- Cosa: La mostra collettiva “Dialoghi senza confini. Dieci voci dell’arte tra Italia e Argentina”.
- Dove e Quando: Casa Argentina, Via Vittorio Veneto 7, Roma. Dal 26 novembre 2025 al 13 gennaio 2026.
- Perché: Un percorso emozionale che celebra i 60 anni della sede diplomatica esplorando i legami indissolubili tra due culture attraverso memoria, materia e identità.
Roma torna a essere il palcoscenico privilegiato di un incontro culturale profondo e storicizzato, quello tra l’Italia e l’Argentina. In occasione del sessantesimo anniversario della fondazione di Casa Argentina, l’Ambasciata Argentina ospita una rassegna di grande impatto visivo ed emotivo. L’esposizione, curata da Stella Maresca con la co-curatela di Lucrezia Febo, non è una semplice giustapposizione di opere, ma un vero e proprio tessuto narrativo dove dieci artisti contemporanei intrecciano le loro esperienze personali con la storia collettiva di due nazioni sorelle.
L’inaugurazione, prevista per il 26 novembre alla presenza dell’Ambasciatore Marcelo Martín Giusto, apre le porte di uno spazio istituzionale che diventa luogo di intimità condivisa. La mostra si pone come una riflessione aperta sul concetto di confine, inteso non come barriera ma come soglia da attraversare per riscoprire radici comuni. Attraverso linguaggi che spaziano dalla pittura alla scultura, dall’installazione alla fotografia, i visitatori sono invitati a percorrere rotte migratorie, sentimentali e artistiche che uniscono Buenos Aires a Roma, il passato al presente.
Le rotte della memoria e l’identità migrante
Il cuore pulsante dell’esposizione risiede nella capacità degli artisti di trasformare il vissuto migratorio in materia estetica universale. Il tema del viaggio e del legame a distanza emerge con forza nell’opera di Igor Grigoletto. L’artista sanremese utilizza la tela come fosse una mappa geografica dell’anima: su antichi sacchi di iuta, che evocano le merci e i bagagli dei migranti di un tempo, un filo azzurro ricama l’antica rotta navale che collegava Genova al porto argentino. A questo percorso storico si sovrappone un filo bianco, simbolo di una connessione astratta e spirituale che supera le distanze fisiche, unendo culture e destini in un unico intreccio.
Parallelamente, l’indagine sull’identità si fa introspettiva e documentaria con Lucia Calabrino. L’artista italo-argentina lavora sulla stratificazione dei ricordi, mescolando fotografia, lettere manoscritte e mappe geografiche. Al centro della sua ricerca vi è la figura femminile, pilastro della memoria familiare e custode delle tradizioni. Le sue opere sono un invito a interrogarsi sul senso di appartenenza: come si costruisce l’identità quando le radici affondano in due terre diverse? La risposta sembra risiedere nella capacità di trasformare la storia individuale in una narrazione collettiva, dove il dolore del distacco lascia spazio alla ricchezza della contaminazione culturale. Anche Rocky Cervini opera in questo ambito, sublimando i traumi dell’esistenza attraverso l’uso del colore, aprendo varchi di comunicazione tra il dolore intimo e il mondo esterno.
La materia che si fa narrazione
Oltre alla memoria, è la materia stessa a diventare protagonista del dialogo artistico, manipolata per raccontare la fragilità e la resilienza umana. Wanda Wainsten, artista argentina originale e profonda, sceglie la delicatezza della carta per esprimere la complessità della vita. I suoi origami non sono semplici esercizi di stile, ma metafore dell’esistenza: ogni piega rappresenta una scelta, un evento, un momento di transizione che modifica la forma del nostro destino. Le immagini proiettate in sala arricchiscono questa visione, mostrando come la trasformazione sia l’unica costante della vita umana, capace di modellare la nostra personalità evento dopo evento.
Sulla stessa linea di trasformazione fisica e concettuale si muove Titti Faranda. Il suo lavoro sulla stoffa è un esercizio di scultura morbida: piegando e fondendo i tessuti, l’artista dà tridimensionalità al pensiero. La materia tessile diventa “respiro” e vibrazione, evocando tracce di una memoria che non è statica ma in continuo divenire. In questo contesto dialogano anche le opere di Fabrizio Bonato e Michel Oz. Bonato lavora per sottrazione e frammentazione, disgregando la materia per liberarne l’energia cromatica in un duello quasi fisico tra artista e opera. Michel Oz, invece, raccoglie i frammenti dello scarto urbano – testimoni silenziosi del nostro quotidiano frenetico – per nobilitarli, trasformando il caos delle metropoli come Roma e Buenos Aires in un gesto artistico che unisce culture diverse.
Geometrie dello spirito e architetture visive
La terza anima della mostra esplora l’astrazione come linguaggio universale per unire i due mondi. Romina Wainsten, con le sue linee eleganti e pulite, offre un omaggio diretto alla simbologia argentina. Nelle opere Foco Azul e Foco Blanco, le rette che attraversano il Sol de Mayo diventano rappresentazioni grafiche delle memorie collettive e delle relazioni umane: fili invisibili che costituiscono una rete di scambio preziosa e indistruttibile. L’astrazione qui non è fuga dalla realtà, ma una sintesi estrema della comunicazione umana e della testimonianza del nostro passaggio sulla terra.
Lo spazio architettonico e geometrico trova infine la sua massima espressione nei lavori di Marco Mezzacappa e Fabrizio Cugia. Mezzacappa fonde memoria e modernità integrando immagini fotografiche personali con elementi grafici rigorosi. Le sue composizioni, fatte di panneggi e chiaroscuri, dialogano magistralmente con l’ambiente istituzionale di Casa Argentina, creando un’architettura nell’architettura. Fabrizio Cugia chiude il cerchio focalizzandosi sul valore simbolico dei gesti quotidiani attraverso il contrasto di forme e colori, utilizzando l’arte come strumento per riconnettersi con l’essenza più autentica dell’essere umano. Dieci voci distinte, dunque, che cantano all’unisono una storia di fratellanza che supera ogni confine geografico.
Info utili
- Titolo: Dialoghi senza confini. Nove voci dell’arte tra Italia e Argentina
- Indirizzo: Casa Argentina, Via Vittorio Veneto 7, Roma
- Date: Dal 26 novembre 2025 al 13 gennaio 2026
- Orari: Consultare il sito dell’Ambasciata per gli orari di apertura al pubblico
- Ingresso: Libero
- Curatela: Stella Maresca (curatrice) e Lucrezia Febo (co-curatrice)
- Organizzazione: ContArt Gallery
