- Cosa: La mostra collettiva Children’s Corner, con opere di Roberto Fantini, Guido Morelli e Saro Puma.
- Dove e Quando: Von Buren Contemporary, Via Giulia 13, Roma. Vernissage sabato 29 novembre 2025, visitabile fino al 13 gennaio 2026.
- Perché: Un’occasione per riscoprire la meraviglia attraverso un linguaggio artistico spontaneo che funge da antidoto alla freddezza del mondo adulto.
Nel cuore pulsante del centro storico di Roma, lungo l’elegante Via Giulia, la stagione espositiva si arricchisce di un nuovo, suggestivo capitolo. La galleria Von Buren Contemporary si prepara ad accogliere il pubblico con una mostra che promette di essere un vero e proprio viaggio emozionale: Children’s Corner. Curata e organizzata da Michele von Büren, con il contributo critico di Anna Gasperini, l’esposizione riunisce le voci artistiche di Roberto Fantini, Guido Morelli e Saro Puma. Non si tratta di una semplice collettiva, ma di un progetto organico che mira a esplorare territori intimi, dove il confine tra realtà e fiaba si fa labile, invitando lo spettatore a spogliarsi delle sovrastrutture della quotidianità per recuperare uno sguardo puro e disincantato.
L’evento, che aprirà le porte sabato 29 novembre 2025, rappresenta un momento di riflessione importante nel panorama artistico capitolino. In un’epoca spesso segnata dalla velocità e dalla superficie, questa mostra sceglie la via della profondità attraverso la leggerezza, proponendo un dialogo a tre voci che, pur nella diversità stilistica, convergono verso un unico orizzonte poetico: quello dell’infanzia intesa non come età anagrafica, ma come stato dell’anima, luogo di creatività originaria e di stupore perenne.
Un rifugio contro la freddezza del mondo adulto
Il titolo stesso della mostra, Children’s Corner, evoca immediatamente un angolo protetto, uno spazio fisico e mentale dedicato al gioco, alla fantasia e alla libertà espressiva. L’itinerario espositivo è stato concepito come un percorso dinamico e armonioso, dove paesaggi incantati si alternano a figure stilizzate, e dove colori sgargianti dialogano con atmosfere più evanescenti e oniriche. Secondo la visione critica che accompagna l’evento, questi elementi si fondono per generare uno spazio che è al contempo intensamente vitale e velato di una dolce nostalgia.
La chiave di lettura fondamentale di questa esposizione risiede nella sua capacità di proporsi come una “via di fuga”. Le opere selezionate, infatti, agiscono come un contrappunto alla passività e alla freddezza che spesso caratterizzano il mondo degli adulti e le sue logiche rigide. L’apparente leggerezza che accomuna i lavori di Fantini, Morelli e Puma non deve trarre in inganno: essa cela un’intima profondità. È una leggerezza calviniana, capace di planare sulle cose dall’alto senza avere macigni sul cuore, permettendo di guardare oltre l’ordinario attraverso quel filtro indispensabile che è la meraviglia.
La stratificazione materica di Roberto Fantini
Tra i protagonisti di questo viaggio c’è Roberto Fantini, artista romano classe 1960, il cui percorso biografico è eclettico quanto la sua arte. Con un passato da ballerino professionista, attore e fotografo, Fantini riversa nella pittura e nella scultura un senso del movimento e della scenografia unico. Le sue opere presenti in mostra si distinguono per un’elaborata tecnica a strati, una stratificazione fisica e concettuale che unisce tessuti e pittura.
Questo approccio materico permette a Fantini di accostare con grande originalità il gioco decorativo a un gusto spiccatamente minimalista. Non c’è nulla di superfluo, eppure l’occhio si perde nella ricchezza delle texture. La sua particolare attenzione per il colore e per le interazioni umane conferisce ai suoi lavori un’autenticità immediata, che parla direttamente allo spettatore senza bisogno di intermediazioni complesse. È un linguaggio universale che ha permesso all’artista di ottenere un ampio consenso sia in Italia che all’estero, confermando come la contaminazione tra diverse discipline artistiche possa generare esiti pittorici di straordinaria freschezza.
Dialoghi tra essenzialità e colore: Morelli e Puma
A completare il trittico di artisti troviamo Guido Morelli e Saro Puma, portatori di due visioni complementari. Morelli, nato a La Spezia nel 1967 e formatosi all’Accademia di Belle Arti di Carrara, porta in mostra una pittura caratterizzata da una figurazione essenziale ed evocativa. I suoi dipinti ad olio sono descritti come opere “mentali e materiche”: l’artista utilizza una tecnica personale che prevede l’uso di juta naturale con intelaiatura e imprimitura artigianali. Questo supporto grezzo diventa parte integrante dell’opera, dialogando con il colore e conferendo al paesaggio o alla figura una tattilità antica, quasi primitiva.
Dall’altra parte c’è l’universo di Saro Puma, siciliano di nascita (1963) e torinese d’adozione. La sua ricerca artistica, approfondita con il maestro Sandro Beltramo, è profondamente influenzata dalla sua lunga esperienza in ambito psichiatrico, dove conduce laboratori di pittura. Questa frequentazione con i territori della mente e dell’emozione pura si traduce in una pittura, praticata prevalentemente con tecnica mista su tela e carta fatta a mano, che è pura espressione di libertà. Le sue opere sono finestre aperte su mondi interiori, dove il colore e il segno diventano strumenti terapeutici e narrativi al tempo stesso, contribuendo in modo decisivo a quell’atmosfera fiabesca che permea l’intera mostra.
Info utili
- Indirizzo: Von Buren Contemporary, Via Giulia 13, 00186 Roma.
- Vernissage: Sabato 29 novembre 2025, ore 18:00 – 21:30.
- Durata mostra: Fino al 13 gennaio 2026.
- Orari di apertura: Lunedì-sabato 11:00-13:30 e 15:30-19:30.
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