- Cosa: Lo spettacolo “A little gossip never killed nobody”, scritto da Chiara Arrigoni.
- Dove e Quando: Fortezza Est, Roma (Tor Pignattara), dal 27 al 29 novembre 2025.
- Perché: Un’opera vincitrice del Premio Scintille che mescola fiaba e cruda realtà operaia.
Il palcoscenico di Fortezza Est si prepara ad accogliere, nel cuore della stagione autunnale 2025, una produzione che promette di scardinare le convenzioni narrative tradizionali. Dal 27 al 29 novembre va in scena “A little gossip never killed nobody”, un testo intenso scritto da Chiara Arrigoni e diretto da Francesca Caprioli. L’opera, già vincitrice del prestigioso Premio Scintille 2023 e nata all’interno della residenza internazionale NEON_10 di Fabulamundi Playwriting Europe, si presenta come un’indagine affilata sulle dinamiche del potere, del desiderio e della parola. Non si tratta di una semplice rappresentazione teatrale, ma di un vero e proprio esperimento sociale in cui il pubblico è invitato a osservare come la realtà possa essere manipolata, distrutta e ricostruita attraverso la narrazione condivisa.
La drammaturgia ci trasporta in un universo dove il confine tra il tangibile e il soprannaturale è estremamente labile. Le tre protagoniste, interpretate dalla stessa autrice Chiara Arrigoni insieme a Giulia Gallone e Ottavia Orticello, si muovono in un contesto che soffoca ogni aspirazione, eppure lascia aperto uno spiraglio verso l’incredibile. È una favola oscura sul potere della parola, capace di spingere l’essere umano oltre i limiti del consentito, in una zona grigia dove obbedire e desiderare diventano due facce della stessa medaglia. La regia di Caprioli orchestra questa tensione costruendo un meccanismo scenico in cui le coincidenze diventano trappole e la speranza si tinge di inquietudine.
Corpi al lavoro e sogni infranti
Al centro della narrazione troviamo Klara, Agnes e Martha, tre donne contemporanee definite dal loro ruolo di operaie. La fabbrica, in questo spettacolo, trascende la sua funzione di luogo fisico per diventare il simbolo opprimente di un presente paludoso, un ingranaggio che annienta sistematicamente la visione del futuro. Klara, l’aspirante leader, cerca di imporre una direzione; Agnese tenta la via della mediazione pigra, mentre Martha, l’ultima arrivata, porta con sé lo scompiglio della novità. Sono tre figure ai margini, le cui vite potrebbero appartenere a chiunque, forse straniere o semplicemente alienate, costrette a un lavoro logorante che riduce i loro corpi a mera forza lavoro.
Tuttavia, è proprio in questo contesto di controllo e oppressione che si apre, inaspettatamente, lo spazio per il riscatto e l’ambiguità. I corpi delle tre donne non sono solo strumenti di produzione, ma diventano un vero e proprio campo di battaglia. È qui che si manifestano disarmonie e rabbia, ma anche un eros sotterraneo e una potente spinta alla metamorfosi. L’euforia di progettare un riscatto, sia personale che collettivo, unisce le protagoniste in un vortice emotivo: nel bene e nel male, scoprono di possedere il potere di alterare la realtà circostante, trasformando la loro condizione di subalternità in un’occasione di liberazione, seppur pagata a caro prezzo.
La fiaba come specchio deformante
Il testo di Arrigoni attinge a piene mani dal modello morfologico della fiaba, utilizzandolo però come un contenitore per le istanze urgenti del nostro tempo. Non ci sono castelli incantati, ma un mondo chiuso dove il soprannaturale sembra fare irruzione nella quotidianità grigia della fabbrica. In questa oscillazione continua tra la crudezza del reale e una sospensione fiabesca, l’elemento magico non è mai confermato con certezza. La regia gioca sapientemente con questa ambiguità: il soprannaturale è un elemento poetico, un’allusione costante che non offre mai prove definitive della sua esistenza.
Lo spettatore si trova così immerso in uno strano meccanismo di coincidenze inquietanti. Il desiderio, motore immobile della fiaba, si rivela una forza ambigua che spinge l’essere umano a superare confini vietati. È proprio in questo spazio liminale che diventa possibile per il pubblico credere nell’incredibile. La narrazione suggerisce che la parola, il “gossip” del titolo, sia così potente da creare una nuova realtà, manipolando la percezione fino a rendere verosimile ciò che razionalmente non lo sarebbe. La fiaba diventa quindi non una via di fuga, ma una lente d’ingrandimento per osservare le distorsioni della società contemporanea e il prezzo che si è disposti a pagare per cambiarne le regole.
L’assenza maschile e il peso del potere
Un aspetto cruciale della drammaturgia è la gestione della figura maschile. Gli uomini sono costantemente nominati, evocati, temuti o desiderati, eppure restano i grandi assenti della scena. Non appaiono mai fisicamente sul palco, ma la loro presenza incombe pesantemente su tutta la narrazione. Sono i depositari del potere, la controparte invisibile di relazioni strutturalmente non paritarie, l’oggetto oscuro del desiderio delle tre protagoniste. Questa scelta registica e autoriale sottolinea come il patriarcato e le gerarchie di potere possano esercitare la loro influenza anche – e forse soprattutto – quando non sono immediatamente visibili.
Le conseguenze del potere maschile ricadono inesorabilmente sulla piccola fabbrica e sulla vita di Klara, Agnes e Martha. L’uomo, nella sua assenza, diventa un’entità quasi astratta ma terribilmente concreta nei suoi effetti: è colui che definisce le regole del gioco, che controlla i corpi e i destini. Lo spettacolo indaga così le dinamiche di genere in modo sottile ma penetrante, mostrando come le donne, pur tentando di riappropriarsi della propria narrazione attraverso l’immaginazione e la parola, debbano costantemente fare i conti con una struttura sociale che le vuole subordinate. La tensione verso il riscatto si scontra con questa presenza fantasmagorica, creando un cortocircuito emotivo che lascia il pubblico con interrogativi profondi sul costo della libertà.
Info utili
- Indirizzo: Fortezza Est, via Francesco Laparelli 62, Roma (Zona Tor Pignattara).
- Orari: 27, 28 e 29 novembre 2025, ore 20:30.
- Biglietti: Unico 14,00€.
- Abbonamenti: Disponibili carnet da 3 (30€), 5 (45€) o 10 spettacoli (70€).
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