- Cosa: Concerto di chiusura della 49esima edizione del Roma Jazz Festival con la star Cécile McLorin Salvant.
- Dove e Quando: Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone” (Sala Sinopoli), domenica 23 novembre alle ore 18:00.
- Perché: Un’occasione unica per ascoltare dal vivo una voce vincitrice di tre Grammy, capace di unire jazz, vaudeville e sonorità contemporanee presentando il nuovo album Oh Snap.
È calato il sipario su un mese intenso di musica, incontri e contaminazioni culturali, ma il Roma Jazz Festival 2025 ha deciso di riservare il colpo di scena più eclatante proprio per il finale. Dopo aver ospitato artisti da ogni angolo del globo e aver esplorato le nuove frontiere dell’improvvisazione, la rassegna saluta il suo pubblico con un evento di caratura internazionale. Domenica 23 novembre, la Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica diventerà il palcoscenico per una delle voci più magnetiche e sofisticate del panorama musicale odierno: Cécile McLorin Salvant. Non si tratta di un semplice concerto di chiusura, ma di una vera e propria dichiarazione d’intenti artistica, che pone l’accento sulla qualità assoluta e sulla capacità del jazz di rinnovarsi costantemente attraverso interpreti che ne conoscono la storia ma non ne temono il superamento.
L’attesa per questa performance è palpabile tra gli appassionati e gli addetti ai lavori della Capitale. La Salvant, infatti, non è solo una cantante, ma un’artista a tutto tondo capace di trasformare ogni esibizione in un’esperienza quasi teatrale, dove la tecnica vocale è al servizio di una narrazione emotiva profonda. Accompagnata da un trio d’eccezione composto da Sullivan Fortner al pianoforte, Yasushi Nakamura al contrabbasso e Kyle Poole alla batteria, l’artista promette di chiudere la 49esima edizione del festival con un’esibizione che lascerà il segno, ribadendo il ruolo centrale di Roma come crocevia delle grandi tournée internazionali.
Un’erede contemporanea delle grandi dive
Spesso, nel mondo della critica musicale, i paragoni possono risultare ingombranti o iperbolici, ma nel caso di Cécile McLorin Salvant, l’accostamento alle sacre trinità del jazz vocale appare quanto mai fondato. Definita dal New York Times come l’unica in grado di portare avanti la discendenza di icone come Billie Holiday, Ella Fitzgerald e Sarah Vaughan, la Salvant possiede un timbro e una sensibilità che trascendono le epoche. Nata a Miami da una madre francese e un padre haitiano, la sua formazione è eclettica e rigorosa: i suoi studi sulla musica barocca le hanno conferito una precisione tecnica cristallina, che però non raffredda mai il calore interpretativo necessario per affrontare il repertorio jazz e blues.
La sua carriera è costellata di riconoscimenti che certificano un talento fuori dal comune, tra cui spiccano i Grammy Awards vinti per tre album consecutivi: The Window, Dreams and Daggers e For One to Love. Tuttavia, ridurre la sua arte ai soli premi sarebbe riduttivo. Ciò che rende unici i suoi concerti è la capacità di tessere connessioni invisibili ma potenti tra generi apparentemente distanti. Nei suoi show, il pubblico viene trasportato in un viaggio che tocca il vaudeville, il folk, il blues ancestrale e la raffinatezza della musica colta europea. Le tematiche affrontate sono altrettanto complesse: la Salvant non canta solo d’amore, ma esplora storie di diaspora, questioni ambientali e dinamiche di appropriazione culturale, utilizzando la sua voce come uno strumento di indagine sociale oltre che estetico. È anche un’apprezzata artista visiva, dettaglio che si riflette nella cura scenica e nell’approccio immaginifico delle sue performance.
Oh Snap: un viaggio intimo negli anni Novanta
Per la data romana, Cécile McLorin Salvant porterà sul palco le composizioni del suo ultimo lavoro discografico, Oh Snap, pubblicato lo scorso 19 settembre per la prestigiosa etichetta Nonesuch Records. Questo album rappresenta una svolta interessante e per certi versi inaspettata nel percorso dell’artista. Se i lavori precedenti erano spesso caratterizzati da strutture complesse e tematiche talvolta gravose, Oh Snap nasce da un’esigenza opposta: quella di rimettere al centro del processo creativo la gioia, la spontaneità e l’immediatezza. Si tratta di una raccolta di brani brevi, intimi, che funzionano come istantanee emotive, prive di filtri eccessivi.
Musicalmente, l’album è un omaggio alle radici sonore dell’infanzia dell’artista, trascorsa nella Miami degli anni Novanta. È un disco che non ha paura di guardare al passato recente con affetto e curiosità, mescolando influenze che vanno dalle boy band che dominavano le classifiche di quel decennio, fino al grunge, al rock e al folk. Questa operazione di recupero non è nostalgica nel senso banale del termine, ma serve a mostrare come il jazz contemporaneo possa nutrirsi di qualsiasi materiale sonoro se manipolato con intelligenza e sensibilità. Accompagnata dal pianismo inventivo di Sullivan Fortner e dalla solidità ritmica di Nakamura e Poole, la Salvant decostruisce e ricostruisce questi immaginari pop, elevandoli a nuova forma d’arte e dimostrando ancora una volta la sua incredibile versatilità.
Il plauso della critica e la chiusura del festival
L’accoglienza riservata a Oh Snap dalla stampa internazionale è stata unanime ed entusiasta, confermando lo status della Salvant come una delle figure più rilevanti della musica mondiale. Il Guardian, testata sempre attenta alle evoluzioni del jazz, ha nominato l’album “disco del mese” a settembre, lodando la capacità dell’artista di reinventarsi costantemente. La critica ha sottolineato come brani meditativi come Expanse convivano perfettamente con l’elettro-pop giocoso di A Little Bit More, creando un mosaico sonoro che è stato definito “straordinariamente caleidoscopico” da Record Collector. Anche testate generaliste come l’Associated Press hanno celebrato il “vocabolario musicale” della cantante, definendolo una vera meraviglia.
Questo consenso globale rende ancora più preziosa la sua presenza a Roma per il gran finale del festival. Chiudere la rassegna con un’artista che Stereogum descrive come qualcuno che sta “rapidamente andando oltre i confini del jazz”, è una scelta che guarda al futuro. Il Roma Jazz Festival conferma così la sua missione: non essere solo una vetrina per la conservazione del genere, ma un laboratorio attivo dove il pubblico può assistere all’evoluzione della musica in tempo reale. La serata del 23 novembre si preannuncia quindi come un momento di celebrazione collettiva, un arrivederci alla prossima edizione sulle note di un’artista che ha deciso di non porsi limiti, seguendo il suo istinto ovunque esso la porti.
Info utili
- Indirizzo: Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone”, viale Pietro de Coubertin, 30 – Roma.
- Orario: Inizio concerto ore 18:00.
(Foto: Cécile McLorin Salvant; ph di Ebru Yildiz)
