
Da anni fa consegne a domicilio girando per le vie di Roma con gli “auti”. Giù dal 44 o correndo per prendere il 116, ogni giorno, la storia è sempre la stessa: “Dajeeee. ‘Nnamooo. Spostate!”
In una città che accoglie e respinge, Peppino per molti è “un altro sfigato che chi sa dove se ne va tutto solo a quest’ora”. Si incontrano spesso sugli autobus, quelli come lui. Parlano da soli, ed etichettarli come strani fa sentire più normali.
Con scrittura misurata, che si tiene sempre lontana dal pietismo e dal grottesco, Abate rende a poco a poco il lettore confidente di questa “creatura elementare”. Ne svela il passato tortuoso, i segreti profondi ma pronti a riemergere. Peppino viaggia coi suoi ricordi, fino a quando, un giorno, a una fermata, immagina un posto che non sia per forza sull’autobus. “Un posto anche per me.”

FA: Peppino è un disorientato, dentro e fuori. È il compagno di scuola che abbiamo lapidato perché troppo in tutto: troppo lentezza di ragionamento, troppa ciccia, troppo fuori moda, troppo ingenuo, troppo accondiscendente. È il collega di lavoro che abbiamo messo in un angolo per le stesse ragioni, il parente che abbiamo abbandonato. Peppino è fatto di dolcezza, mansuetudine e semplicità, di pura bellezza. Ma è anche capace di rabbia incontrollabile, irrazionalità e a volte stupidaggine. Peppino è un povero Cristo.
Compagni di viaggio del protagonista sono i ricordi, che “stanno lì appostati, ma non puoi prevedere quando e perché torneranno a morderti.” Che segni ha lasciato su di lui il passato?
FA: Peppino vive nel passato perché solo nei tempi che sono andati riesce a trovare una dimensione. È emblematica la frase che pronuncia: La vita la comprendi solo se la osservi da fuori. Da dentro è tutto più difficile. Vero, Marisa? La vita la capisci meglio quando è passata. Mentre ci sei in mezzo, non ci riesci quasi mai. Io la mia vita la capisco quando ripenso a me stesso bambino. E mi rivedo come se fossi un altro che non sono più. Il passato da una parte lo tranquillizza, dall’altra rappresenta i grandi errori che da ragazzo Peppino involontariamente ha commesso e che incombono come una sentenza di condanna a vita.
Di quel ragazzo sempre sull’autobus tutti pensano che sia “picchiatello” perché parla da solo. Lui però dialoga idealmente con Marisa. Chi è?
FA: Marisa è specchio di Peppino. Stesse radici: una famiglia disgraziata incapace di amare una bambina nata malata. Stessa cammino: l’abbandono in un casa famiglia. Diversa reazione: fragile nel fisico, Marisa è una roccia. Diventa dunque il coraggio che manca a Peppino, la forza che non è in lui, la sfrontatezza, la riflessione più profonda. Marisa è l’amore capace di colmare ogni pena.
All’ennesima fermata, Peppino racconta: “Quando sono sceso dal 19 ho pensato che forse un po’ di serenità…magari anch’io…” Comincia a immaginare “un posto anche per me” che non sia solo sull’autobus?
FA: Il suo è un percorso verso la non rassegnazione, la rinascita rispetto a una sorte decisa da altri. Un cammino lungo che lo porterà a capire che la felicità non passa per la condiscendenza anche se per tutta la vita si è lasciato travolgere da questa convinzione. Peppino alla fine scoprirà che ciò che cerca non è un posto geografico ma una condizione dell’anima che riuscirà a raggiungere attraverso una terribile via crucis, a cui seguirà il patibolo e l’attesa resurrezione.
Il suo romanzo si apre con una citazione tratta da L’idiota di Dostoevskij: “La compassione è la più importante e forse l’unica legge di vita di tutta l’umanità.” Pagina dopo pagina, se ne avverte in effetti il bisogno impellente, come fosse aria. Senza compassione non siamo uomini e non c’è vita?
FA: Quella della compassione è una strada complessa ma che vale la pena intraprendere. È propria dei grandi che perseguono non la via della commiserazione ma della compenetrazione nei sentimenti dell’altro: le paure, i dolori, gli errori e certo anche le gioie. Posso solo dire che senza il tentativo di provare ad essere compassionevole non mi sentirei uomo e vivrei con troppe insoddisfazioni. Mi ha colpito una frase carpita sul web di Tara Ghandi: “La verità, l’audacia e la compassione saranno sempre rilevanti, e oggi ne abbiamo disperatamente bisogno”.
Un posto anche per me
di Francesco Abate
Edizioni Einaudi
La foto dell’autore è di Daniela Zedda
