- Cosa: “Captain Who”, semi-opera marinaresca del compositore polacco Wojciech Stępień.
- Dove e Quando: Teatro di Documenti (Roma), mercoledì 10 dicembre alle ore 20.45.
- Perché: Un esperimento musicale unico che fonde barocco, folk e jazz in una narrazione di respiro internazionale.
L’Europa musicale contemporanea trova un nuovo punto di incontro a Roma, portando in scena una sperimentazione audace che sfida le categorie tradizionali del teatro d’opera. Arriva nella Capitale “Captain Who”, un lavoro che si autodefinisce “semi-opera marinaresca”, frutto della creatività del compositore polacco Wojciech Stępień e della regia di Sara Selim. L’appuntamento è fissato per il 10 dicembre negli spazi suggestivi del Teatro di Documenti, un luogo che per sua natura ben si presta ad accogliere drammaturgie complesse e stratificate.
L’opera giunge in Italia forte di un debutto in Polonia sostenuto dal Ministero della Cultura e del Patrimonio Nazionale, presentandosi non come una semplice trasposizione, ma come un vero e proprio ponte culturale. La produzione, infatti, vede la collaborazione di istituzioni prestigiose come l’Istituto Polacco di Roma e l’Istituto Adam Mickiewicz, sotto il patrocinio della rete EUNIC. Non si tratta solo di musica, ma di un dialogo vivo tra nazioni diverse che convergono sul palcoscenico per raccontare una storia universale di solitudine e ricerca identitaria.
Un ibrido musicale tra Purcell e il Jazz
La partitura di “Captain Who” rappresenta un’operazione filologica e creativa estremamente raffinata. L’ispirazione dichiarata guarda alle “semi-opere” di Henry Purcell, maestro del barocco inglese, recuperando quella struttura flessibile che permetteva di alternare recitazione, musica e danza. Tuttavia, Stępień non si limita a un esercizio di stile nostalgico. La struttura barocca viene contaminata e rivitalizzata attraverso l’innesto di generi apparentemente distanti: le gighe e le danze scozzesi si mescolano ai canti marinareschi (i famosi sea shanties), mentre le melodie colte del XVII secolo vengono rilette attraverso la lente del folk e del jazz contemporaneo.
Questa fusione genera una tessitura sonora originale, capace di parlare al pubblico moderno pur mantenendo radici profonde nella tradizione europea. L’organico strumentale stesso riflette questa dualità: sul palco troveremo, tra gli altri, il violino jazz di Mikołaj Kostka dialogare con la viola da gamba barocca di Justyna Młynarczyk. È in questo contrasto timbrico che risiede la forza dell’opera: una sensibilità contemporanea che rilegge il passato, creando un linguaggio nuovo che non tradisce le origini ma le espande verso nuovi orizzonti espressivi ed emotivi.
La Taverna come microcosmo sociale
L’ambientazione scelta per questa rappresentazione è una taverna di fine Settecento, un “non-luogo” per eccellenza dove le gerarchie sociali si sfaldano e l’umanità si mostra nella sua nudità più cruda. Qui si muovono figure archetipiche ma profondamente umane: marinai, un oste, una prostituta e un giovane mozzo. Ognuno di loro porta in scena un frammento di vita, dando voce a un racconto corale fatto di vulnerabilità, violenza latente e solitudine. La taverna diventa così metafora del mondo, un porto di mare dove le esistenze si incrociano brevemente prima di riprendere il largo o affondare.
Al centro di questa narrazione emerge la figura enigmatica del Capitano (“Captain Who”, appunto). Il protagonista non è l’eroe senza macchia della tradizione operistica, bensì il simbolo di un patriarcato in crisi, un’autorità che vacilla sotto il peso dei propri fantasmi e delle contraddizioni del suo tempo. Attraverso il suo personaggio, l’opera indaga le tensioni della società odierna, riflettendo sulle fragilità del potere maschile e sulle dinamiche di dominio e sottomissione. Il libretto di Paweł Jędrzejko, poeta che affianca il compositore in questo viaggio, scava nelle pieghe psicologiche dei personaggi, trasformando la taverna in un palcoscenico dell’anima dove passato e presente dialogano incessantemente.
Un cast internazionale per un dialogo interculturale
Il valore di questa produzione risiede anche nella sua natura intrinsecamente collaborativa e transnazionale. La messa in scena italiana è il risultato tangibile di una sinergia che supera i confini geografici: accanto agli autori polacchi, il cast coinvolge sette cantanti e musicisti provenienti da diverse nazioni, inclusi due artisti cechi e cinque italiani (Veronica Aracri, Giacomo Bala, Marco Ciardo, Chiara Latini, Alessio Neri, Vladimir Jindra, Martin Kurek). Questa eterogeneità non è un semplice dettaglio tecnico, ma la sostanza stessa del progetto: celebrare la vitalità del teatro musicale europeo come strumento di unione.
La scenografia e i costumi, curati da Francesca Visocchi, contribuiscono a immergere lo spettatore in questo universo ibrido, dove la storicità del Settecento si fonde con l’estetica contemporanea. “Captain Who” dimostra come la musica possa costruire ponti solidi, permettendo a tradizioni diverse di incontrarsi e generare qualcosa di inedito. In un momento storico in cui le frontiere sembrano talvolta irrigidirsi, il teatro musicale ricorda la forza universale dell’arte nel creare comprensione e condivisione, portando in scena, attraverso la voce e lo strumento, le speranze e le paure che accomunano ogni essere umano, indipendentemente dalla bandiera sotto cui naviga.
Info utili
- Data: Mercoledì 10 dicembre
- Orario: Ore 20.45
- Luogo: Teatro di Documenti, via Nicola Zabaglia 42, Roma
- Biglietti: Intero 12 euro, Ridotto 10 euro, Tessera 3 euro
- Contatti teatro: Tel. 06/45548578 – Cell. 328/8475891
- Sito web: www.teatrodidocumenti.it
