- Cosa: Un racconto scenico che unisce James Joyce e Shane MacGowan.
- Dove e Quando: Maison Rosè, Roma – Domenica 21 dicembre, ore 21:00.
- Perché: Per scoprire l’invisibile filo che lega il modernismo letterario all’anima punk irlandese.
Esiste un punto preciso, nella geografia dell’anima, dove le distanze temporali e stilistiche si annullano per lasciare spazio a una pura vibrazione artistica. È in questo territorio di confine che prende vita una delle operazioni culturali più affascinanti della stagione romana: l’incontro impossibile, eppure necessario, tra due giganti della cultura irlandese. Da una parte James Joyce, l’architetto della parola, colui che ha ridisegnato le mappe della letteratura mondiale; dall’altra Shane MacGowan, il poeta sdentato del punk, la voce roca e struggente dei Pogues.
Domenica 21 dicembre, gli spazi della Maison Rosè accoglieranno James Joyce, Shane MacGowan e il Segreto dell’Universo, uno spettacolo ideato e condotto da Simone Caltabellota ed Enrico Terrinoni, con la partecipazione di Fabio Pedone. Non si tratta di una semplice giustapposizione biografica, né di un esercizio accademico di comparazione letteraria. L’intento è molto più viscerale: si vuole portare alla luce quella “comunicazione spettrale” che permette ai morti di parlare ancora ai vivi, intrecciando destini apparentemente lontani in un unico canto di liberazione.
La ferita che si fa arte: da Roma a Londra
Al centro della narrazione scenica vi è l’indagine su quel momento cruciale, spesso traumatico, in cui un essere umano smette di essere semplicemente tale e diventa un artista. Gli autori identificano questo passaggio in una “ferita improvvisa”, uno strappo nel velo della realtà che apre la vista interiore. Per James Joyce, questa epifania si consuma anche attraverso il suo esilio, e in particolare nel suo soggiorno romano del 1907, un periodo complesso in cui la lontananza dalla sua Dublino cristallizzava la visione che avrebbe poi dato vita ai suoi capolavori.
Parallelamente, decenni dopo, Shane MacGowan vive la sua trasformazione tra le campagne dell’Irlanda rurale e il cemento frenetico della Londra punk. Due contesti agli antipodi, separati dalla storia e dalle rivoluzioni sociali, ma uniti dalla stessa urgenza espressiva. Lo spettacolo mette in risalto come entrambi abbiano cercato, con mezzi diversi, la medesima cosa: una lingua che non muore. Se Joyce ha piegato l’inglese fino a farlo esplodere in nuovi significati, MacGowan ha preso la tradizione folk irlandese e l’ha scagliata contro la rabbia del rock, creando ballate che profumano di pub, di pioggia e di un romanticismo disperato che non teme la tempesta.
Un rito narrativo oltre lo spettacolo
Definire questo evento come una semplice lettura o una performance teatrale sarebbe riduttivo. Come sottolineano gli autori, l’obiettivo è creare un vero e proprio “rito narrativo”. Sul palco, l’atmosfera è quella di una veglia: il buio che respira, una bottiglia di whiskey – compagna fedele di molte notti irlandesi – e un libro aperto. Questi elementi non sono solo oggetti di scena, ma simboli di un attraversamento della notte.
Le voci di Caltabellota e Terrinoni, supportate dagli interventi di Pedone, oscillano tra il racconto documentario e l’incantamento poetico. L’uso di suggestioni musicali e video contribuisce a trasformare la sala in una cassa di risonanza dove le città di Roma, Dublino e Londra smettono di essere luoghi geografici per diventare “porte”. Varchi dimensionali attraverso cui passano le scintille che illuminano l’esistenza. È un invito esplicito al pubblico a guardare l’oscurità senza timore, abbracciando la convinzione che proprio dal buio più profondo possa nascere la luce più vivida, quella dell’ispirazione e della memoria condivisa.
La neve che cade sui vivi e sui morti
Il richiamo finale è inevitabilmente joyciano, evocando quella neve che nel racconto The Dead copre tutta l’Irlanda, unendo in un unico abbraccio silenzioso chi non c’è più e chi è ancora qui a ricordare. Lo spettacolo si propone come un viaggio a due tempi: una discesa vertiginosa nell’immaginazione e una risalita verso la libertà.
In un’epoca che consuma velocemente le icone culturali, James Joyce, Shane MacGowan e il Segreto dell’Universo ci ricorda che ciò che amiamo non scompare mai del tutto. Continua a parlarci in altre forme, trasmigra da una voce all’altra, da un libro a una canzone. È un’esperienza pensata per essere accessibile ma profonda, capace di parlare tanto all’appassionato di storia culturale quanto a chi cerca nello spettacolo dal vivo un’emozione autentica. Mentre la neve immaginaria torna a cadere sul palco della Maison Rosè, spettatori e narratori diventano parte di quel “bianco infinito”, testimoni di un dialogo che trascende il tempo e restituisce all’arte il suo potere salvifico.
Info utili
- Titolo: James Joyce, Shane MacGowan e il Segreto dell’Universo
- Data: Domenica 21 dicembre 2025
- Orario: Ore 21:00
- Indirizzo: Maison Rosè, Via Braccio da Montone 79 A, Roma
- Ingresso: Biglietti disponibili su piattaforma DICE

