- Cosa: La lunga vita di Marianna Ucrìa, mise en espace in tre puntate dal romanzo di Dacia Maraini.
- Dove e Quando: Teatro Greco, Roma. Dal 2 al 7 dicembre.
- Perché: Un esperimento teatrale unico che trasforma un classico della letteratura in una serialità scenica, restituendo la parola a chi ne è stata privata.
La letteratura italiana contemporanea ha poche figure iconiche quanto Marianna Ucrìa, la “mutola” creata dalla penna straordinaria di Dacia Maraini. La sua storia, ambientata in una Sicilia del Settecento fastosa e crudele, non è solo il racconto di una disabilità fisica o di un’aristocrazia decadente, ma un potente manifesto di emancipazione interiore. Dal 2 al 7 dicembre, il Teatro Greco di Roma ospita un progetto ambizioso e raffinato: una mise en espace che frammenta e ricostruisce il romanzo attraverso le voci di dieci donne, trasformando la lettura scenica in un vero e proprio concerto performativo.
L’iniziativa, curata da Roberta Lucca, si pone come un atto di restituzione. Se alla protagonista fu strappata la parola con la violenza in giovanissima età, il teatro oggi gliela riconsegna moltiplicata. Non una sola attrice, ma un coro di interpreti tesse la trama di una vita silenziosa che urla la propria esistenza attraverso lo sguardo, la scrittura e, ora, la polifonia scenica. È un’occasione preziosa per riscoprire un testo fondamentale, spogliato dalla classica rappresentazione drammaturgica e rivestito di una nuova essenzialità moderna, dove i corpi e la musica diventano prolungamento del pensiero di Marianna.
Una serialità teatrale: ricomporre l’identità
La scelta registica e drammaturgica di suddividere la rappresentazione in tre puntate non è un semplice vezzo stilistico, ma risponde a una necessità narrativa profonda. Proprio come le serie televisive che oggi dominano l’immaginario collettivo, anche la vita di Marianna Ucrìa viene offerta al pubblico in capitoli distinti, permettendo di assaporare l’evoluzione del personaggio con i tempi giusti. Questa “piccola serialità” ricalca le stagioni biologiche ed esistenziali della protagonista: l’infanzia violata, la maturità intellettuale e la liberazione finale.
Il dispositivo scenico è essenziale ed evocativo. L’ingresso delle attrici, che depongono fogli a terra fino a comporre la scritta “Marianna donna libera”, è il rito di apertura che segna ogni appuntamento. È la linfa vitale che scorre sotto le parole della Maraini: la scrittura come unico spazio di libertà possibile in un mondo dominato da logiche patriarcali ferree. Per rendere l’esperienza fruibile anche a chi non potesse assistere all’intero ciclo, è stato ideato un “riassunto delle puntate precedenti”, recitato in tono leggero prima di ogni spettacolo. Questo dettaglio abbatte la quarta parete e crea un patto di complicità con lo spettatore, rendendo il teatro un luogo di narrazione fluida e accogliente, capace di adattarsi ai ritmi frenetici della contemporaneità senza perdere profondità.
Le stagioni di Marianna: dal silenzio alla filosofia
Il viaggio proposto al Teatro Greco attraversa le tre fasi cruciali dell’esistenza della duchessa. Nella prima puntata, lo spettatore viene immerso nel mondo chiaroscurale dell’infanzia di Marianna e nel suo matrimonio precoce con lo zio Pietro. Qui la scena è dominata dal senso del dovere e dalla sottomissione fisica: il corpo della donna è visto esclusivamente come veicolo per garantire una discendenza maschile. È la fase del silenzio imposto, dove la protagonista osserva il mondo attraverso un vetro, separata dalla rumorosa vitalità siciliana dalla sua sordità, ma già vigile, attenta, diversa.
La seconda puntata segna la svolta: l’irruzione della filosofia e dell’amore. “Dio è una disposizione della mente”, recita il testo, aprendo finestre inaspettate nella prigione dorata di Marianna. La lettura diventa la chiave per scardinare le serrature dell’ignoranza e della sottomissione. In questa fase emerge anche la figura di Saro, il giovane servo intelligente che porta con sé lo sconvolgimento del primo vero amore, quello scelto e non subito. Infine, la terza puntata ci consegna una Marianna matura, mater familias e padrona dei propri feudi, ma ancora inquieta. La sua scelta finale di lasciare tutto per lanciarsi nell’ignoto è l’atto supremo di autodeterminazione: preferire l’incertezza del viaggio alla sicurezza di una vita che non sente più aderente al suo io profondo.
Oltre il palcoscenico: un progetto al femminile
L’operazione culturale messa in campo con La lunga vita di Marianna Ucrìa va oltre la singola rappresentazione. Essa rappresenta, come sottolineato dalle note di produzione, il primo passo verso un progetto più ampio dedicato alla celebrazione teatrale della Letteratura Femminile. In un panorama culturale che spesso fatica a dare il giusto spazio alle narrazioni delle donne, portare in scena Maraini significa riconnettersi con una tradizione di pensiero che ha fatto della resistenza e della resilienza i suoi cardini.
Le dieci attrici in scena – Chiara Acquaro, Dacia D’Acunto, Clarissa Curulli, Sofia Ferrero Lucente, Alessandra Persi, Giorgia Marras, Vittoria Salamone, Cristina Tassone e Benedetta Tiberi – non interpretano semplicemente un ruolo, ma incarnano collettivamente lo spirito di tutte le donne che, come Marianna, hanno dovuto lottare per trovare la propria voce. La musica accompagna questo concerto di gesti e parole, trasformando la disabilità della “mutola” in una forma d’arte superiore, dove il silenzio non è assenza di suono, ma spazio per una risonanza interiore che arriva dritta al cuore del pubblico romano.
Info utili
- Date e Orari:
- Martedì, Mercoledì, Venerdì: ore 20.30
- Giovedì: ore 17.00
- Sabato: ore 19.00
- Domenica: ore 17.00
- Luogo: Teatro Greco, Roma.
- Indirizzo: (Verificare sul sito ufficiale del teatro per i dettagli specifici di via).
- Curatela: Roberta Lucca.
