- Cosa: Lo spettacolo Tabù di Nicola Manzari, con Carlo Valli e Natalìa Pina.
- Dove e Quando: Altrove Teatro Studio (Roma), sabato 13 dicembre alle ore 20:00.
- Perché: Un thriller psicologico “perturbante” che indaga le zone d’ombra della morale e dei sentimenti umani.
Il confine tra ciò che è socialmente accettabile e ciò che risiede negli abissi dell’animo umano è spesso sottile, quasi impercettibile, finché un evento inaspettato non lo infrange. È su questo crinale scivoloso che si muove Tabù, l’intenso spettacolo teatrale che approda sul palco romano dell’Altrove Teatro Studio. Un appuntamento unico che promette di scuotere le coscienze, portando in scena un testo complesso e affascinante di Nicola Manzari, diretto per l’occasione da Gianluigi Fogacci. Al centro della narrazione troviamo un gigante della recitazione e del doppiaggio italiano, Carlo Valli, affiancato dalla talentuosa Natalìa Pina, in una discesa agli inferi – o forse verso una paradossale liberazione – che non lascia indifferenti.
L’opera si presenta come un’indagine chirurgica sulle convenzioni borghesi e sulla fragilità delle istituzioni morali che ci costruiamo per sopravvivere. Non è un caso che il protagonista sia un magistrato, figura simbolo della legge e dell’ordine, la cui esistenza viene radicalmente sovvertita dall’incontro con una forza caotica e vitale incarnata da una donna molto più giovane. Quello che inizia come un banale adescamento si trasforma rapidamente in qualcosa di molto più profondo e inquietante, costringendo lo spettatore a chiedersi quanto conosciamo davvero noi stessi e le persone che ci circondano.
Un gioco di specchi tra manipolazione e tenerezza
La trama di Tabù si dipana attraverso dinamiche psicologiche serrate, dove i ruoli di vittima e carnefice sembrano scambiarsi continuamente. Il personaggio interpretato da Carlo Valli – noto al grande pubblico anche per essere la voce storica di Robin Williams – è un uomo di legge dedito al dovere, la cui corazza viene scalfita dall’irruzione di una giovane donna avvenente. Questo incontro non si limita a scardinare la sua routine, ma lo trascina in un vortice di manipolazione e mistero. Il rapporto che ne scaturisce è un ménage fatto di contraddizioni: tenerezza e tormento, sensi di colpa e scoperte emotive tardive.
La particolarità del testo di Manzari risiede nella capacità di trasformare una situazione apparentemente patologica in un percorso di scoperta interiore. Il magistrato viene investito di una “paternità di elezione”, un concetto che sfida le definizioni biologiche e legali di famiglia, portandolo a rinchiudersi con la donna in un isolamento che diventa l’unico spazio possibile per la verità dei sentimenti. L’evoluzione del protagonista è radicale: da uomo delle istituzioni a naufrago delle proprie emozioni, scopre sentimenti fino ad allora sconosciuti, pagando il prezzo di un epilogo che si preannuncia tragico e romantico allo stesso tempo. Questo gioco di identificazione profondo e inquietante è il cuore pulsante della messinscena, che mira a coinvolgere il pubblico in una riflessione scomoda sulla natura dell’amore e del desiderio.
La penna di Manzari: l’avvocato che indagava l’animo umano
Per comprendere appieno la portata di quest’opera, è necessario guardare alla figura del suo autore. Nicola Manzari non era solo un drammaturgo, ma un uomo di legge, un avvocato che ha saputo trasferire le sue competenze giuridiche nell’analisi della natura umana. Tuttavia, come sottolinea la regia, Manzari non scrive da giudice, ma da filosofo del diritto e fine indagatore della psiche. Scritto alla fine degli anni Settanta, questo testo rappresenta un unicum nella sua produzione, distaccandosi dalle commedie e dai drammi neorealisti che lo avevano reso celebre nel secondo dopoguerra e che avevano attirato le attenzioni di compagnie primattoriali come quelle di Emma Grammatica o Tino Buazzelli.
Con Tabù, l’autore compie un salto di qualità, partorendo un testo che il regista Gianluigi Fogacci non esita a definire “perturbante”. La scrittura scardina le convenzioni sociali in cui i personaggi, e noi con loro, siamo spesso intrappolati. È un’opera che anticipa temi moderni, esplorando l’incapacità di dare un nome ai sentimenti, una condizione che sembra affliggere l’epoca contemporanea ancora più di quella in cui il testo fu concepito. La tensione narrativa non cala mai, sostenuta da una struttura dialogica che scava nelle non-dette verità, portando alla luce ciò che di solito preferiamo mantenere nell’oscurità.
L’eredità di un grande classico e la visione contemporanea
La storia rappresentativa di Tabù vanta precedenti illustri. Nel 1982, fu il grande Enrico Maria Salerno a portarlo in scena, curandone regia e interpretazione accanto alla figlia Chiara, ottenendo un grande successo di pubblico e critica. Riproporre oggi questo testo non è un’operazione nostalgia, ma una scelta culturale precisa. Secondo la visione di Fogacci, l’opera non ha perso smalto; anzi, la sua attualità è forse ancora più bruciante oggi. Viviamo in un tempo in cui i “tabù” sono mutati ma non scomparsi, e dove la difficoltà di gestire le emozioni porta spesso a conseguenze estreme.
La regia di Fogacci, coadiuvata dagli elementi scenici e costumi di Susanna Proietti e dalle musiche di scena eseguite da Michele Marco Rossi, punta a esaltare questa atemporalità. Il teatro, in questa visione, torna alla sua funzione primaria: costringere a riflettere, a nominare l’innominabile, a guardare in faccia “ciò che di più oscuro e inesplorato si agita in noi”. La presenza scenica di Carlo Valli, con la sua capacità di modulare registri drammatici e intimi, promette di restituire tutta la complessità di un uomo che perde tutto per trovare, forse per la prima volta, se stesso.
Info utili
- Biglietti: Intero 15€ – Ridotto 10€.
- Orario: Sabato 13 dicembre ore 20:00.
- Indirizzo: Altrove Teatro Studio – Via Giorgio Scalia 53, Roma (Zona Cipro/Musei Vaticani).
- Prenotazioni: È possibile prenotare telefonicamente o via email contattando direttamente il teatro.

