- Cosa: “Uomini o Caporali”, spettacolo di e con Francesco Stella per la regia di Nicola Pistoia.
- Dove e Quando: Roma, Altrove Teatro Studio (Via Giorgio Scalia, 53). Dal 28 al 30 novembre 2024.
- Perché: Un monologo intenso che trasforma il gioco del kabaddi in metafora di resistenza contro la schiavitù moderna nell’Agro Pontino.
Il teatro ha da sempre la funzione di specchio della società, talvolta deformante per far ridere, talvolta nitido e crudele per costringere a guardare ciò che spesso preferiamo ignorare. È questo il caso della nuova produzione che approda sul palcoscenico romano, portando in scena una delle piaghe più dolorose e attuali del nostro tessuto economico e sociale: il caporalato. Attraverso una narrazione che fonde cronaca e poesia, lo spettacolo si propone di restituire voce e dignità a chi è stato ridotto al silenzio, trasformando i numeri della cronaca nera in storie di esseri umani in carne ed ossa.
L’appuntamento è fissato per l’ultimo weekend di novembre all’Altrove Teatro Studio, uno spazio che conferma la sua vocazione per un teatro civile e necessario. Qui, la drammaturgia contemporanea incontra l’urgenza della denuncia sociale, offrendo al pubblico non solo un momento di intrattenimento culturale, ma uno spunto di riflessione profondo sulla responsabilità collettiva che condividiamo come cittadini. La storia di Jasnoor, protagonista dell’opera, diventa così emblema universale di una lotta per la sopravvivenza che si consuma a pochi passi dalle nostre case.
Un viaggio di speranza e catene invisibili
Al centro della rappresentazione troviamo la figura di Jasnoor, un giovane immigrato proveniente dal Punjab. La sua parabola narrativa è quella, purtroppo comune, di migliaia di persone che lasciano la propria terra inseguendo il miraggio di un futuro migliore in Europa. Il testo, scritto e interpretato da Francesco Stella, scava nelle pieghe di questo viaggio, partendo dal macigno iniziale: il debito insostenibile contratto per poter partire. È questo il primo anello di una catena che, invece di spezzarsi all’arrivo in Italia, si stringe ancora di più, trasformandosi in una vera e propria schiavitù moderna.
L’ambientazione nell’Agro Pontino non è casuale, ma radicata in una realtà territoriale ben precisa, dove la bellezza del paesaggio agricolo stride violentemente con le condizioni disumane di chi quella terra la lavora. La pièce teatrale, che nasce come adattamento di un omonimo podcast del 2022, riesce a tradurre in linguaggio scenico la quotidianità fatta di fatica, privazioni e invisibilità. Non si tratta solo di raccontare lo sfruttamento lavorativo, ma di esplorare l’impatto psicologico ed emotivo su chi vive in queste condizioni. Jasnoor non è un eroe mitologico, ma un uomo che attraversa momenti di dolore lancinante, alternati a sprazzi di speranza e coraggio, cercando di non smarrire la propria identità in un sistema disegnato per annullarla.
Il Kabaddi come metafora di resistenza
Uno degli elementi più originali e potenti dello spettacolo è l’utilizzo del Kabaddi come chiave di lettura dell’intera vicenda. Questo antico sport di contatto, nato in India e molto popolare nel Punjab, richiede forza fisica, agilità, ma soprattutto controllo del respiro. Nello spettacolo, il gioco trascende la sua dimensione sportiva per diventare una potente metafora di sopravvivenza. Come nel Kabaddi l’atleta deve trattenere il fiato e lottare per toccare l’avversario e tornare alla propria base senza essere catturato, così il bracciante lotta ogni giorno per “restare umano” in un contesto disumanizzante.
Questa sovrapposizione tra la disciplina sportiva e la lotta per i diritti crea un livello di lettura simbolico molto forte. Il respiro, che nel gioco è regola fondamentale, nella vita dei campi diventa il simbolo della vita stessa che cerca di non farsi soffocare. La narrazione alterna dialoghi intensi a cambi di registro che spaziano dal profondo realismo a momenti di pura poesia, illuminando il potere della dignità e dell’amore come unici, veri strumenti di resistenza. È attraverso questa lente che lo spettacolo riesce a sensibilizzare il pubblico su un fenomeno spesso taciuto, mostrando il lato umano delle vittime al di là delle statistiche fredde dei telegiornali.
La regia minimalista e l’impatto sensoriale
A dirigere questo delicato monologo è Nicola Pistoia, che ha scelto un allestimento essenziale per dare massimo risalto alla parola e all’emotività dell’interprete. La scelta di una scena minimalista, curata da Francesco Montanaro, permette di eliminare ogni distrazione superflua, costringendo lo spettatore a focalizzarsi totalmente sulla presenza scenica di Francesco Stella e sulla storia di Jasnoor. In questo vuoto apparente, giocano un ruolo fondamentale le luci e i suoni, utilizzati in modo evocativo per sottolineare i passaggi più drammatici o onirici del racconto.
La voce dell’attore non è sola sul palco: essa dialoga costantemente con i silenzi, le pause e gli effetti sonori, creando una partitura uditiva che avvolge la platea. Questa scelta registica rende il pubblico testimone diretto, quasi complice, di un’esperienza crudele ma universale. L’obiettivo non è solo denunciare o educare, ma creare una connessione empatica. “Uomini o Caporali” si pone l’obiettivo ambizioso di scuotere le coscienze, ricordando a ciascuno di noi — consumatori, cittadini e membri di una società globalizzata — che ignorare il problema significa esserne, in qualche modo, complici.
Info utili
Per chi desidera assistere a questo intenso monologo di denuncia civile, ecco i dettagli pratici:
- Date e Orari:
- Venerdì 29 e Sabato 30 novembre: ore 20:00
- Domenica 1 dicembre (nota: data dedotta dalla programmazione “dal 28 al 30” nel testo, verificare orari per sicurezza, qui riportiamo come da comunicato ore 17 per la domenica se inclusa nel range). Correzione basata sul testo: “Dal 28 al 30 novembre” implica Venerdì, Sabato e Domenica. Orari specifici: Venerdì e Sabato ore 20, Domenica ore 17.
- Biglietti:
- Intero: 15€
- Ridotto: 10€
- Luogo: Altrove Teatro Studio, Via Giorgio Scalia 53, Roma (zona Cipro/Musei Vaticani).
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