I BERLINER PHILHARMONIKER DIRETTI DA KIRILL PETRENKO A SANTA CECILIA
Su invito dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e dell’Ambasciata Tedesca a Roma, la compagine tedesca si esibirà il 21 novembre, unica data italiana, per il concerto conclusivo del Romaeuropa Festival.
Un concerto che già si preannuncia imperdibile e straordinario quello del prossimo 21 novembre: i Berliner Philharmoniker, l’orchestra più prestigiosa al mondo, tornano a Roma dopo 17 anni – unica data italiana – per il pubblico dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia (Sala Santa Cecilia, Auditorium Parco della Musica ore 21). L’orchestra sarà guidata dal suo Direttore Principale Kirill Petrenko – appena salito per il terzo anno consecutivo sul podio dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia – che conferma il particolare legame con l’Istituzione romana. Il celebre direttore russo, a capo dei Berliner Philharmoniker dal 2019, preferisce che a parlare per lui sia il suo lavoro, il suo modo di dirigere rivoluzionario, dal quale si irradia una incredibile energia, riconosciuta dai musicisti stessi e dal pubblico come “sorgente di infinite emozioni”.
Il concerto segna la tappa conclusiva della tournée europea dei Berliner e vuole essere un messaggio di solidarietà, speranza e fratellanza in ricordo di tutte le vittime della pandemia.
«Quando lo scorso anno la pandemia ha raggiunto l’Europa, l‘Italia fu colpita per prima, e molto duramente. Nessuno dimenticherà le numerose vittime. Come segno di solidarietà europea, per la Germania è stato naturale mettere i propri ospedali a disposizione anche dei pazienti italiani. Le immagini di Bergamo, e anche quelle delle cittadine e dei cittadini italiani che sui loro balconi e nei loro salotti suonavano manifestando così la loro fiducia nel futuro, rimarranno indelebilmente impresse nella nostra memoria. La Germania e l’Italia, in qualità di paesi fondatori della comunità europea, sono stati determinanti per l’integrazione europea. E anche oggi questi due paesi sentono una particolare responsabilità nei confronti dell’Europa», ha dichiarato l’Ambasciatore della Repubblica Federale di Germania Viktor Elbling.
«Con questo concerto vogliamo dimostrare il nostro profondo legame con l’Italia. In qualità di Ambasciatori musicali della Germania, i Berliner si esibiscono sotto la direzione di Kirill Petrenko in ricordo delle vittime della pandemia e come segno di speranza per un futuro sempre più positivo per la vita culturale europea. Soltanto lavorando insieme saremo in grado di elaborare il lutto per le vittime e rimettere al centro della società la cultura», afferma la Sovrintendente dei Berliner Andrea Zietzschmann, mentre Michele dall’Ongaro, Presidente-Sovrintendente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, afferma: «Il ritorno dei Berliner dopo diciassette anni di assenza è una grande notizia, non solo per Roma, ma per il nostro Paese. L’Accademia Nazionale di Santa Cecilia è orgogliosa di partecipare a questo evento ospitando in Auditorium la grande compagine tedesca e un maestro come Kirill Petrenko che ha appena calcato il nostro palcoscenico insieme alla nostra Orchestra. Siamo certi che la musica sia il miglior veicolo per testimoniare la solidarietà e l’amicizia tra i nostri popoli e mandare un convinto messaggio di speranza per il futuro».
«La Fondazione Romaeuropa è felice di collaborare con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia alla realizzazione di uno degli eventi più prestigiosi della stagione concertistica internazionale. L’esibizione dei Berliner Philharmoniker diretti dal Maestro Kirill Petrenko avverrà, anche grazie alla Fondazione Musica per Roma, a coronamento del Gran Finale della XXXVI edizione del Festival che vedrà protagonista, tra gli altri, nella stessa Sala Santa Cecilia e proprio in corealizzazione con Musica per Roma, l’Ensemble Intercontemporain in una prima nazionale con composizioni di Steve Reich che includono il nuovo brano realizzato per il film di Gerhard Richter», conclude il Direttore Generale e Artistico della Fondazione Romaeuropa Fabrizio Grifasi.
