Er gruppo

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Er gruppoIntenso e corale, Er gruppo, l’ultimo romanzo dello scrittore Aldo Marinelli (Masciulli Edizioni), è un curioso microcosmo abitato da quattro ragazzi di borgata poco più che ventenni e uno psichiatra.

Quello che lega Loredana, Carlo e Michela, impegnati ad aiutare Flavio, affetto dalla sindrome di Tourette, è una forza emotiva centripeta, la stessa che porterà tra loro Andrea, medico cinquantenne disilluso e scostante. Perché se c’è qualcosa di cui non si dubita mai in questo gruppo improbabile e scombinato, è la sua coesione viscerale, la sua resistenza accorata. Flavio, – quello che “cià la tourette” – e i suoi amici, – “quattro dimenticati” di borgata-, sono un’umanità per la quale sembra non esistano cure, eppure con loro Andrea, tolto il camice, guarirà da sé stesso.
E’ un romanzo sulla diversità, Er gruppo, e sulla capacità di entrare in contatto con “i meno”. “I meno bravi, i meno ricchi, i meno fortunati.” Sarà proprio il desiderio di colmare i vuoti di una vita che ha tolto più che dato, a far muovere agli amici i primi passi di un viaggio di rinascita e di riscatto. Al lettore non rimane che unirsi a loro affidandosi alla narrazione di Marinelli, che riesce, con schiettezza, a dar voce ai sentimenti più nascosti della periferia.

Aldo Marinelli, nel suo romanzo è difficile dire chi sia veramente il protagonista, che sembra essere tutto quanto “er gruppo”. Cos’hanno in comune quattro ragazzi che vivono al margine della società e uno psichiatra?
AM: Protagonista di questo romanzo è effettivamente  proprio er gruppo, un gruppo di cinque persone tanto strano quanto poi unito. Un gruppo in cui lo psichiatra, un uomo freddo e anaffettivo di 50 anni, si trova coinvolto da quattro ragazzi ventenni di borgata, chiusi a riccio intorno ad uno di loro, Flavio, affetto dalla Sindrome di Tourette. Apparentemente sono mondi lontani, fatti di tanto lavoro e poco spazio per le emozioni da una parte e tanta amicizia senza grossi mezzi materiali dall’altra. Il medico si avvicina a loro per provare a curare ma sarà inevitabilmente curato da colui che non vuole essere più un paziente ma semplicemente un uomo che con la sua incredibile allegria e empatia diventa il fulcro di tutto e tutti.

Flavio, uno dei protagonisti, è affetto dalla sindrome di Tourette. Lei ne dà una descrizione accurata e sentita. Frutto di un’esperienza personale?
AM: Come ho sottolineato nei ringraziamenti alla fine del romanzo, scrivere un libro significa mettere a fuoco nelle parole l’esperienza personale vissuta attraverso momenti di vita, dialoghi o semplici incontri. Come insegnante ho modo di avere a che fare ogni anno con tantissimi ragazzi: molti anni fa conobbi un ragazzo che soffriva della Tourette. Piano piano questo incontro è cresciuto in me perché mi colpì particolarmente: era un ragazzo giovane che aveva però già avuto tanti problemi a causa di questa incontrollabile forma di ecolalia, molto più pesante di quella descritta nel mio romanzo. Il ricordo si è trasformato nel pensiero che il diverso spesso mette paura: ho unito poi le problematiche mediche avute da mia figlia da giovane e che hanno creato in lei una sensibilità differente rispetto ad un adolescente della sua età. Le due esperienze fuse insieme hanno portato al personaggio di Flavio e alla descrizione così accurata del suo “problema” e al momento della sua operazione.

Molti dialoghi sono scritti non in italiano ma in romano. Perché questa scelta?
AM: La scelta del romano è stata una scelta obbligata, perché la trama si dipana all’interno di una borgata romana; per chi conosce Ostia avrà sicuramente capito dove ho ambientato la storia. Sottolineare anche attraverso il linguaggio la differenza di vita e l’approccio ad essa era fondamentale per le figure di questo spaccato di vita. Nella storia si ha una vera e propria trasformazione psicologica di tutti coloro che appartengono al gruppo pur rimanendo sempre se stessi.
L’uso del romano ha previsto un accurato lavoro di traduzione dei testi grazie anche all’aiuto del mio amico Maurizio Patrignanelli che a volte ha dovuto cambiare la costruzione delle frasi per renderle con un linguaggio attuale è dialettale. Flavio parla come i ragazzi romani di oggi ma anche rispetto al suo stato sociale. Inizialmente ho avuto paura che il dialetto potesse diventare un limite, circoscrivere la lettura del libro solo a chi lo conoscesse, ma dai feedback ricevuti, da più parti di Italia e da più nazionalità, ho capito che è stata la scelta giusta, l’unica che sottolineasse ulteriormente la veridicità di quello che ho scritto. 

Quanto c’è della sua vita nelle persone e nei posti di questa storia?
AM: Quando scrivo un romanzo mi piace inserirlo nel luogo in cui vivo e che ogni giorno cerco di far apprezzare attraverso i miei scatti fotografici sulla pagina Facebook La mia Ostia. Però non dichiaro mai nel testo che si tratta di una città specifica proprio perché mi piace che il lettore che conosca il luogo possa da solo capire di quale sia. In questo secondo romanzo poi il gruppo comincia un viaggio per l’Italia e la Francia: i paesi descritti esistono veramente ma sono mescolati con altri e con un po’ di fantasia. Il bosco delle fate, il paese degli artisti, la locanda della donna cattiva e infine Parigi sono flash della mia memoria di luoghi visitati e vissuti sempre con le mie emozioni. D’altronde mi piace scrivere come fotografo: immortalare immagini che rimangano impresse per sempre nella mente.

Er gruppo
di Aldo Marinelli
Masciulli Edizioni

Aldo Marinelli è scrittore e giornalista. Insegna biologia. E’ curatore del periodico on-line e della pagina Facebook La mia Ostia, che si occupa di divulgazione scientifica e approfondimenti sul territorio. Nel 2015 ha pubblicato il romanzo Il dolore sordo.

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