L’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IRE) ha annunciato una scoperta che potrebbe rivoluzionare il trattamento del tumore al polmone non a piccole cellule. Uno studio internazionale, pubblicato su “Annals of Oncology” e coordinato dal Dana-Farber Cancer Institute, ha identificato una mutazione genetica associata a risposte più efficaci all’immunoterapia, aprendo nuove frontiere nella medicina personalizzata.
Un biomarcatore nella lotta al tumore
Il tumore al polmone non a piccole cellule rappresenta una delle forme più comuni e letali di cancro, e proprio in questo ambito si inserisce la straordinaria scoperta comunicata dall’IRE. Lo studio, cui hanno partecipato oltre 1.500 pazienti da tutto il mondo, si concentra sulla mutazione del gene DNMT3A. Questa mutazione sembra funzionare come un interruttore, accendendo specifici “fari” che rendono i tumori più vulnerabili all’immunoterapia.
Secondo Marcello Maugeri-Saccà, co-autore dello studio, tale scoperta permette di identificare un sottogruppo di pazienti che rispondono particolarmente bene all’immunoterapia, un trattamento che potenzia il sistema immunitario per combattere il cancro. Con risultati che mostrano tassi di risposta quasi doppi e una sopravvivenza significativamente più lunga, tale biomarcatore promette di essere un punto di svolta nelle terapie oncologiche.
Il ruolo dell’IRE e di giovani ricercatori
Il contributo dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena è stato cruciale in questo studio multicentrico. L’istituto ha lavorato in simbiosi con altri centri di eccellenza come il Dana-Farber Cancer Institute di Boston e il Memorial Sloan Kettering di New York. A sottolineare l’importanza della collaborazione, Giovanni Blandino ha dichiarato che il risultato rappresenta un avanzamento nel campo della ricerca traslazionale e dimostra la forza delle partnership internazionali.
Un altro nome di rilievo emerso dalla ricerca è quello del giovane Stefano Scalera, che ha svolto un ruolo chiave con le sue analisi bioinformatiche. Federico Cappuzzo, Direttore dell’Oncologia Medica 2 dell’IRE, ha sottolineato quanto sia strategico comprendere le alterazioni molecolari per selezionare meglio i pazienti e massimizzare l’efficacia dell’immunoterapia.
Nuove speranze per i pazienti
Con questo studio, si apre la possibilità di sviluppare farmaci che modulino l’attività del gene DNMT3A, potenziando ulteriormente l’efficacia dell’immunoterapia. L’oncologia di precisione, che mira a trattamenti più personalizzati in base alle caratteristiche genetiche del tumore, potrebbe presto fare un passo avanti significativo grazie a questo biomarcatore.
Il riconoscimento della mutazione DNMT3A in circa il 5% dei pazienti con tumore al polmone non a piccole cellule potrebbe portare a terapie più mirate e a un miglioramento delle aspettative di vita. Queste scoperte aprono la strada a prospettive di cura che erano impensabili fino a poco tempo fa, offrendo nuove speranze per migliaia di pazienti affetti da questa temibile malattia.
Info utili
Non sono state fornite informazioni pratiche specifiche riguardanti l’accesso allo studio o al trattamento sperimentale, ma la ricerca è pubblicata su “Annals of Oncology” per chi volesse approfondire.
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