- Cosa: Il debutto romano di “CAPELLI – M. Si desta un mattino da sogni inquieti” del Collettivo Sante di Lana.
- Dove e Quando: Fortezza Est (Roma, Tor Pignattara), dall’11 al 13 dicembre 2025.
- Perché: Un racconto onirico e crudele che mescola folklore e musica elettronica per indagare il victim blaming e la rinascita femminile.
Il teatro contemporaneo ha spesso il difficile compito di dare forma a ciò che è indicibile, di trasformare il trauma in un’esperienza collettiva capace di scuotere le coscienze. È esattamente questo l’obiettivo che si pone il Collettivo Sante di Lana con il suo ultimo lavoro, che approda finalmente nella Capitale. Fortezza Est si prepara ad accogliere, dall’11 al 13 dicembre, il debutto romano di CAPELLI – M. Si desta un mattino da sogni inquieti.
Scritto, diretto e interpretato da Luisa Casasanta, affiancata in scena da Arianna Battilana, lo spettacolo arriva a Roma forte di un percorso di riconoscimenti prestigiosi: vincitore del Premio Scintille 2024, ha ottenuto anche il Premio Speciale della Giuria e il Premio Miglior Attrice al Festival InDivenire, oltre a essere stato finalista al Direction Under30. Un curriculum che anticipa la potenza di una narrazione sospesa tra il sacro e il profano, dove la mitologia si scontra con la modernità della musica techno firmata da Mark Meccoli.
Il risveglio di M. tra calura e folklore
La narrazione si apre con una citazione kafkiana implicita nel sottotitolo: M. si sveglia da sogni inquieti, ma la sua metamorfosi non è quella di un insetto, bensì quella di una donna la cui identità è stata frantumata dalla violenza. Siamo in agosto, immersi nella soffocante calura della campagna pugliese. L’ambientazione non è casuale: il sudore, la terra arsa e le tradizioni secolari fanno da sfondo a un dramma che si consuma all’ombra dei festeggiamenti per Santa Maddalena.
In questo scenario, dove il tempo sembra dilatato e sospeso, si verifica l’ennesima violenza di genere. La protagonista porta lo stesso nome della santa patrona, un dettaglio che crea un cortocircuito immediato tra la devozione religiosa e la brutalità umana. Lo spettacolo gioca sapientemente con queste dicotomie: da una parte l’estasi della festa patronale, con i suoi riti e le sue processioni, dall’altra il baratro personale di M., che si ritrova sola nel suo letto, trasformata in vittima. L’atmosfera onirica evocata dalla regia non serve ad addolcire la pillola, ma anzi amplifica il senso di straniamento e di orrore, rendendo la realtà ancora più spaventosa proprio perché filtrata attraverso una lente distorta e surreale.
La cultura dello stupro e il meccanismo della colpa
Uno dei punti focali di CAPELLI è l’analisi spietata delle dinamiche sociali che scattano all’indomani di una violenza. Il testo affronta di petto il tema del victim blaming, mostrando come la vittima rischi paradossalmente di diventare carnefice agli occhi della comunità. La narrazione evidenzia come le voci del paese, i sussurri dietro le porte chiuse e il giudizio sociale si gonfino fino a diventare una bolla asfissiante.
In questo contesto, il “reale” viene fagocitato dalle distorsioni della cultura patriarcale. M. viene lasciata sola a pagare il prezzo dell’accaduto, schiacciata da un doppio trauma: quello della violenza fisica subita e quello, forse ancora più insidioso, dell’isolamento e della condanna morale. Lo spettacolo si fa così racconto politico e polifonico, arrabbiato e femminista. Non c’è spazio per la retorica consolatoria; c’è invece la volontà di ribaltare la condizione di vittima passiva solitamente riservata alle donne. Attraverso l’ironia crudele e atmosfere a tratti spaventose, le autrici mettono in scena l’assurdità di un sistema che, invece di proteggere chi subisce un torto, tende a proteggere lo status quo, colpevolizzando chi ha osato “destarsi” in un mondo che la voleva dormiente e sottomessa.
Una rinascita oscura tra techno e mitologia
La risposta di M. al dolore non è la rassegnazione, ma una discesa bestiale nelle proprie profondità. CAPELLI non è solo la storia di una caduta, ma anche e soprattutto il racconto di una rinascita, seppur oscura e inquietante. La protagonista si immerge nel proprio dolore fino ad affogare, per poi riemergere come un essere nuovo.
La componente sonora gioca un ruolo fondamentale in questo processo di mutazione. Le musiche di Mark Meccoli creano un ambiente tecno-elettronico che si fonde e si scontra con le sonorità folkloristiche, rispecchiando il caos interiore della protagonista. Ispirazioni bibliche e rivisitazioni mitologiche si intrecciano in una drammaturgia che porta M. a diventare “qualcun’altra”. Con le voci dei genitori e del paese che premono alla sua porta, lei affronta una muta dolorosa ma necessaria, determinata a scoprire la sua nuova, potente identità. Il finale promette una consapevolezza estatica: non più la santa martire, ma una donna che ha attraversato l’inferno ed è tornata, ansiosa di conoscere la propria nuova forza.
Info utili
- Date e orari: 11, 12 e 13 dicembre 2025, ore 20:30.
- Luogo: Fortezza Est, Via Francesco Laparelli 62, Roma (Tor Pignattara).
- Biglietti: Intero unico 14,00€.
- Abbonamenti: Disponibili carnet da 3 ingressi (30€), 5 ingressi (45€) o 10 ingressi (70€).
