Mauro_Cutrufo

Da Comune di Roma a Roma Capitale: novità ed effetti della nuova “governance”

Mauro_CutrufoMauro Cutrufo, Senatore della Repubblica e ViceSindaco di Roma,  autore del libro “La Quarta Capitale” (Gangemi Editore spa), racconta, con dovizia di dati e analisi, perché per Roma, speciale e unica, è stato fondamentale l’implementazione di una disciplina giuridica specifica, simile a quella di altre capitali mondiali. E con i “lavori ancora in corso”, la scelta  ha, intanto, determinato il passaggio da Comune di Roma a Roma Capitale.

Senatore Cutrufo, che cosa ha significato dal punto di vista strutturale, amministrativo, territoriale e finanziario, il passaggio da “Comune di Roma” a “Roma Capitale”?

La legge delega 42 approvata dal Parlamento nel 2009 ha sancito definitivamente la differenza tra Roma Capitale e gli altri comuni d’Italia, come già previsto dalla Costituzione. Da un punto di vista territoriale la legge non prevede alcuna modifica, perché i confini di Roma Capitale coincidono con quelli del Comune di Roma. Per quel che riguarda gli altri aspetti, Roma è stata definita un ente dotato di speciale autonomia, statutaria, amministrativa e finanziaria. Dalla stessa legge delega scaturiscono per la capitale ampliate competenze amministrative, il cui trasferimento sarà definito con l’approvazione del prossimo decreto legislativo. Mentre, quello già approvato dal governo a settembre dell’anno scorso, quindi già in vigore, reca disposizioni circa l’ordinamento di Roma Capitale, entrando nel merito della definizione e delle attribuzioni dei suoi organi, che sono l’Assemblea Capitolina, la Giunta e il Sindaco.

Perché si è reso necessario questo passaggio?

Intanto, per un’anomalia tutta italiana sul piano legislativo. Le altre principali capitali europee infatti nel loro ordinamento godono di una legislazione speciale e di uno status personalizzato. Berlino, Vienna e Bruxelles sono lander all’interno dei loro rispettivi Stati federali, ossia città equiparate allo Stato/Regione, con competenze legislative separate da quelle statali. Mentre Londra e Parigi, pur senza un riconoscimento costituzionale, sono supercomuni diversi dagli altri, anche se privi di competenze legislative.

Cosa è successo, invece, per Roma?

Roma, invece, non ha mai avuto una governance ‘speciale’, è stata per anni governata alla stregua di ogni altro Comune italiano che non ha oneri e onori di una capitale. Senza considerare le sue dimensioni. Roma è un gigante urbano in Italia ed è la Capitale più estesa nell’Europa continentale. Dati e fatti lo dimostrano, basta verificarli. E allora si scopre che Roma è grande quanto nove capitali europee, tra le quali Parigi, Vienna, Lisbona ed Atene. E’ estesa quanto quattro metropoli mondiali: New York, Il Cairo, Barcellona e Buenos Aires. Sul piano economico incide più di qualsiasi città italiana, Milano inclusa, sulla produzione del Pil nazionale (7%) ed ha il primato nazionale per numero di imprese registrate, 316.066 (Milano ne ha 221.000). Potrei andare avanti con molti esempi, che ho raccolto nel libro “La Quarta Capitale”, ma la conclusione è una sola. Roma non ha avuto di fatto la considerazione, il riconoscimento e il rispetto che meriterebbe, sia per essere una città unica al mondo, sia in quanto Capitale della Repubblica. Per una serie di pregiudizi e false verità, è stata sempre governata con la stessa disciplina normativa di un comune di 10 mila abitanti.

RomacapitaleCon il passaggio a Roma Capitale sono state necessarie delle modifiche, dei cambiamenti, anche a livello di singolo municipio?

Il primo decreto legislativo su Roma Capitale prevede una diminuzione del numero dei municipi da 19 a 15, che saranno disciplinati dal nuovo statuto di Roma Capitale, che favorirà la loro autonomia amministrativa e finanziaria. E’ chiaro che nel disporre questa riorganizzazione, si dovranno privilegiare l’omogeneità delle funzioni dei singoli municipi, delle caratteristiche economico-sociali dei vari territori e la distribuzione equa dei cittadini. Esistono, ad esempio, municipi accumunati dalla vocazione turistica, altri già molto popolosi, altri molto vasti. Insomma, andranno pesati diversi fattori.

