- Cosa: La V edizione della rassegna “Amori Rubati” con lo spettacolo “Il Gatto Nero” e incontri tematici.
- Dove e Quando: Teatro Di Documenti (Testaccio), dal 25 al 30 novembre 2025.
- Perché: Una rilettura originale di Edgar Allan Poe per indagare le dinamiche psicologiche delle relazioni tossiche.
In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, la capitale torna a ospitare una delle manifestazioni culturali più intense e necessarie del panorama teatrale romano. Giunta alla sua quinta edizione, la rassegna Amori Rubati, ideata da Federica Di Martino e organizzata da Effimera S.r.l., sceglie ancora una volta il linguaggio dell’arte per dissezionare le radici profonde della violenza di genere. Non si tratta di una semplice commemorazione, ma di un percorso di analisi che unisce drammaturgia e psicologia forense, trasformando il palcoscenico in un luogo di indagine emotiva e sociale. Al centro della settimana di eventi, che animerà gli spazi suggestivi del Teatro Di Documenti nel quartiere Testaccio, troviamo una fusione audace tra la letteratura gotica dell’ottocento e la cronaca nera contemporanea.
Il fulcro artistico dell’iniziativa è rappresentato dalla messa in scena de Il Gatto Nero, testo firmato da Letizia Russo e ispirato al celebre racconto di Edgar Allan Poe. La scelta di utilizzare un classico della letteratura del terrore per parlare di abusi domestici non è casuale: l’obiettivo è superare la narrazione fredda dei telegiornali per entrare nei meccanismi mentali che regolano i rapporti di sopraffazione. Attraverso una serie di appuntamenti che precedono lo spettacolo, il pubblico viene guidato in un viaggio che parte dall’ascolto e arriva alla consapevolezza, in un contesto architettonico unico come quello del Teatro Di Documenti, che con la sua struttura quasi ipogea amplifica il senso di intimità e urgenza dei temi trattati.
Un palcoscenico per la consapevolezza
La struttura della rassegna è stata concepita per offrire un approccio multidisciplinare al tema della violenza. Prima di ogni rappresentazione teatrale, il foyer e la sala si trasformeranno in un’agora di discussione grazie a un ciclo di incontri curati dal regista Clemente Pernarella e dalla criminologa Gabriella Marano. Questi appuntamenti quotidiani vedono la partecipazione di realtà fondamentali nella lotta per i diritti delle donne, tra cui Soroptimist International Italia, Una Nessuna Centomila e l’Unione Donne Italiane (UDI). Si discuterà di colpa, responsabilità e di quella “normalità” apparente che spesso nasconde abissi di sofferenza, offrendo agli spettatori strumenti critici per decodificare segnali che troppo spesso vengono ignorati o minimizzati nella vita di tutti i giorni.
Particolarmente rilevante è il coinvolgimento di personalità esperte che, dal 25 al 29 novembre, approfondiranno aspetti specifici della violenza psicologica e fisica. Dall’importanza dell’educazione sessuo-affettiva come atto politico, discussa con attiviste e ricercatrici, fino alla ricostruzione storica di ottant’anni di lotte femminili, il programma non lascia nulla al caso. Ogni incontro è pensato per essere propedeutico alla visione dello spettacolo, creando un tessuto connettivo tra la teoria esposta dagli esperti e l’emozione trasmessa dagli attori. In questo modo, il teatro recupera la sua antica funzione civile: non solo intrattenimento, ma specchio della società e motore di cambiamento culturale, dove la parola diventa il primo antidoto contro la brutalità del silenzio.
La voce della vittima attraverso lo sguardo animale
Il cuore pulsante della rassegna è, come anticipato, la pièce Il Gatto Nero, diretta da Clemente Pernarella e interpretata da un cast tutto al femminile composto da Elisabetta Anella, Melania Maccaferri e Marta Jacquier. L’opera di Letizia Russo compie un’operazione drammaturgica geniale e crudele: inverte il punto di vista originale di Poe. Se nel racconto ottocentesco ascoltiamo la confessione dell’uomo che precipita nella follia alcolica, qui la narrazione è affidata alla vittima, il gatto stesso. Questo spostamento prospettico apre scenari inediti sulla percezione della violenza subita, spogliando il racconto dalle sovrastrutture umane e restituendo una verità nuda, istintuale e per questo ancora più straziante.
In scena troviamo un essere che, pur con la testa fracassata e murato vivo, continua a cercare una connessione con il suo carnefice. La potenza del testo risiede proprio nella rappresentazione dell’innocenza che non riesce a concepire la malvagità gratuita. Il gatto, metafora potente della vittima di una relazione tossica, interpreta la violenza del padrone non come un atto di odio, ma come un incidente, una deviazione momentanea, o addirittura come una forma distorta di affetto. È la rappresentazione teatrale della sindrome che affligge molte persone intrappolate in rapporti violenti: la tendenza a giustificare l’aguzzino, a leggerne i gesti violenti come richieste di aiuto, a credere che l’amore possa redimere la bestialità.
Oltre la cronaca: la psicologia della dipendenza
L’analisi psicologica messa in atto dallo spettacolo scava nelle dinamiche della dipendenza affettiva con una precisione chirurgica. Quello che emerge lentamente durante la rappresentazione è il profilo crudo di un legame basato sul bisogno e sulla sottomissione. La regia di Pernarella, supportata dalle musiche dal vivo di Stefano Switala e dal disegno luci di Gianluca Cappelletti, enfatizza il senso di claustrofobia emotiva. L’animale-vittima non chiede libertà, ma solo “pochi metri di spazio in cui muoversi tra le gambe del suo padrone”, una frase che risuona come un grido di dolore per tutte quelle esistenze che si accontentano delle briciole in cambio della sopravvivenza emotiva, accettando inaudite sofferenze pur di non rompere il legame.
La trasposizione del monologo in un’opera a tre voci femminili amplifica la risonanza universale del dolore, trasformando la storia singola in un coro di voci spezzate. Il Gatto Nero diventa così un potente strumento di denuncia che trascende il genere horror per approdare al dramma sociale contemporaneo. È significativo notare che l’intero incasso delle serate sarà devoluto all’UDI, confermando la volontà degli organizzatori di tradurre l’atto artistico in un sostegno concreto per chi combatte ogni giorno in prima linea. In un periodo storico in cui i numeri della violenza di genere sono ancora allarmanti, operazioni culturali come questa servono a ricordare che il primo passo per fermare la violenza è riconoscerla, anche quando si nasconde dietro le mura domestiche o dietro le giustificazioni di un amore malato.
Info utili
- Indirizzo: Teatro di Documenti, via Nicola Zabaglia 42, Roma (Zona Testaccio).
- Prezzi:
- Tessera teatro: 3 euro.
- Spettacolo “Il Gatto Nero”: 12 euro (ridotto 10 euro).
- Costo incontro: 2 euro.
- Pacchetto Incontro + Spettacolo: 12 euro.
- Orari incontri: Dal 25 al 28 novembre ore 19:00; il 29 novembre ore 18:00.
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