pan_bagnato

Si nun è zuppa è pan bagnato

pan_bagnatoOvvero: Se non è zuppa è pane bagnato. Non serve davvero una “traduzione” in questo caso, basta sostituire “se non” a “si nun” e il resto è facile.

In realtà “Se non è zuppa è pan bagnato” non è un modo di dire strambo per indicare due cose che, pur non essendo identiche, sono abbastanza simili da poter essere confuse. Al contrario è una precisazione linguistica molto puntuale della medesima cosa. Infatti zuppa deriva dal gotico “suppa” (da cui la voce tedesca suppe, quella francese soupe e quella inglese soup) che significa esattamente “fetta di pane bagnata”. Ecco che quindi il detto assume un senso ben preciso ed indica due modi diversi di chiamare la stessa (povera) pietanza. Con il tempo poi il significato gastronomico di “suppa” è cambiato, in quanto la zuppa è diventata qualcosa di più ricco ed elaborato, fatta con brodo, verdure, odori … ma non è una ricetta! Non si cita questo proverbio per parlare di cucina.

Il proverbio, un po’ rassegnato e un po’ ironico, “se non è zuppa è pan bagnato” viene invece riferito a un fatto o una dichiarazione che, anche se chiamata o presentata in modo diverso, è sostanzialmente la stessa. Anzi  è esattamente, in tutto e per tutto la stessa, detta però in forma migliore, più accattivante e convincente, meno diretta e, quindi, meno verace. Insomma una presa in giro.

granoNon è difficile pensare a situazioni in cui detta espressione possa tornare utile e anche un po’ liberatoria. Facciamo qualche esempio … solo a titolo indicativo:
non abbiamo effettuato licenziamenti, ma una necessaria riduzione dell’organico;
no, no, il sistema non rallenta affatto, è solo diminuita l’accelerazione;
non si può dire che c’è una crisi, c’è solo che con i prezzi più alti è più difficile arrivare a fine mese;
non è esatto dire che ha perso, è semplicemente arrivato secondo;
non stiamo parlando di prostitute, ma di escort specializzate;
non è pubblicità, ma un consiglio per gli acquisti.
Verrebbe da gridarlo: SE NON E’ ZUPPA …

Politica, pubblicità e stampa sono pieni di versioni edulcorate della stessa “zuppa”, appunto. Quando si tratta di marketing è persino piacevole leggere od ascoltare versioni più ricercate per esprimere un concetto noto. E’ un esercizio di stile, uno studio edonistico della lingua italiana.
Diverso è quando si tratta di fatti, soprattutto quelli che ci riguardano, in cui la sostanza dovrebbe prevalere rispetto alla forma. E in questo caso, più che mai, per sostanza si intende la pura realtà, che solo se espressa con parole comprensibili, comuni e dirette diventa anche verità.

Ma può tornare davvero utile far perdere il filo reale attraverso una selva di belle forme di linguaggio, che ci fanno apparire tutto sotto una luce più rosea. Così quando si torna all’uso delle semplici parole con il significato più calzante per sviscerare una notizia, l’analisi viene fatta passare per pessimismo, la prevenzione per allarmismo, la cautela per disfattismo. Ed è comodo per tutti le parti in gioco, perché usare espressioni addolcite è già un mezzo perdono.

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