- Cosa: “Genesio Mystery Play”, ritratto barocco di un commediante e martire.
- Dove e Quando: Teatro di Documenti (Roma), giovedì 11 e domenica 14 dicembre.
- Perché: Un’opera metateatrale intensa che esplora il confine sottile tra finzione scenica e verità spirituale.
Il teatro ha spesso indagato il confine tra la maschera e il volto, ma raramente questa indagine si spinge fino alle conseguenze estreme della vita e della morte. È questo il cuore pulsante di Genesio Mystery Play, l’opera diretta da Luca Vonella che approda negli spazi suggestivi del Teatro di Documenti. Tratto dal capolavoro di Lope de Vega Lo fingido verdadero, lo spettacolo ci trasporta in un Seicento polveroso e vibrante, offrendo al pubblico romano un ritratto barocco di rara intensità, dove la commedia dell’arte si scontra brutalmente con la tragedia del martirio.
La messinscena non è solo una rievocazione storica, ma un’analisi profonda della condizione dell’attore. In un’epoca in cui il teatro era al contempo celebrazione e condanna, la compagnia mette in luce la precarietà e la nobiltà di chi vive “sopra le righe”. La scelta del Teatro di Documenti, con la sua architettura labirintica e non convenzionale, appare perfetta per ospitare una drammaturgia che richiede un’immersione totale, rompendo la quarta parete non per vezzo stilistico, ma per necessità narrativa.
Alla corte di Diocleziano: la beffa che diventa condanna
La trama ci proietta direttamente alla corte dell’imperatore Diocleziano, in un periodo storico segnato dalle feroci persecuzioni contro i cristiani. I protagonisti sono cinque attori, figure descritte come “buffe e misere”, tipici esponenti di una cultura nomade che vive di espedienti e lazzi. La loro missione, commissionata per intrattenere la corte imperiale, è crudele quanto rischiosa: mettere in scena una parodia del rito battesimale cristiano. Era consuetudine, infatti, ridicolizzare i riti della nuova fede per il diletto del potere costituito.
Tuttavia, quello che doveva essere un semplice atto di scherno si trasforma in qualcosa di imprevisto. Genesio, il capocomico, nel pieno della recitazione, subisce una trasformazione interiore sconvolgente. Non sta più “fingendo”: la grazia lo tocca proprio mentre la sta sbeffeggiando. Questa conversione in scena lascia attoniti non solo i suoi compagni di palco, ma lo stesso Diocleziano. L’imperatore, furioso per il tradimento di quella finzione che doveva confermare il suo potere, irrompe nello spettacolo decretando la decapitazione immediata dell’attore. È il momento in cui il gioco finisce e la storia, quella con la S maiuscola, chiede il suo tributo di sangue.
Lope de Vega e il paradosso dell’attore
L’operazione culturale condotta da Luca Vonella, con la collaborazione artistica di Chiara Crupi, affonda le radici nella profonda conoscenza che Lope de Vega aveva del mondo attoriale. Il drammaturgo spagnolo del Siglo de Oro sapeva bene che il teatro è una bestia viva, fatta di dinamiche di gruppo, bisticci, invidie, ma anche di un “rassegnato amore” che spinge i teatranti a ricominciare ogni volta, nonostante tutto. Lo spettacolo porta in scena proprio questa umanità dolente e vitale: la compagnia viene interrogata ed espulsa da Roma, lasciata orfana del suo leader.
Il testo indaga il paradosso supremo dell’arte drammatica: quando l’attore diventa il personaggio fino alle estreme conseguenze, cosa resta del teatro? Genesio “travalica il confine della finzione”: convertendosi e morendo, egli si salva l’anima ma distrugge la compagnia. Il suo atto di verità assoluta annienta la finzione necessaria alla sopravvivenza del gruppo. È un cortocircuito barocco affascinante, dove la finzione (il fingido) diventa l’unica strada per raggiungere il vero (verdadero), lasciando però i sopravvissuti in una desolazione reale e tangibile.
Oltre il sipario: il destino degli esuli
La domanda che Genesio Mystery Play lascia sospesa nell’aria, e che accompagna lo spettatore fuori dalla sala, riguarda il destino di chi resta. “Come faranno gli attori e le attrici a campare ancora di teatro?” si chiede la regia. Genesio è andato oltre, è asceso al cielo dei martiri, ma i suoi compagni rimangono esuli sulla terra, senza repertorio e senza guida. Questa prospettiva sposta l’attenzione dal martire alla comunità che lo circonda, offrendo uno sguardo inedito sulle conseguenze sociali e umane della santità.
La produzione del Teatro a Canone Trino, con il patrocinio dell’Instituto Cervantes, si avvale delle interpretazioni di Chiara Evangelista, Stefano Pavone e dello stesso Luca Vonella, accompagnati dalle musiche di Paolo Tesbia e Alessandro Artico. Insieme, costruiscono un affresco dove la sacralità si mescola alla polvere del palcoscenico, ricordandoci che nel grande teatro del mondo, a volte, la recita più convincente è quella che non prevede applausi finali, ma un silenzio eterno.
Info utili
- Date e orari:
- Giovedì 11 dicembre, ore 18:30
- Domenica 14 dicembre, ore 19:30
- Luogo: Teatro di Documenti, via Nicola Zabaglia 42, Roma (Zona Testaccio).
- Biglietti:
- Intero: 12 euro
- Ridotto: 7 euro
