- Cosa: La mostra personale “Eco d’Acqua” di Vincenzo Frisina, un percorso tra pittura e materia.
- Dove e Quando: A Roma presso lo Spazio d’Arte (Via Giuseppe Cerbara 44/46), da giovedì 27 a domenica 30 novembre 2025.
- Perché: Un’occasione per riflettere sull’acqua come elemento vitale e fragile, attraverso un linguaggio artistico che unisce estetica e responsabilità ecologica.
L’arte contemporanea torna a interrogarsi sulle urgenze del nostro tempo, scegliendo l’elemento primordiale per eccellenza come protagonista assoluto. Inaugura oggi a Roma una mostra che promette di essere non solo un’esposizione visiva, ma un vero e proprio manifesto di consapevolezza ambientale. Vincenzo Frisina, artista siciliano di nascita e romano d’adozione, presenta al pubblico la sua personale intitolata Eco d’Acqua, un progetto che trasforma la tela in uno specchio delle nostre responsabilità collettive.
In un momento storico in cui i cambiamenti climatici ridefiniscono la geografia del nostro pianeta e la disponibilità delle risorse, l’arte si assume il compito di fare da “sentinella”. La mostra, ospitata presso lo Spazio d’Arte in Via Giuseppe Cerbara, si configura come un evento lampo, intenso e concentrato in soli quattro giorni, concepito per lasciare un segno duraturo nella coscienza dei visitatori. Non si tratta solo di ammirare sfumature di blu, ma di ascoltare quel “ritmo vitale del mondo” che troppo spesso diamo per scontato.
La forma dell’acqua: tra vibrazione e materia
Il cuore pulsante dell’esposizione è il ciclo vitale dell’acqua, esplorato in tutte le sue fasi: dallo sgorgare alla scorrevolezza, dall’evaporazione alla rigenerazione. Il titolo stesso della mostra, Eco d’Acqua, gioca su una doppia valenza semantica: l’eco come risonanza fisica, il suono dell’acqua che vibra e si propaga, e l’eco come radice di ecologia, richiamando la necessità di una difesa attiva di questo bene comune. Le venti opere selezionate per l’occasione raccontano quella che Luigi Camilleri ha definito “la forma dell’acqua”, un elemento che non ha forma propria ma che dà forma alla vita stessa.
Nelle tele di Frisina, l’acqua non è mai statica. È un’entità che suona, che possiede una sua musica intrinseca e una capacità di connessione tra tutti gli esseri viventi. L’artista ci invita a osservare la forza fluida e generativa dell’elemento, ma non nasconde l’altro lato della medaglia: la sua estrema fragilità. Opere dai titoli evocativi come Batticuore, Propagazione, Abissi e Umana fragilità costruiscono una narrazione visiva che alterna la potenza della natura alla precarietà causata dall’incuria umana. L’obiettivo è chiaro: celebrare l’acqua non solo come risorsa naturale, ma come battito pulsante che segna il tempo della Terra, un patrimonio insostituibile da valorizzare e proteggere per le generazioni future.
Tecnica e suggestioni: il blu e oltre
La produzione artistica di Vincenzo Frisina si distingue per una versatilità che abbraccia pittura, scultura e mosaico, sebbene in questa occasione sia l’acrilico su tela a farla da padrone, spesso in dialogo con materiali naturali come il legno e la ceramica. Questa scelta materica non è casuale: l’uso di elementi concreti, tangibili, ancorati alla terra, crea un contrasto affascinante con la fluidità e l’inafferrabilità del soggetto acquatico rappresentato. Dal 2015 ad oggi, la ricerca dell’artista si è focalizzata su una palette dominata dai blu, ma che non si limita alla mera rappresentazione cromatica del mare o dei fiumi; i colori diventano veicolo di emozioni e concetti, come dimostrano opere quali Macro Micro Acqua o No Acqua No Vita.
I titoli delle opere fungono da guida in questo viaggio sensoriale. Alcuni sono didascalici, quasi scientifici nel loro approccio (Ipotalamo, Quantico), altri sono puramente poetici (Ombre, Guardiani, Sole Mare). C’è spazio anche per la geografia dell’anima, con riferimenti a luoghi iconici come Isola Capri e Grotta Azzurra, che tuttavia trascendono la cartolina turistica per diventare archetipi di bellezza naturale. La visione che ne scaturisce è suggestiva e simbolica: l’arte diventa un linguaggio universale capace di superare le barriere linguistiche per parlare direttamente all’inconscio dello spettatore, sollecitando una risposta emotiva e, si spera, etica.
Le radici dell’artista: dalla Sicilia all’Australia
Per comprendere appieno la poetica di Frisina, è necessario guardare al suo percorso formativo e alle sue influenze internazionali. Nato a Castiglione di Sicilia, in provincia di Catania, Frisina porta nel suo DNA la luce e i contrasti della sua terra d’origine. La sua formazione si è consolidata a Roma, dove si è diplomato all’Accademia di Arti Ornamentali di San Giacomo, sviluppando un interesse profondo per la storia dell’arte e per il concetto di “azione artistica”. Egli stesso descrive il suo lavoro come un’esplorazione critica e tecnica del mondo naturale, dove la sensibilità funge da archetipo dell’immaginazione per produrre una realtà unica e senza tempo.
Un capitolo fondamentale della sua evoluzione artistica è rappresentato dal periodo trascorso in Australia, dove ha incontrato e assorbito la lezione di tre grandi maestri: John Howley, Asher Bilu e David Bradtke. Da Howley, pittore e musicista, Frisina ha ereditato l’interesse per l’arte fantastica e la critica alla società tecnologicamente controllata. Di Bilu ha fatto propria la ricerca sull’arte astratta legata alla luce, alla musica e alla cosmologia, mentre da Bradtke ha tratto ispirazione per le immagini surreali, frutto di impressioni di viaggio. Queste influenze eterogenee convergono oggi in uno stile personale che cerca di evidenziare, e talvolta abbattere, le barriere contraddittorie del nostro mondo terreno.
Info utili
- Date: Da giovedì 27 novembre a domenica 30 novembre 2025.
- Orari: Tutti i giorni dalle 15.00 alle 21.00.
- Luogo: Spazio d’Arte, Via Giuseppe Cerbara 44/46, Roma.
- Ingresso: Libero.
- Web: Per approfondimenti sull’artista è possibile visitare il sito vincenzofrisina.it.

