- Cosa: Repliche speciali dello spettacolo Pluto o il dono della fine del mondo.
- Dove e Quando: Roma, TeatroBasilica (Piazza di Porta San Giovanni, 10), il 19 e 20 dicembre 2025.
- Perché: Una rilettura tagliente di Aristofane che indaga le contraddizioni tra ricchezza diffusa e necessità del lavoro.
A grande richiesta, dopo il notevole successo di pubblico e critica registrato lo scorso settembre, torna in scena una delle produzioni più interessanti della stagione teatrale romana. Il TeatroBasilica, baluardo della drammaturgia contemporanea nel cuore della capitale, ospita nuovamente Pluto o il dono della fine del mondo. Le repliche speciali, previste per il 19 e 20 dicembre, riportano sul palco l’energia della compagnia residente Gruppo della Creta, in uno spettacolo che mescola il classico alla modernità più stringente.
Questa operazione culturale si inserisce all’interno del Progetto Speciale 2025 “Aristofane nostro contemporaneo”, sotto la direzione artistica di Antonio Calenda. L’obiettivo non è la semplice riproposizione museale di un testo antico, ma un’indagine viva su come le domande poste dal commediografo greco secoli fa risuonino ancora, prepotenti, nella nostra società. La regia di Alessandro Di Murro guida un cast affiatato composto da Matteo Baronchelli, Alessio Esposito, Amedeo Monda e Laura Pannia, pronti a sfidare il pubblico con un interrogativo tanto semplice quanto destabilizzante: cosa accadrebbe se la ricchezza fosse improvvisamente accessibile a tutti?
L’utopia della ricchezza e la resistenza della necessità
Il cuore pulsante della narrazione, rielaborata nella drammaturgia di Anton Giulio Calenda e Valeria Chimenti, parte dall’ipotesi utopica di Aristofane. Nel testo originale, Pluto, il dio della ricchezza, è cieco: distribuisce i suoi favori a caso, spesso premiando i disonesti. L’intervento di Cremilo mira a curare questa cecità affinché il denaro possa fluire solo verso i giusti. Tuttavia, la rilettura proposta dal Gruppo della Creta spinge l’acceleratore sull’estremo: e se il denaro fosse per tutti, senza limiti e senza distinzioni morali?
Si delinea così uno scenario in cui l’umanità si ritrova improvvisamente libera dal giogo del bisogno. Ma è proprio qui che emerge il paradosso. L’abbondanza universale porta con sé lo spettro dell’ozio totale. A contrapporsi a questa visione paradisiaca interviene la personificazione della Povertà (Penia). Non intesa come miseria, ma come “bisogno”, la Povertà argomenta che è proprio la necessità a spingere l’uomo all’ingegno, al lavoro, alla creazione e al progresso. Senza il bisogno, sostiene, l’umanità si fermerebbe. Lo spettacolo esplora questa tensione dialettica, portando lo spettatore a riflettere se il sogno di una vita senza sforzi sia una liberazione o una condanna alla stasi eterna.
Oltre le ideologie: né capitalismo né comunismo
La forza di Pluto o il dono della fine del mondo risiede nella sua capacità di sottrarsi a facili etichette politiche, seguendo lo spirito critico e beffardo di Aristofane. Se da un lato la figura di Pluto potrebbe incarnare un ideale comunista di ridistribuzione totale e uguaglianza materiale, dall’altro la Povertà sembra prestare il volto alle logiche del capitalismo, che vede nella competizione e nella necessità i motori indispensabili dello sviluppo.
La regia di Di Murro e il testo di Calenda e Chimenti scelgono consapevolmente di distanziarsi da entrambe le ipotesi. Con ironia graffiante, lo spettacolo costruisce una critica trasversale che esplora la crisi delle ideologie del Novecento. Non viene offerta una soluzione preconfezionata, ma si cerca una “via nuova”. Come suggeriscono le note di regia, l’umanità è destinata a sbagliare, ma l’obiettivo è “sbagliare sempre meglio”. Attraverso costumi curati da Giulia Barcaroli e un disegno luci suggestivo di Matteo Ziglio, la messa in scena diventa un luogo di esplorazione filosofica dove il pubblico è chiamato a mettere in discussione le proprie certezze economiche e sociali.
Il TeatroBasilica come casa creativa
Il ritorno di questo spettacolo conferma il ruolo cruciale del TeatroBasilica nel panorama culturale romano. Nato nel 2019 a San Giovanni, questo spazio si è rapidamente affermato come un punto di riferimento per le nuove drammaturgie e per l’incontro tra generazioni di artisti. La gestione artistica, affidata ad Alessandro Di Murro e Daniela Giovanetti, con la consulenza di un maestro come Antonio Calenda, ha creato un ambiente fertile dove compagnie under 35, come il Gruppo della Creta, possono trovare una vera e propria “casa creativa”.
Il Gruppo della Creta, riconosciuto dal Ministero della Cultura, ha dimostrato negli anni una vitalità artistica capace di coniugare riflessione politica e immaginazione scenica. Produzioni come Finzioni e Beati Voi hanno preparato il terreno per questo Pluto, che rappresenta una maturazione del loro percorso. La collaborazione produttiva con Cadellino Srl e il sostegno ministeriale sottolineano la solidità di un progetto che non si limita all’intrattenimento, ma aspira a creare un dibattito civile. In un momento storico in cui il teatro rischia di chiudersi in se stesso, operazioni come questa aprono le porte a una riflessione collettiva sul nostro presente e sul nostro futuro.
Info utili
- Spettacolo: Pluto. O il dono della fine del mondo
- Date: 19 e 20 dicembre 2025
- Orario: ore 21:00
- Indirizzo: Piazza di Porta San Giovanni 10, Roma
- Contatti: info@teatrobasilica.com
