Seconda Giornata Nazionale sulle Dipendenze tecnologiche e sul cyberbullismo

Seconda Giornata Nazionale sulle Dipendenze tecnologiche e sul cyberbullismo-RelAzioni e CambiaMenti al tempo 3.0 dei giovani iperconnessi

Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta, presidente dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, Gap e Cyberbullismo (Di.Te): «Siamo la generazione del tutto e subito, abituati a crescere in un mondo di gratificazioni istantanee. Questa impazienza verso la vita viene amplificata dall’utilizzo della tecnologia che, ormai, ci garantisce una app per tutto. Per le relazioni non c’è una applicazione, fortunatamente! La tecnologia ci offre un servizio fruibile 24 ore su 24: chiunque può accedervi in qualunque momento. Ci sarà sempre qualcuno online, disponibile e attivo. Fermiamoci a pensare a quanto tutto ciò nella mente degli adolescenti possa essere rassicurante, il sapere che è sufficiente inviare una richiesta, una domanda e che ci sarà sempre qualcuno pronto a rispondere….Il cellullare crea l’illusione di essere sempre al sicuro».

Si è conclusa ieri, presso l’Auditorium del Massimo di Roma, la Seconda Giornata Nazionale sulle Dipendenze Tecnologiche e sul Cyberbullismo. Il convegno organizzato dall’Associazione Nazionale Di.Te e patrocinato da Enpap, Consiglio Regionale del Lazio, Ordine degli Psicologi del Lazio, Anep, Eurosofia, Centro Clinico Salus, Vivere Verde Onlus, Skuola.net, Prospettive, e sponsorizzato da Giunti Psychometrics, ha avuto come filo conduttore il tema “RelAzioni e CambiaMenti”. Tra i presenti, nomi illustri ed esperti del settore, tra cui il presidente Di.Te. Giuseppe Lavenia, Massimo Recalcati, Federico Tonioni, Maura Manca, Barbara Volpi e Massimo Gualerzi. A dare il via ai lavori anche l’attore Paolo Ruffini che ha affrontato il tema della Resilienza.

Cosa sta succedendo alle nostre RelAzioni e alle nostre Menti? «Al giorno d’oggi non ci sono più relazioni profonde. Quando i ragazzi affrontano momenti di tensione e di stress non si rivolgono più a una persona a loro vicina ma a un dispositivo. Non ci sono più punti di riferimento. Ma ciò che questi ragazzi non comprendono è che questi strumenti, così come il ricorrere ai social media, non potranno mai sostituirsi alle persone e il sollievo e l’aiuto che possono offrire è solo un sollievo temporaneo»– ha dichiarato Giuseppe Lavenia, psicologo, psicoterapeuta, Presidente dell’Associazione Nazionale Di.Te. «Le generazioni di oggi sono impazienti e poco inclini a gestire le frustrazioni. Sono insicuri e non hanno i mezzi per poter affrontare situazioni di stress. Anche perché ricordiamo che per acquisire questi mezzi è necessario vivere esperienze reali. Quelle di oggi sono le generazioni del tutto e subito».
«La distanza digitale tra noi e i nostri figli non può diventare una scusa. Sicuramente saranno i nostri figli a insegnarci a usare i devices, ma noi dobbiamo insegnare loro il senso e il valore delle cose. Il difficile compito di noi genitori è quello di riuscire a destreggiarci tra i due ambienti, analogico e digitale», conclude Giuseppe Lavenia.

«La dimensione digitale non è più trascurabile e non è più etichettabile come solo virtuale: questo concetto, infatti, rimanda a una realtà che non esiste o che è in potenza. Ma, invece, si tratta di una dimensione reale e che ha sue precise caratteristiche nell’ambiente digitale, ha una sua identità e sue modalità di interazione. Dunque, va a modificare le capacità di espressione personale, di relazione, di ascolto di sé e dell’altro. Il problema oggi è prendere consapevolezza che la tecnologia ha le sue dimensioni pervasive che ci hanno portato de facto ad avere una sfera digitale nella quale l’essere umano è immerso per un numero di ore significativo, ed è quasi paragonabile a quelle in cui è immerso nella realtà analogica sensoriale», rimarca Daniele Grassucci, Co-founder e Direttore del portale Skuola.net visitato ogni mese da più di 5.000 studenti.
«Il dialogo è fondamentale», così esordisce Federico Tonioni. «Se un figlio subisce un controllo da parte dei genitori, il bambino non cresce. Il controllo sui figli fa impazzire più chi lo fa di chi lo subisce. Fondamentale è la fiducia. Ma quale? Quella autentica, quella che una volta data, facciamo fatica a mantenere, soprattutto quando cadiamo nella tentazione di controllarli. Ma ricordiamo che il controllo non è un diritto dei genitori, ma un loro limite ed è così che dobbiamo mostrarlo ai nostri figli. Cosi si può sbagliare e i nostri figli lo capiranno. I figli devono sentirsi liberi di crearsi una propria identità. Giusto, quando un bimbo dice “no”. Significa che si è salvato dalla psicosi e sta acquisendo una propria identità. E’ in questo caso che vuol dire che come genitori si sta facendo un buon lavoro».

