La solitudine degli amanti

La solitudine degli amanti

La solitudine degli amantiIl corpo di una donna viene ritrovato a piazza delle Muse. Seduta su una poltrona di vimini, sembra contemplare Roma da una delle sue più incantevoli terrazze.

Il caso ricorda quello ancora irrisolto di un’altra donna assassinata, che ha posato i suoi ultimi sguardi sul panorama del Pincio. I due omicidi sono uno squarcio al cuore della capitale, che comincia a vivere nella paura: l’assassino colpirà ancora, e molto presto.
Usa questo quadro a tinte forti Fabio Mazzeo come incipit della sua opera prima La solitudine degli amanti, pubblicata da Cairo Editore. Il suo è un attacco appassionato, che avvia un’indagine su due livelli, investigativo e psicologico. Quando sulla scena del crimine arrivano la dottoressa Liliana Cannata e l’ispettore Andrea Giannini, non ci si trova davanti solo a un magistrato e a un poliziotto. La loro è una storia nella storia, frutto di un vissuto personale tutto da scoprire che si intreccia col caso complicato che devono risolvere. Accanto alle vittime l’assassino ha lasciato dei versi de L’amante di Ivano Fossati scritti con l’inchiostro verde. A entrambi i corpi ha però anche tolto qualcosa, un brandello di carne, firma inquietante e misteriosa che sarà il lettore a decifrare.
Dissemina indizi ad arte, Fabio Mazzeo. Da cronista esperto coglie i dettagli più nascosti, da narratore attento fa intravedere le sfumature degli istinti umani più profondi. Lascia tracce, sa celare e svelare. Poi, con scrittura sapiente e raffinata, tesse una trama sorprendente che porta protagonisti e lettore al bivio di una strada che tutti nella vita sono stati tentati di percorrere almeno una volta. Quella più buia.

Fabio Mazzeo, cos’hanno in comune le vittime degli omicidi che sconvolgono la Roma de La solitudine degli amanti?
FM: Hanno in comune la provenienza, la frequentazione cioè di amori appannati, amori stanchi, amori forse semplicemente finiti. E in comune hanno anche il fatto di avere ritrovato la scintilla, e di avere voglia di ricominciare. Credono in un’altra possibilità, trovano ascolto e attenzione e in cambio danno tutto quello che hanno. Tutto questo accade in un momento particolare per loro come per tutti: in comune hanno che girano intorno ai cinquant’anni, quel momento in cui pensi che per tutte una serie di cose, ad esempio arrendersi, non hai ancora l’età; e nutri la paura che per altre, come innamorarsi ancora, invece non ha più l’età. In tutto questo ritrovano un’altra estate della vita, almeno a loro sembra questo. Poi il libro racconta altri particolari.  

Anche gli investigatori che si occupano dell’indagine sono personaggi alle prese con spinte emotive forti. Perché ha messo questo aspetto al centro della vicenda?
FM: Perché intorno a quell’età siamo comunque il frutto di quello che abbiamo vissuto. Io tengo molto al prologo perché sono convinto che è fin dal primo ricordo che fermiamo in memoria, costruiamo un passato che ci annuncia. E’ da lì che comincia la serie di emotività che ci portano a compiere azioni che ci definiscono. Il magistrato Liliana Cannata e l’ispettore Andrea Giannini sono due persone profondamente sole, ma di solitudini assai diverse. Nei loro dialoghi finiscono per mescolarle. Però il lettore già dopo quaranta pagine sa con chi ha a che fare. Io credo che “La solitudine degli amanti” offra due indagini, una per arrestare il serial killer, l’altra si sforza di trovare le ragioni delle diverse solitudini. E io credo che la solitudine è un tema sul quale confrontarci. Perché arriva sempre il momento nella vita in cui la smettiamo di parlare di cose e dobbiamo parlare di noi. Parlare di noi, a patto di essere sinceri, è la cosa più emotiva che c’è.

Che sfondo offre Roma a questi misteriosi omicidi?
FM: Roma offre la sua indulgenza. Solo una città con la storia di Roma può accettare che tanta solitudine e tanto amore, tanta bellezza e tanta violenza convivano lungo le stesse strade. Il giallo trova in Roma un alleato, la città presta i suoi panorami mozzafiato, i suoi monumenti, e soprattutto la suggestione di un luogo nel quale, da Romolo e Remo in poi, è già accaduto, tutto. Non c’è niente di inedito, tranne le persone, che a Roma si sentono per quello che sono, parte infinitesimale della storia. In una città così ciascuno ha la grande possibilità di raccontare la propria verità, che appunto è l’unica cosa inedita, quindi l’unica che conta.  

Il suo romanzo ha come colonna sonora alcune tra le più belle canzoni della musica italiana. Sono le sue preferite?
FM: Ivano Fossati è il mio preferito, ma non è “L’amante” la mia canzone del cuore. Ho voluto soprattutto omaggiare la musica italiana. Sono convinto che se l’italiano fosse stata lingua diffusa quanto l’inglese De André avrebbe vinto il Nobel per la letteratura prima di Bob Dylan. Nelle mie pagine ci sono Dalla, Ron, Sergio Endrigo, Battisti, Battiato, Capossela. Ne mancano tanti. Ma li ho scelti come colonna sonora perché questi funamboli della parola, rispetto a loro colleghi di altri paesi, sono stati musicisti troppo sottovaluti. Un concerto di Capossela è emozione. I testi di De André ogni anno che passa diventano più attuali, Battisti e Fossati sono giganti coi quali per tanti e tanti anni i musicisti dovranno fare i conti.

Colpisce molto, tra le pagine, il contrasto tra la bellezza di Roma, dei personaggi, della musica, e l’efferatezza dei delitti. Una precisa scelta?
FM: Sappiamo di criminali terribili che leggevano poesie alla persona amata ammirando bellezze. Siamo contemplatori e generatori di tutto quanto ci circonda, ma non sono tra chi crede che la bellezza ci salverà se non insieme a una nuova coscienza. Luoghi, musica, parole sono strumenti. L’assassino del mio libro uccide e deposita i cadaveri consegnando loro i più bei panorami di Roma. Il lettore saprà il perché.  

La solitudine degli amanti
di Fabio Mazzeo
Cairo Editore

Fabio Mazzeo è nato a Messina nel 1967 e attualmente vive a Roma. E’ stato cronista per testate giornalistiche e televisive e direttore di una TV privata. Ha lavorato come capo ufficio stampa di organismi istituzionali e oggi coordina l’ufficio stampa e comunicazione dell’Agenzia italiana del farmaco.

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