- Cosa: Messa in scena de “Il berretto a sonagli” di Luigi Pirandello a cura della Compagnia Artenova.
- Dove e Quando: Teatro di Vejano (VT), domenica 7 dicembre alle ore 17.30.
- Perché: Una rilettura contemporanea e distopica di un classico che indaga il confine tra reale e virtuale, verità e follia.
Il genio inquieto di Luigi Pirandello torna a interrogare le nostre coscienze con una delle sue opere più emblematiche e feroci. Domenica 7 dicembre, il palcoscenico del Teatro di Vejano accoglierà la Compagnia Artenova e la regia di Gino Auriuso per una rappresentazione de Il berretto a sonagli che promette di scardinare le convenzioni sceniche tradizionali. Non si tratta di una semplice riproposizione museale di un classico del 1916, ma di un’operazione culturale volta a dimostrare quanto l’analisi pirandelliana sulla dissoluzione dell’io e sulla tirannia delle apparenze sia, oggi più che mai, di un’attualità sconcertante.
L’opera, nata originariamente in dialetto siciliano e successivamente trasposta in italiano, rappresenta uno snodo cruciale nella drammaturgia del Novecento. In essa confluiscono le tematiche care all’autore agrigentino: la trappola delle convenzioni sociali, l’impossibilità di comunicare la propria verità interiore e la follia intesa non come patologia, ma come unico strumento di libertà in un mondo ipocrita. A Vejano, il pubblico sarà chiamato a confrontarsi con una pièce che, pur mantenendo intatta la struttura narrativa originale, viene calata in un’atmosfera sospesa, quasi astratta, dove i personaggi si muovono come ingranaggi di un meccanismo sociale inesorabile.
La gabbia della verità e la strategia della follia
Al centro della narrazione troviamo Beatrice Fiorica, donna ferita e orgogliosa, decisa a denunciare il tradimento del marito con la moglie del suo scrivano, Ciampa. La sua sete di verità si scontra però con un muro di gomma: quello della “civile convivenza” e del “quieto vivere”. La società descritta da Pirandello, e magnificamente resa in questa produzione, è un organismo che rigetta la verità nuda perché troppo pericolosa per l’equilibrio collettivo. Beatrice, cercando di smascherare l’adulterio, non fa altro che minacciare l’ordine costituito, diventando paradossalmente la colpevole agli occhi della comunità.
La figura di Ciampa si erge come controparte dialettica straordinaria. Egli è consapevole del tradimento, porta il peso delle “corna”, ma conosce le regole del gioco sociale meglio di chiunque altro. La sua soluzione al problema non è la violenza fisica, bensì una violenza psicologica e intellettuale raffinatissima: costringere Beatrice a passare per pazza. Indossare il “berretto a sonagli”, il cappello del giullare, della follia, permette di dire la verità senza che questa venga presa sul serio, salvando così la faccia—l’onore—di tutti. È una riflessione amara sulla necessità della menzogna come collante sociale, un tema che risuona potentemente nella nostra epoca dominata dalla post-verità.
Pupi in un mondo distopico: la regia di Auriuso
La lettura registica di Gino Auriuso spoglia l’opera di ogni orpello verista o folcloristico. La scena non rappresenta un salotto borghese siciliano di inizio secolo, ma si trasforma in una gabbia esistenziale. I personaggi, interpretati da un cast di livello che include Irma Ciaramella, Ivano Falco e lo stesso Auriuso, appaiono come “pupi”, marionette mosse da fili invisibili. Questa scelta stilistica amplifica il senso di alienazione: gli esseri umani sono ridotti a funzioni sociali, svuotati di umanità e riempiti di “doveri” verso l’opinione pubblica.
L’ambiente scenico, curato da Francesca Serpe, dematerializza lo spazio domestico per far emergere il senso di oppressione. Gli oggetti assumono una valenza simbolica, diventando quasi più importanti delle persone che li utilizzano. In questo contesto, il disegno luci di Roberto Di Lorenzo gioca un ruolo fondamentale nel ritagliare gli spazi dell’interiorità e quelli della pubblica piazza, sottolineando la frattura insanabile tra chi siamo e come dobbiamo apparire. Il regista ha voluto sottolineare come la tecnologia e la virtualità abbiano oggi azzerato il confine tra pubblico e privato, rendendo la “corda civile” pirandelliana una prigione digitale da cui sembra impossibile evadere se non attraverso gesti estremi.
Un classico necessario per comprendere il presente
Riproporre Pirandello oggi significa accettare la sfida di guardarsi allo specchio. La grandezza de Il berretto a sonagli risiede nella sua capacità di evolversi insieme alla società che lo osserva. Se un tempo lo scandalo era l’adulterio, oggi il testo ci parla della dittatura dell’immagine, della reputazione online, della paura di essere “cancellati” dal giudizio altrui. Beatrice diventa così una figura tragica moderna, una sorta di Medea che non uccide i figli ma sacrifica la propria credibilità pur di non sottostare alla menzogna collettiva.
L’appuntamento al Teatro di Vejano rappresenta quindi un’occasione preziosa non solo per assistere a uno spettacolo di alta qualità artistica, ma per partecipare a un rito collettivo di riflessione. La compagnia Artenova riesce nell’intento di rendere fruibile e vibrante un testo complesso, restituendo al teatro la sua funzione primaria: quella di essere luogo di indagine sull’animo umano e sulle sue contraddizioni. In un mondo che corre veloce e spesso superficiale, fermarsi ad ascoltare le ragioni della “pazzia” di Beatrice o la logica ferrea di Ciampa è un atto di resistenza culturale necessario.
Info utili
- Indirizzo: Teatro di Vejano – Villa Comunale di Vejano (VT).
- Data e Orario: Domenica 7 dicembre, ore 17.30.
- Biglietti e Prenotazioni:
- Telefono: 333.8537695
- Email per info: teatrovejano@gmail.com
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