- Cosa: “SIMBIONTI”, mostra personale di Yvonne Ekman a cura di Giulia Del Papa.
- Dove e Quando: AAIE Center for Contemporary Art, Roma (Via Sermide 7). Dal 19 dicembre 2025 al 24 gennaio 2026.
- Perché: Un’indagine raffinata sul rapporto tra natura e società attraverso la scultura ceramica, ispirata alla resilienza dei licheni.
Venerdì 19 dicembre 2025, gli spazi dell’AAIE Center for Contemporary Art di Roma accoglieranno il pubblico per l’inaugurazione di una mostra che promette di essere un viaggio introspettivo e materico: SIMBIONTI. Questa personale di Yvonne Ekman, curata da Giulia Del Papa, rappresenta non solo l’ultima tappa della ricerca dell’artista di origine anglo-svedese, ma anche un momento di sintesi di un percorso artistico che ha saputo unire, nel corso degli anni, la disciplina musicale alla plasticità della scultura.
In un’epoca segnata da una profonda crisi ambientale e valoriale, l’arte di Ekman si pone come un osservatorio privilegiato, capace di analizzare le incongruenze del nostro tempo con uno sguardo che mescola ironia sottile e speranza. La mostra si configura come un’occasione preziosa per scoprire come la ceramica possa diventare medium di denuncia sociale e, contemporaneamente, veicolo di una poetica della resistenza vitale.
La lezione dei Licheni e la resilienza della natura
Il cuore pulsante dell’esposizione risiede nel concetto stesso di “simbiosi”, quella convivenza obbligata tra organismi diversi che traggono beneficio reciproco l’uno dall’altro. Ekman focalizza la sua attenzione sui licheni, organismi pionieri che hanno giocato un ruolo cruciale nello sviluppo della biodiversità terrestre e che ancora oggi sopravvivono negli ambienti più ostili. In una società che sembra aver smarrito la connessione con il mondo che la ospita, l’artista eleva questa specie vegetale primaria a simbolo di tenacia e adattabilità.
Le opere dedicate ai licheni presentano forme geometriche che si aggregano in strutture apparentemente precarie, evocando rovine antiche o costruzioni in bilico. Su questi agglomerati, che simboleggiano gli spazi abbandonati dall’incuria umana e destinati alla distruzione, si aggrappano i precursori della vita biologica. È qui che risiede la forza del messaggio di Ekman: laddove l’uomo vede scarto o rovina, la natura trova spazio per una nuova vita, riabitando e rianimando la materia inerte in un ciclo continuo di rigenerazione.
Geometrie sociali e il paradosso del consumo
La ricerca di Yvonne Ekman non si limita all’osservazione naturalistica, ma si estende a una critica lucida delle dinamiche sociali. Attraverso opere come Il mondo di sopra e il mondo di sotto, l’artista mette in scena i paradossi della logica consumistica umana, che tenta di costringere la natura – rappresentata da frutti e ortaggi sotterranei – in forme geometriche artificiali. Questa tensione tra la forma imposta e la vita organica è una costante che attraversa l’intera produzione dell’artista, rivelando le storture di un sistema che cerca di piegare le risorse ambientali alle proprie esigenze estetiche e commerciali.
Tuttavia, l’approccio di Ekman non è mai puramente nichilista. Anche nelle opere che denunciano la depauperazione delle risorse, emerge sempre uno spiraglio di luce. I Libri, ad esempio, vengono presentati come simboli primari della cultura, fari luminosi in grado di guidare l’umanità fuori dall’oscurità dell’ignoranza e dello sfruttamento. Le forme geometriche, che nel trittico La rosa, La foglia e L’acqua sembrano disfarsi sulle pareti, non raccontano solo una dissoluzione, ma suggeriscono una trasformazione possibile attraverso la consapevolezza culturale.
Dalla musica alla materia: il ritmo della scultura
Per comprendere appieno la poetica di SIMBIONTI, è fondamentale guardare al background biografico di Yvonne Ekman. Diplomata in violino al Royal College of Music di Londra e titolare per anni della cattedra presso il Conservatorio S. Cecilia di Roma, Ekman porta nella scultura la disciplina e l’armonia della musica classica. I solidi geometrici che caratterizzano le sue opere non sono semplici astrazioni, ma risuonano come accordi visivi; le combinazioni di prismi irregolari rimandano idealmente alle costruzioni tematiche delle composizioni musicali.
Il passaggio dalla natura effimera del suono alla concretezza dell’argilla ha permesso all’artista di dare volume e peso al proprio pensiero. La ceramica diventa così il pentagramma su cui scrivere una critica sociale che è al tempo stesso impegno civile ed espressione estetica. La mostra all’AAIE, galleria che si distingue per la sua vocazione di piattaforma curatoriale tra Europa e Asia, è il palcoscenico ideale per questo dialogo tra discipline, offrendo al visitatore un’esperienza che unisce la tattilità della materia alla profondità del concetto.
Info utili
- Ingresso: Libero
- Orari: Martedì – Sabato, dalle 14:00 alle 17:00
- Indirizzo: Via Sermide 7, 00182 Roma (zona Re di Roma/San Giovanni)
