Torna nella sua città Jannis Kounellis, stavolta con una mostra presso gli spazio della galleria di Giacomo Guidi, a cura di Bruno Corà, che resterà aperta fino al 12 settembre 2013.
Accesa è l’attesa per l’incontro con questo momento della sua creazione che in un anno ha contato tappe importanti in svariate città del mondo: Berlino, Londra, Wurzburg, Glasgow, Istanbul e New York.
Tale mostra mostra un nuovo esempio di chiarezza emblematica, che è il risultato della maturità linguistica dell’artista. Nell’ambiente che, come un vestibolo, precede la grande sala scandita da volte a vela, Kounellis ha posto un’ampia tela dipinta di giallo attraversata da una trave in ferro, appesa al soffitto, e con l’estremità opposta munita di un coltello che con la punta arriva a sfiorare il pavimento.
Prendendo come riferimento il proprio repertorio “maggiore”, quello che distinse l’immagine dei Cavalli (1969) e dei Fuochi (1969), Kounellis ha collocato lungo tutte le pareti perimetrali della sala, un recinto di alte lamiere le cui misure canoniche del “doppio letto” formano una sequenza scalare continuativa che dinamizza l’intero rivestimento. In particolare, sono due i simboli, quasi vessilli, che polarizzano lo spazio: il primo è costituito da un cerchio di 12 sacchi pieno di carbone minerale, evidenziato con la sua nera brillantezza, il secondo è, invece, un alto lampione di ferro, praticamente una indelebile icona concepita nei lager, dalla cui plafoniera pendono lunghi coltelli da macelleria, le cui lame rimandano a tetri presagi ed a tragiche memorie.