In evidenza
- Cosa: La mostra fotografica personale di Peter Ydeen “Waiting for Palms”, a cura di Camilla Boemio.
- Dove e Quando: Roma, AOC F58 – Galleria Bruno Lisi (Via Flaminia 58). Dal 1° al 19 dicembre 2025.
- Perché: Un reportage poetico che scardina gli stereotipi visivi su Marocco ed Egitto, trasformando il paesaggio urbano in un’esperienza sospesa tra tradizione e modernità.
Il mese di dicembre a Roma si apre con un viaggio visivo che trascende i confini geografici per approdare in un territorio fatto di luci soffuse, silenzi e architetture che raccontano storie millenarie. La AOC F58 Galleria Bruno Lisi ospita Waiting for Palms, la nuova serie fotografica dell’artista americano Peter Ydeen, un progetto che promette di ridefinire il nostro sguardo sul Nord Africa.
Curata da Camilla Boemio, la mostra non è un semplice diario di viaggio, ma un’indagine profonda su come percepiamo luoghi spesso filtrati attraverso lenti turistiche o mediatiche distorte. Ydeen, con un passato formativo tra pittura e scultura alla Skowhegan School e collaborazioni illustri con architetti del calibro di Emilio Ambasz, porta nella fotografia una sensibilità plastica e spaziale unica. Le immagini, scattate tra il 2016 e il 2017 in località evocative come Essaouira, Fez, Il Cairo e Assuan, si presentano come un arazzo di mondi enigmatici. L’autore evita la grandiosità retorica per soffermarsi sulla quotidianità, costruendo una narrazione visiva fatta di piccoli momenti “non eroici” che, sommati, restituiscono la vera monumentalità dell’esistenza umana.
Oltre la cartolina: l’etica della visione urbana
Il cuore pulsante di Waiting for Palms risiede in quella che potrebbe essere definita una “etica della visione”. La serie esplora i punti di intersezione dove le tracce silenziose della tradizione si scontrano o si fondono con la turbolenza dell’espansione moderna. Non siamo di fronte al classico reportage documentaristico che cerca lo scoop o il dramma, bensì davanti a una fotografia di paesaggio urbano sofisticata, che cattura un mondo senza tempo.
I colori tenui e le luci suggestive scelti da Ydeen creano un’atmosfera quasi onirica, dove le geometrie delicate degli edifici diventano protagoniste. È interessante notare come l’approccio dell’artista sia stato arricchito dallo studio di teorici fondamentali come Edward Said. La critica all’Orientalismo e alla creazione di stereotipi da parte dell’Occidente permea sottilmente il lavoro: Ydeen non cerca l’esotico per il gusto dell’esotico, ma cerca di smantellare i parametri convenzionali della rappresentazione. Come notato dalla curatrice, c’è un parallelismo con il documentario di Pier Paolo Pasolini Appunti per un’Orestiade africana: il continente non è mai descritto in modo pittoresco, ma attraverso un’osmosi in cui l’autore diventa uno spettatore silenzioso ma partecipe.
Figure nel paesaggio: una Gestalt sociale
Un elemento distintivo di questa serie, unico nella produzione di Ydeen, è la presenza costante della figura umana. Tuttavia, le persone non sono ritratte secondo i canoni classici del ritratto posato. In opere come A Mother, a Baby and a Tree o nella stessa Waiting for Palms (che dà il titolo alla mostra e ritrae una donna velata accanto a un murale di palme), gli esseri umani sono parte integrante del paesaggio stesso.
Il tema centrale indaga come i luoghi riflettano le gestalt delle comunità che li abitano. Le persone appaiono spesso in scala ridotta, elementi funzionali della scena che evocano una lettura profonda del tessuto sociale e storico. Un esempio lampante di questa dialettica è l’opera Toy Story, scattata ad Assuan. Qui, due donne vestite in abiti tradizionali non sono statiche, ma entrano in un dialogo visivo potente con moderni giocattoli di plastica esposti in un negozio. È una “singolare affermazione” di come la tradizione interagisca con la modernità, senza giudizio, ma con una curiosità giocosa e rispettosa. Sono raggruppamenti che si sposano con i vecchi edifici in pietra, diventando un unico pensiero coerente.
Un allestimento che dialoga con lo spazio
L’esperienza della mostra è amplificata da un allestimento studiato appositamente per gli spazi della galleria romana. La narrazione non è lineare ma frammentata e dinamica, grazie all’uso di formati di stampa diversi e all’inclusione di cartine geografiche che guidano il visitatore attraverso i luoghi visitati nelle due nazioni.
A spezzare il ritmo narrativo intervengono tre fotografie doppie appese al soffitto, una scelta che costringe lo spettatore ad alzare lo sguardo, creando un maggiore impatto estetico e suggerendo un racconto in continuo movimento. Camilla Boemio sottolinea come le fotografie di Ydeen, ricche di informazioni visive e dotate di una presenza imponente, si prestino perfettamente a questo tipo di indagine spaziale. L’artista, descritto come un “cercatore errante” e un poeta sedotto dall’immagine, riesce a trasferire in Waiting for Palms tutto il suo bagaglio culturale, collegando passato e presente con rigore e poesia. È un invito a guardare oltre i limiti, proprio come suggeriva Susan Sontag, per scoprire il calore e la dolcezza di una regione troppo spesso avvolta nel mistero.
Info utili
- Ingresso: Libero
- Orari: Dal lunedì al venerdì, ore 17:00 – 19:30 (chiuso sabato e festivi).
- Indirizzo: AOC F58 – Galleria Bruno Lisi, Via Flaminia 58, Roma (Metro A fermata Flaminio).
- Contatti: Visite su appuntamento tramite WhatsApp o SMS al numero 3339652149.
