L’innovazione in campo medico continua a fare passi da gigante, soprattutto quando si tratta di restituire speranza e futuro a chi ha affrontato malattie devastanti come il cancro. All’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma si festeggia un successo pionieristico: il primo reimpianto di tessuto ovarico con l’ausilio della chirurgia robotica a singolo accesso. Questo traguardo rappresenta una vera e propria svolta internazionale nella disciplina dell’oncofertilità, offrendo alle donne oncologiche la possibilità di recuperare la loro fertilità e progettare un futuro di maternità.
Un intervento innovativo per la fertilità femminile
Il reimpianto di tessuto ovarico crioconservato, condotto con l’avanzata tecnica della chirurgia robotica a singolo accesso, segna un progresso significativo nel campo dell’oncofertilità. L’intervento, eseguito presso il Regina Elena dall’equipe del dottor Enrico Vizza, ha permesso a una giovane paziente oncologica di ritrovare la speranza di una futura maternità. La donna, dopo aver vinto la battaglia contro la malattia, ha ripreso il ciclo mestruale a solo quattro mesi dall’intervento.
Utilizzando circa 25 frammenti di tessuto ovarico, accuratamente reimpiantati in una procedura che ha dimezzato i tempi delle tradizionali laparoscopie, si è potuto ridurre al minimo lo stress ischemico e termico sui tessuti. La chirurgia robotica, che offre un ingrandimento tridimensionale, ha consentito di individuare con precisione le aree vascolarizzate per il collocamento dei frammenti, incrementando così le possibilità di successo dell’intervento e garantendo una ripresa più rapida della funzione ormonale.
Verso una rete interaziendale per l’oncofertilità
Questo intervento si inserisce nel contesto di una rete interaziendale unica in Italia, dove il Regina Elena collabora con altri centri di eccellenza come il Policlinico Gemelli e l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Tale collaborazione permette di offrire alle pazienti un percorso di cura integrato e sicuro, in cui l’espianto e il trasporto del tessuto ovarico avvengono senza la necessità di spostamenti tra ospedali.
La Banca del Tessuto Ovarico e Cellule Germinali dell’IFO rappresenta un punto di riferimento certificato nella Regione Lazio, assicurando che le procedure si svolgano con la massima sicurezza e continuità assistenziale. Dal 2018, il Centro per la tutela dell’Oncofertilità ha seguito circa 400 pazienti, con risultati promettenti: il 30% di gravidanze post-reimpianto e una ripresa della funzionalità ovarica nel 90-100% dei casi.
Il futuro dell’oncofertilità: prospettive e testimonianze
L’evento “Oncofertilità: cure che proteggono il futuro”, organizzato in occasione della Giornata Mondiale per la sicurezza delle Cure e della Persona Assistita, ha offerto una piattaforma di dialogo tra medici, pazienti e istituzioni. Il dibattito ha evidenziato non solo le opportunità cliniche già in essere, ma anche le sfide e le direzioni future della ricerca e della pratica clinica.
Tra le voci presenti, quelle delle pazienti Tiziana e Sara hanno dato un volto ai risultati: la prima, protagonista del reimpianto robotico, e la seconda che, dopo il congelamento dei tessuti e il reimpianto, è oggi madre di un bambino. Le loro storie non sono solo un inno alla resilienza e alla speranza, ma rappresentano anche una testimonianza del potere trasformativo della scienza medica e dell’importanza di una sanità che mette al centro la persona.
Info utili
Per le donne che vogliono intraprendere un percorso di oncofertilità, il Centro presso l’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena è aperto quotidianamente. L’ambulatorio è supportato da un team multidisciplinare che include clinici, biologi, psiconcologi e case manager per garantire un approccio integrato e personalizzato.
Le testimonianze del successo dell’innovativa tecnica robotica sottolineano l’importanza di poter accedere facilmente a queste cure innovative, offrendo una nuova opportunità a chi si trova ad affrontare sfide complesse.
(in foto On. L. Ciocchetti)
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