Cosa: Il debutto in anteprima dello spettacolo teatrale Quelli che restano, indagine sul lutto, le dinamiche familiari e il senso di appartenenza.
Dove e Quando: Al Teatro Eduardo De Filippo di Roma, il 14 dicembre 2025 alle ore 21. Perché: L’opera prima delle autrici Marta Ferrarini ed Emanuela Vinci, nata da un progetto vincitore del bando “Labor Work”.
Quelli che restano, un nuovo progetto teatrale firmato da Marta Ferrarini ed Emanuela Vinci, si prepara a debuttare in anteprima sul palco del Teatro Eduardo De Filippo a Roma il 14 dicembre 2025. L’opera, con la regia di Davide Celona, si confronta con tematiche universali e intime, ponendo al centro una domanda fondamentale: “Cosa resta, quando qualcuno se ne va?”. Lo spettacolo, che vede in scena le stesse autrici insieme a Leonardo Lutrario e Luca Molinari , è un’esplorazione cruda e sincera del dolore, della perdita e delle complesse dinamiche che legano le persone che restano.
L’iniziativa è stata realizzata nell’ambito di LABOR WORK Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini, con il sostegno di DiSCo Lazio e Regione Lazio, a sottolineare il valore formativo e produttivo del progetto. Per Marta Ferrarini ed Emanuela Vinci, Quelli che restano rappresenta l’opera prima, coronamento di un percorso artistico e di un sodalizio nato durante la loro formazione teatrale all’Officina delle Arti Pier Pasolini. L’opera si inserisce nel filone dei cinque progetti vincitori della sezione Teatro del bando Labor Work.
L’Ora che precede l’Addio: Sinossi e Struttura
La trama si concentra su quattro amici – Nadia, Emma, Flavio e Jacopo – che si incontrano in un parchetto trasandato, luogo simbolo delle loro frequentazioni giovanili, un’ora prima del funerale di Milo, il loro quinto amico, che si è tolto la vita. La dolorosa esclusione dalla camera ardente, imposta dalla famiglia di Milo, li obbliga a confrontarsi sulla decisione di partecipare o meno all’estremo saluto. Questo conto alla rovescia si trasforma in un’esplorazione a cuore aperto del dolore.
La drammaturgia, curata da Ferrarini e Vinci con la supervisione di Giovanni Bonacci , si sviluppa attraverso un linguaggio sperimentale che intreccia due piani narrativi. Il primo, più immediato, è quello del presente, che segue i personaggi vivere l’ora che precede il funerale. Il secondo, di astrazione, è dedicato ai movimenti interiori dei protagonisti, portando in scena momenti significativi del passato. Questo approccio non convenzionale riflette la complessità emotiva affrontata dai personaggi, che si ritrovano a esplorare non solo le loro dinamiche nascoste e le verità scomode, ma anche i conflitti familiari e generazionali. I quattro, ritrovando il “marcio” delle loro famiglie – e forse anche di quella di Milo – sono costretti a “stare nel dolore” come evento traumatico che li obbliga a guardarsi dentro.
Ferite Ereditarie e Ricerca di Appartenenza
Il cuore tematico dell’opera risiede nella riflessione sull’origine delle ferite che tutti noi portiamo. Le autrici partono dalla propria esperienza di figlie per indagare l’impatto delle presenze e delle assenze genitoriali, chiedendosi quale sia l’eredità lasciata dalle nostre famiglie e quanto questa venga condizionata dalla società. I personaggi si muovono all’interno di ferite ereditarie, ma anche spinti da una ostinata ricerca di senso e di appartenenza.
Il loro legame prende la forma di un branco: un rifugio, un luogo “comodo” dove imparare a sopravvivere. In questo spazio condiviso, si scoprono vulnerabili e trovano riconoscimento nell’altro. Le autrici li definiscono semplicemente “umani, contraddittori,” che non sono né eroi né vittime, ma sono quelli che restano. Nonostante la serietà dei temi trattati, lo stile e il tono dello spettacolo sono dichiaratamente dissacranti, con l’obiettivo di offrire allo spettatore una vera e propria “montagna russa emotiva”. La narrazione non si affida unicamente alla parola, ma integra in maniera evocativa l’uso di corpo e musica, permettendo di indagare le sfumature più sottili del vissuto dei protagonisti.
Il Linguaggio Artistico e la Regia di Davide Celona
La messa in scena è affidata a Davide Celona, attore, danzatore, cantante e performer di grande esperienza, diplomato alla Scuola Teatro Arsenale di Milano e poi alla Scuola D’Arte Drammatica Paolo Grassi. Celona vanta un percorso arricchito dall’incontro con figure di spicco della scena contemporanea internazionale, tra cui Emma Dante, Societas Raffaello Sanzio e Ricci/Forte. Dal 2010 è parte integrante della Compagnia SudCostaOccidentale diretta da Emma Dante, con cui ha portato in scena spettacoli di rilievo nazionale e internazionale, vincendo anche il premio UBU nel 2014 per Le sorelle Macaluso.
La sua direzione artistica in Quelli che restano si allinea alla visione delle autrici di un linguaggio teatrale aperto e contaminato, capace di trattare tematiche intime, collettive e politiche. La presenza in scena di attori come Leonardo Lutrario e Luca Molinari, entrambi con esperienze significative nel teatro romano e non solo, promette una performance corale intensa e misurata. Molinari, in particolare, ha recitato in opere classiche e contemporanee, oltre ad aver debuttato come doppiatore. Lo spettacolo si presenta quindi come un racconto potente, quello di chi resta, in cui l’assenza di Milo e il silenzio che ne deriva finiscono per fare più “rumore delle parole”.
Info utili
- Dove: Teatro Eduardo De Filippo, Viale Antonino di San Giuliano (angolo Via Mario Toscano), Roma.
- Quando: 14 dicembre 2025, ore 21.
- Biglietti: Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria tramite la piattaforma Eventbrite.
- Contatti Teatro: Tel: 06 49708835.
(Immagine utilizzata a solo scopo informativo; tutti i diritti d’autore e di proprietà restano esclusivamente ai legittimi proprietari)
