- Cosa: Massimo Venturiello dirige e interpreta Chicchignola, capolavoro di Ettore Petrolini.
- Dove e Quando: Tournée nazionale al via il 13 dicembre 2025 da Rieti.
- Perché: Un’occasione per riscoprire la più bella commedia di Petrolini, un inno all’arguzia che si nasconde dietro l’apparente ingenuità.
L’eredità culturale di Ettore Petrolini non è semplicemente un capitolo di storia del teatro, ma una materia viva, pulsante, capace di attraversare i decenni mantenendo intatta la sua forza corrosiva e la sua poesia. È con questo spirito che Massimo Venturiello, fresco del prestigioso Premio Petrolini ricevuto alla Camera dei Deputati, si appresta a portare in scena una delle opere più significative del drammaturgo romano: Chicchignola. La nuova tournée, che prenderà il via nel dicembre 2025, rappresenta il naturale proseguimento di un dialogo artistico profondo tra l’attore e regista e la maschera petroliniana, un percorso che unisce il rispetto filologico per la tradizione alla necessità di una rilettura contemporanea.
Non si tratta solo di una riproposizione nostalgica, ma di un’operazione culturale che mira a restituire al pubblico la complessità di un autore spesso associato, riduttivamente, alla sola comicità macchiettistica. Venturiello, affiancato in scena da Maria Letizia Gorga e da un cast di alto livello, si immerge nelle contraddizioni di una Roma eterna, portando sui palcoscenici di tutta Italia una storia di umiliazione e riscatto che, sotto la superficie della farsa, nasconde una profonda analisi dell’animo umano.
Il riscatto dell’ingenuo: la trama e i suoi sottotesti
La narrazione di Chicchignola appare, a un primo sguardo, disarmante nella sua linearità. Al centro della vicenda troviamo un uomo qualunque, un artigiano che sopravvive vendendo giocattoli costruiti con le proprie mani lungo le strade della Capitale. La sua figura, legata al commercio di palloncini e ninnoli, viene percepita dalla comunità circostante come l’emblema della stupidità o, quantomeno, di una ingenuità talmente radicale da meritare il dileggio. Chicchignola è il bersaglio perfetto, il capro espiatorio di una società cinica che misura il valore delle persone in base alla loro scaltrezza e aggressività.
Questa percezione distorta del protagonista autorizza chi gli sta intorno a calpestare la sua dignità senza remore. La moglie, convinta della cecità intellettuale del marito, intesse una relazione extraconiugale con il migliore amico di lui, certa di non essere mai scoperta. Tuttavia, è proprio in questo scenario di presunta superiorità degli antagonisti che Petrolini innesta il genio della sua drammaturgia. La commedia, considerata da molti la vetta artistica dell’autore, prepara un ribaltamento delle prospettive folgorante. Il finale a sorpresa non è solo un colpo di scena narrativo, ma una lezione morale: i “furbi”, coloro che credevano di dominare il gioco grazie alla loro superficiale astuzia, si ritrovano a fare i conti con la propria squallida mediocrità, mentre l’apparente stolto rivela una dignità e una consapevolezza disarmanti.
Un classico tra tradizione e modernità
Definire Chicchignola semplicemente come una commedia del 1931 sarebbe riduttivo. Come sottolinea lo stesso Venturiello nelle sue note di regia, l’opera possiede una natura anfibia: è contemporanea e tradizionale allo stesso tempo. La grandezza di Petrolini risiede nella capacità di attingere a radici antichissime, che affondano nel teatro plautino e nella commedia dell’arte, per parlare di dinamiche umane universali. Il protagonista potrebbe tranquillamente muoversi nel Foro dell’antica Roma così come nelle periferie metropolitane di un futuro distopico, mantenendo intatta la sua carica innovativa.
La storia rappresentativa dell’opera conferma questa sua immortalità. Dopo il debutto al Teatro Argentina e al Quirino, e il successivo trionfo internazionale a Parigi negli anni Trenta, il testo ha vissuto una seconda giovinezza grazie a Mario Scaccia, che dal 1969 lo ha reso un cavallo di battaglia per oltre un decennio. Oggi, la regia di Venturiello, supportata dalle scene di Alessandro Chiti e dagli arrangiamenti musicali di Mariano Bellopede, mira a esaltare proprio questa atemporalità. La produzione di Officina Teatrale non cerca di “modernizzare” forzatamente il testo, ma lascia che sia la sua intrinseca vitalità a parlare al pubblico odierno, dimostrando che i meccanismi della derisione sociale e del tradimento sono purtroppo immutabili.
Il cast
Sul palco, la sinergia tra i vari elementi artistici è fondamentale per restituire il ritmo incalzante della scrittura petroliniana. Accanto al protagonista, il pubblico vedrà all’opera Franco Mannella, Claudia Portale ed Elena Berera, in un gioco di incastri recitativi che promette di esaltare ogni sfumatura del testo. Il disegno luci di Marco Laudando contribuirà a creare quelle atmosfere sospese tra realismo e poesia che sono la cifra stilistica di questo allestimento.