«Le strumentazioni digitali non possono essere considerate dei robot innocui e non pericolosi al quale delegare l’assistenza dei propri figli, o addirittura, la formazione educativa in quanto sul web c’è “tutto quello che si desidera conoscere”, ma devono essere conosciute, comprese e condivise insieme all’adolescente per monitorarlo nella sua fisiologica esplorazione del mondo esterno, inteso come integrazione tra mondo reale e virtuale, ma anche e soprattutto per mantenere un dialogo costante che eviti la saturazione digitale per mezzo di autentici scambi comunicativi», queste le parole di Barbara Volpi, che non ha mancato di ribadire la difficoltà di oggi nell’essere genitori digitali.

Da non sottovalutare nemmeno il fenomeno del cutting, saggiamente illustrato da Maura Manca che ha ribadito l’importanza di parlare di questo fenomeno, in quanto «Due adolescenti su dieci attaccano il loro corpo per scaricare le tensioni. Un numero preoccupante ma di cui ancora, purtroppo si parla ancora troppo poco».

«Lo stress derivante da un uso inconsapevole della tecnologia ha delle ripercussioni anche sulla nostra . Dobbiamo prenderci più cura di noi stessi», ha dichiarato Massimo Gualerzi. «Ogni tanto è necessario prendersi una pausa. Quante volte si salta il pranzo o alteriamo l’orario per andare a letto pensando di approfittare delle ore serali per lavorare? Dobbiamo prestare attenzione ai segnali che il nostro corpo ci invia, non sottovalutando una corretta alimentazione. Dobbiamo trasformarci, mantenendo però stretto quello che è il nostro passato. E’ importante ritrovare ciò che siamo sempre stati ma in una situazione rinnovata».

C’è tanto da fare ancora per arrivare a un uso consapevole delle nuove tecnologie. Ma abbiamo anche chi è riuscito a uscire da una storia di autoreclusione e ha avuto il coraggio di parlarne: Chiara Santioni. Chiara è di Sassuolo, ora è una studentessa universitaria, fa da tutor agli studenti della scuola in cui si è diplomata e fa 3 lavori. Qualche anno fa, però, Chiara si è chiusa in un mondo parallelo in cui è rimasta per circa un anno. «A 18 anni mi sono rinchiusa in un mondo virtuale. Non incontravo amici al bar o al cinema, mi bastava giocare virtualmente con altre persone, di qualsiasi età. Proprio questo mi affascinava, mi faceva sentire importante. Passavo tutto il giorno davanti al pc, mangiavo anche chiusa nella mia stanza. Per me quella era la mia vita reale. Poi, un mio “amico giocatore” cominciò a insultarmi e a prendersela con me. Appunto, con me, Chiara e non con il personaggio del gioco. Da li, ho capito che era arrivato il momento di riprendere in mano la mia vita. Ci tengo molto a raccontarmi, proprio per lanciare un messaggio a tutti questi ragazzi che stanno passando quello che ho vissuto io, per far far capire loro che non sono soli. Oggi per me c’è solo Chiara e le voglio un gran bene».

Presente sul palco anche Christian Marazziti, regista del film “Sconnessi” che racconta cosa può accadere se si rimane senza rete. Anche lui ha voluto lasciare il suo contributo, raccontandoci la sua storia, una storia di bullismo. «Fondamentale in quel periodo della mia vita è stato il dialogo con i miei genitori, che mi hanno aiutato a uscirne».

Gli interventi dei presenti sono stati supportati da frammenti di video e i temi ampliamente approfonditi anche grazie alle interviste dirette da Gianluca Ales, giornalista SKY TG24, e Antonella De Minico, giornalista esperta di Dipendenze Tecnologiche, che hanno brillantemente moderato questa importante giornata.

 

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