
I Pink Floyd non escono più con album contenenti brani inediti e non fanno più concerti. A raccogliere la loro eredità ci ha pensato proprio il musicista inglese, anche perché il gruppo di “The Dark Side of the Moon” è una delle sue maggiori influenze, assieme ad altra band fondamentale del genere, i King Crimson. Wilson, del resto, non ha mai nascosto i suoi riferimenti musicali e, nel caso del gruppo guidato da Robert Fripp, si è pure adoperato al remix dei loro primi album in 5.1 audio surround.
Oltre a far parte dei Porcupine Tree, dei Blackfield, nonché a portare avanti una fortunata carriera da solista, si è dedicato anche alla produzione di gruppi non certo di modesta qualità e di scarso seguito. Basti pensare agli Opeth del suo fidato amico Mikael Åkerfeldt (con lui ha pure creato un nuovo progetto musicale denominato Storm Corrosion che, tuttavia, ha diviso critica e pubblico), agli isrlaeliani Orphaned Land ed ai conterranei Anathema.
Insomma, è proprio il caso di dirlo, Wilson difficilmente si annoia ed i risultati, aspetto non di poco conto, sono tutti degni di nota. 
Non ci sono, è vero, novità sostanziali, ma le idee non mancano e brani come “Liminol”, “The Watchmaker” e la title track sono delle perle e vi si possono notare anche influenze jazz, rock anni ’70 e, chiaramente, i suoi amati Pink Floyd e primi Genesis.
Dopo il tour invernale, adesso Wilson è pronto per una nuova serie di concerti, che comprende pure una data nella Capitale, il 4 luglio, presso la sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica (inizio ore 21), nell’ambito dell’edizione 2013 di “Luglio suona bene”. La scaletta verterà sui brani dell’ultimo album, senza tralasciare però quelli dei precedenti lavori come solista. Appuntamento d’obbligo per gli appassionati dei Porcupine Tree (già, ma quando torneranno con un nuovo lavoro?) e, in generale, per tutti coloro che adorano il progressive rock.
I Pink Floyd non torneranno più e stessa cosa, purtroppo, per i Genesis. Non rimane allora che guardarsi attorno e Steven Wilson è certamente il massimo, oggi, che si possa trovare, per così dire, nel mercato discografico (di qualità).
Aspettando il ritorno (imminente) dei massimi esponenti del progressive metal, i Dream Theater, una serata in compagnia di Steven Wilson è come minimo d’obbligo. Possiamo forse perdere lo stakanovista del rock?
