti socioculturali della nostra epoca. Sotto la guida e l’ispirazione di Ennio Calabria, l’associazione ha sempre promosso un’arte che non fosse fine a se stessa, ma profondamente radicata nella realtà e nelle sue contraddizioni. Dai primi manifesti sulla pittura e scultura fino ai cicli di incontri come Arte salvaguardia dell’umano e il progetto IO SIAMO, il filo conduttore è sempre stato la necessità di difendere la centralità dell’uomo nei processi creativi. Questa mostra, dunque, non è un evento isolato, ma il culmine di un’indagine durata anni, che ha visto il coinvolgimento attivo di giovani, università e istituzioni, dimostrando come la cultura possa essere un terreno fertile per il confronto intergenerazionale.
Guardando al futuro, l’iniziativa di Marino lancia un messaggio di speranza e di responsabilità. L’avvento dell’Intelligenza Artificiale non segna la fine dell’arte, ma ne ridefinisce l’urgenza. Di fronte alla capacità delle macchine di fornire risposte rapide e soluzioni estetiche immediate, agli artisti e ai fruitori è richiesto uno sforzo maggiore di consapevolezza. Bisogna affermare con forza l’unicità dei processi creativi dell’essere, che non si esauriscono nella produzione di un oggetto, ma risiedono nella capacità di dare senso all’esistenza. Come testimoniano le opere di Carlo Frisardi, Ernesto Lamagna, Lina Passalacqua e degli altri artisti coinvolti, l’arte rimane uno dei pochi territori in cui l’imprevedibilità umana è ancora sovrana. Il sostegno di istituzioni come il Comune di Marino e la Fondazione Franz Ludwig Catel conferma l’importanza di mantenere vivi questi spazi di riflessione, dove l’intelligenza della mano continua a dialogare con l’intelligenza del cuore.
Info utili
- Luogo: Museo Civico “U. Mastroianni”, Largo Jacopa de’ Settesoli – Marino (RM).
- Date: Dall’8 al 26 novembre 2025.
- Orari: Sabato e domenica dalle ore 10:00 alle 12:30 e dalle 16:00 alle 19:00.
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