Le musiche in programma coprono un arco di temporale di più di un secolo. In apertura l’approccio romantico di Felix Mendelssohn che con la Sinfonia n. 3 “Scozzese” ripercorre le suggestioni di un viaggio a Edimburgo sulle orme di vestigia storiche legate a Maria Stuarda, ‘diario musicale’ concluso nel 1842, anno in cui il compositore conclude la Sinfonia dedicandola alla regina Vittoria. Tutt’altro clima nella Sinfonia n. 10 che Dmitri Šostakovič scrive nel 1953 pochi mesi dopo la morte di Stalin, nella quale egli ripercorre il tormento dei lunghi anni di dittatura. Circa otto anni separano questa sinfonia dalla Nona, e tale stacco cronologico si riflette anche nel mutato clima sonoro dell’opera, segnata da un linguaggio tormentato, ricco di chiaroscuri e di amara ironia.
Fondata nel 1882 come gruppo indipendente, denominato Former Bilse Kapelle, da un nucleo di 54 musicisti, la compagine dei Berliner Philharmoniker si organizza in maniera più strutturata dopo l’incontro con l’impresario Hermann Wolf. Il primo direttore è Hans von Bülow, seguito da Arthur Nikisch che nel corso dei ventisette anni a seguire determina il carattere peculiare dell’orchestra. Ogni musicista è incoraggiato a sviluppare le sue doti solistiche e musicali a vantaggio dell’unicità della compagine che in breve raggiunge una fama internazionale con un vasto repertorio di autori classici e romantici e del tardo sinfonismo tedesco. Nel 1922 prende le redini dell’orchestra Wilhelm Furtwängler che amplia il repertorio con musica di autori contemporanei e la notorietà dell’ensemble con fortunate tournée all’estero. Dopo la parentesi bellica due le presenze significative sul podio – Leo Borchard e Sergiu Celibidache – e alla morte di quest’ultimo di nuovo Furtwängler fino al 1954, quando alla guida dell’orchestra arriva Herbert von Karajan che per trentacinque anni conduce una meticolosa ricerca di un suono qualitativamente altissimo. La notorietà dei Berliner diventa inarrestabile e si consolida con importanti manifestazioni che aumentano la visibilità internazionale come il Festival di Pasqua di Salisburgo (fondato nel 1967) e la Karajan Akademie (fondata nel 1962), vivaio per coltivare il talento di giovani musicisti. Karajan muore nel 1989 e suo successore è nominato Claudio Abbado seguito nel 2001 da Sir Simon Rattle la cui guida a capo dell’ensemble coincide con la fondazione della Stiftung Berliner Philharmoniker, sotto l’egida della città di Berlino, che garantisce attraverso il sostegno di sponsor, tra cui la Deutsche Bank, stabilità economica e quindi una maggiore libertà creativa. Dal 2015 Direttore principale è Kirill Petrenko.
I Berliner Philharmoniker all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
La prima volta a Roma dei Berliner a Santa Cecilia fu quasi novant’anni fa, il 6 maggio 1932, sotto la guida di Wilhelm Furtwängler che con cadenza regolare è presente nelle stagioni ceciliane fino al gennaio del 1941, e dopo una lunga pausa, ancora una volta nel 1954. Quattro anni dopo l’orchestra è nuovamente nel cartellone di Santa Cecilia diretta questa volta da Herbert von Karajan, ma bisognerà attendere i primi anni Novanta per ascoltare di nuovo i Berliner che sotto la guida di Claudio Abbado tornano a Roma in più occasioni (nel 1993 e nel 1996). Nel 2001 il trionfo del Beethoven Festival nel corso del quale Abbado li dirige nell’interpretazione dei capolavori del Maestro di Bonn accanto a giganti del pianismo internazionale come Alfred Brendel, Martha Argerich, Evgenij Kissin, Maurizio Pollini. L’ultima presenza a Roma risale a diciassette anni fa, nel maggio 2004 sotto la direzione di Simon Rattle.
21 novembre 2021 – Sala Santa Cecilia, ore 21
Berliner Philharmoniker
Kirill Petrenko direttore
Mendelssohn Sinfonia n. 3 “Scozzese”
Šostakovič Sinfonia n. 10
Biglietti da €50 a €180
Fonte: GDG Press