I cittadini solitamente guardano e si confrontano con le strutture presenti sul territorio dal punto di vista dell’offerta di servizi. Roma Capitale “offre” delle novità in tal senso?

Le novità arriveranno ma saranno legate alla definizioni delle competenze e dei poteri specifici di Roma Capitale, con il secondo Decreto legislativo. Roma in questi anni è stata imbrigliata in un ordinamento giuridico e in poteri amministrativi troppo stretti per mettere in atto  una politica efficace. Per questo la nuova governance avrà effetti positivi per lo sviluppo della città e per il miglioramento dei servizi ai cittadini.

Roma Capitale e Città metropolitana di Roma coincidono oppure sono due progetti completamente diversi?

Roma Capitale e città metropolitana non solo non sono la stessa cosa, ma soprattutto occorre chiedersi se convenga che lo diventino.

Le città metropolitane sono state introdotte tra gli enti territoriali costitutivi della Repubblica all’articolo 114 della Costituzione con la riforma del Titolo V, nel 2001. Lo stesso articolo ha previsto la costituzionalizzazione di Roma Capitale. La carta costituzionale, dunque, riconosce da dieci anni l’unicità di Roma, dedicandole un comma specifico, diverso da quello relativo alle città metropolitane. Allo stesso modo anche  la legge delega 42/2009, ha disposto due distinti articoli, uno per l’istituzione delle città metropolitane e uno per Roma Capitale. Ciò nonostante, potrebbe anche essere istituita la città metropolitana di Roma Capitale.

Che cosa significherebbe istituire la città metropolitana di Roma Capitale?

Da questo punto di vista è di fondamentale importanza considerare l’aspetto territoriale. Se infatti la città metropolitana coincidesse con la Provincia di Roma, non si terrebbe conto di un dato certo: Roma è già un’area vasta. E’ estesa quanto otto dei nove capoluoghi per cui la legge 42/2009 prevede l’istituzione città metropolitane, quindi è grande come Torino, Milano, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria, messe insieme. E’ evidente che l’ultima cosa di cui ha bisogno è di altro territorio.

Senza contare che Roma rischierebbe di diventare un agglomerato gigante di 135 comuni metropolitani: gli attuali 15 Municipi, a cui si sommerebbero i 120 Comuni della Provincia. Le contraddizioni non sarebbero poche. Mi limito a sottolinearne due. I Municipi di Roma, sebbene di dimensioni territoriali e demografiche equiparabili alle più grandi città italiane, avrebbero lo stesso peso politico di Marino o Colleferro. Mentre i comuni della provincia ‘inglobati’ nella città metropolitana rischierebbero di perdere la loro identità, fatta di idiomi, tradizioni, bandiere diverse, per essere cooptati all’interno di un unico superente. E’ il buonsenso a dirci che questa operazione non converrebbe a nessuno, né ai cittadini romani né a quelli della provincia.

Esiste uno sportello di informazione, sulle “novità” di Roma Capitale, per il cittadino?

A dire il vero è prematuro immaginarlo, visto che la riforma deve ancora essere completata. Tuttavia, abbiamo ritenuto che i romani dovessero prendere consapevolezza dell’importanza di questo processo legato alla grandezza e alla responsabilità della Capitale. Abbiamo infatti promosso una campagna di comunicazione “La capitale più grande d’Europa. Appartiene a te”, mirata a sensibilizzare la cittadinanza sulla complessità nell’amministrare un territorio così ampio, e a far scoprire i numerosi primati di Roma in Italia e in Europa, stimolando la consapevolezza e il senso di appartenenza dei cittadini. Il visual della campagna ha mostrato alcune delle sue unicità, come il patrimonio artistico, dato che Roma ha il centro storico più esteso di Europa, dichiarato patrimonio Unesco, o il primato di comune verde più grande del Vecchio continente. La campagna è stata pianificata da settembre 2010, mese dell’approvazione del primo decreto su Roma Capitale, fino a novembre scorso, con affissioni, annunci su quotidiani, maxiretro su bus e brochure informative. E’ ovvio che, se gli stessi romani prendono coscienza di certe complessità, sarà più facile trasferire queste istanze anche in Parlamento e nel Paese.

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