- Cosa: Nevischio, dramma familiare scritto da Daniele Veroli ed Elena Cifola, regia di Matteo Fasanella.
- Dove e Quando: Teatro Cometa Off (Roma), dal 18 al 21 dicembre 2025.
- Perché: Un’indagine psicologica raffinata su ciò che nascondiamo a noi stessi e ai nostri cari, metaforizzata da una tempesta che isola e costringe alla verità.
Il teatro ha spesso indagato le dinamiche familiari, trasformando il palcoscenico in un salotto borghese dove le convenzioni crollano sotto il peso della verità. È esattamente questo il terreno su cui si muove la Compagnia Australe, che torna in scena dopo i successi della scorsa stagione con una proposta drammaturgica intensa e penetrante. Dal 18 dicembre, il Cometa Off di Roma ospiterà Nevischio, un’opera che utilizza la metafora meteorologica per esplorare le opacità della memoria e quelle emozioni congelate che, per vigliaccheria o sopravvivenza, evitiamo di guardare in faccia.
Scritto a quattro mani da Daniele Veroli ed Elena Cifola, lo spettacolo si preannuncia come un viaggio claustrofobico e liberatorio al tempo stesso. La neve, elemento candido per eccellenza, qui si trasforma in nevischio: una precipitazione fastidiosa, che non copre tutto col silenzio ovattato dell’inverno pieno, ma che bagna, sporca e confonde la vista, proprio come i ricordi non elaborati che infestano le relazioni tra consanguinei.
Il vincolo testamentario e la prigionia del passato
Al centro della narrazione troviamo tre sorelle, legate non solo dal sangue ma da un vincolo giuridico grottesco e vincolante. Il testamento della madre, figura che continua a esercitare il suo controllo anche dall’oltretomba, impone una clausola bizzarra: per ottenere l’eredità, le figlie devono trascorrere insieme almeno ventiquattr’ore ogni anno. È una condanna alla convivenza forzata, un rito stanco che si ripete nel tempo, costringendole a indossare maschere di circostanza per garantirsi il futuro economico.
L’azione si svolge alla vigilia di quella che dovrebbe essere l’ultima, definitiva riunione. Il luogo è la vecchia casa materna, un ambiente carico di fantasmi domestici e oggetti che sembrano pulsare di vita propria, testimoni muti di un tempo che si rifiuta di passare. Qui vive Anna, l’unica delle tre rimasta a custodire il focolare – o forse a esserne custodita e prigioniera – circondata dalle memorie di una famiglia che non esiste più se non sulla carta bollata. L’attesa è tutta per il notaio, figura esterna che dovrebbe sancire la fine di questo obbligo e la liberazione definitiva. Tuttavia, il destino ha in serbo un colpo di scena climatico che cambierà le carte in tavola, trasformando una formalità burocratica in una resa dei conti esistenziale.
Quando il tempo si ferma: l’isolamento forzato
Quello che doveva essere un rapido passaggio burocratico verso la libertà si trasforma in un incubo a occhi aperti. Una violenta tempesta di neve blocca le strade e impedisce l’arrivo del notaio, isolando la casa e le sue occupanti dal resto del mondo. Il confinamento si prolunga ben oltre le ventiquattr’ore previste, e con il passare del tempo, le pareti domestiche sembrano restringersi, soffocando le tre protagoniste in una morsa di tensione crescente.
È in questo spazio liminale, sospeso fuori dal tempo ordinario, che le difese crollano. L’isolamento agisce come una pentola a pressione: i sospetti, che per anni hanno serpeggiato sotto la superficie dei discorsi educati, iniziano a proliferare. Il non detto comincia ad affiorare pericolosamente. Le sorelle, interpretate da Carmelita Luciani, Nunzia Ambrosio e Marta Cherni, si trovano costrette a fronteggiare non solo la tempesta esterna, ma soprattutto quella interiore. Accuse brucianti e ferite mai rimarginate emergono con violenza, costringendole a scavare sotto quello strato di nevischio metaforico che ha ricoperto il loro passato comune. La domanda che sorge spontanea e che investe lo spettatore è universale: quanto conosciamo davvero le persone che chiamiamo famiglia?
La regia e la poetica della memoria
La regia di Matteo Fasanella guida il pubblico in questa discesa agli inferi domestici con una mano attenta alle sfumature psicologiche. Non si tratta solo di un dramma di parola, ma di un lavoro sulle atmosfere, dove il silenzio e gli sguardi pesano quanto le battute. La scenografia di Maurizio Marchini gioca un ruolo fondamentale nel creare questo senso di oppressione e intimità violata, mentre il disegno luci e le scelte registiche sottolineano il contrasto tra il gelo esterno e il calore – talvolta distruttivo – delle emozioni umane.
Oltre alle tre protagoniste, il cast si arricchisce delle presenze di Lorenzo Martinelli e Antonio Buonocunto, con i contributi vocali (voice off) di Niccolò Berti e Karin Proia, che aggiungono ulteriori strati di complessità alla narrazione. Nevischio non cerca facili consolazioni; è un’opera che invita a riflettere sul perdono e sulla difficoltà di vedere noi stessi per ciò che siamo realmente. Quando la neve finalmente si posa, il paesaggio è cambiato, e con esso l’equilibrio precario delle tre sorelle. Resta da vedere se ciò che è emerso sotto la tempesta porterà a una distruzione definitiva o a una, seppur dolorosa, rinascita. Uno spettacolo necessario per chi ama il teatro che scava nell’animo umano senza fare sconti.
Info utili
- Indirizzo: Cometa Off, Via Luca della Robbia 47, Roma.
- Date: Dal 18 al 21 dicembre 2025.
- Orari: Giovedì e venerdì ore 21:00; sabato ore 19:00; domenica ore 18:00.
- Biglietti: Intero Euro 20,00.

