La malattia di Lyme rappresenta una delle infezioni più sfuggenti e complesse da trattare, dovuta ai batteri del genere Borrelia, trasmessa attraverso zecche. Un recente studio, condotto dall’Istituto Dermatologico San Gallicano di Roma, in collaborazione con Sapienza, Università di Lubiana e finanziato dall’Associazione Lyme Italia e Coinfezioni, ha svelato perché gli antibiotici spesso non riescono a debellare questa malattia. Analizzando le proprietà del biofilm, i ricercatori hanno compreso come queste strutture tridimensionali proteggano i batteri, rendendo ardua la cura della malattia.
Biofilm e resistenza agli antibiotici
La ricerca rivela che i batteri Borrelia afzelii e Borrelia garinii, i principali agenti della malattia di Lyme in Europa, quando si organizzano in biofilm, sfuggono efficacemente alla penetrazione di antibiotici comunemente usati come ceftriaxone e doxiciclina. La pellicola protettiva, formata da polisaccaridi, proteine e acidi nucleici, non solo limita l’efficacia dei farmaci, ma ostacola anche le naturali difese immunitarie del corpo umano. Questa scoperta rappresenta un importante passo avanti nella comprensione della persistenza delle infezioni da Borrelia.
Il risultato deriva da un progetto robusto che ha coinvolto dodici ceppi batterici isolati da pazienti con manifestazioni cutanee della malattia. Enea Gino Di Domenico, responsabile scientifico dello studio, sottolinea come i biofilm siano decisivi per la resistenza batterica, rendendo necessarie nuove terapie. Giorgia Fabrizio dell’Università Sapienza aggiunge che queste evidenze forniscono una nuova prospettiva nello sviluppo di strategie terapeutiche più mirate.
L’importanza della ricerca congiunta
Con la collaborazione tra istituzioni accademiche e associazioni di pazienti, è stato possibile avanzare nella conoscenza dei meccanismi sottostanti la malattia di Lyme. Fulvia Pimpinelli, responsabile della Microbiologia e Virologia presso l’Istituto San Gallicano, afferma che questo lavoro potrebbe supportare lo sviluppo di trattamenti futuri più efficaci. Questa sinergia fra ricerca e volontariato è fondamentale non solo per migliorare le cure, ma anche per sensibilizzare l’opinione pubblica verso malattie spesso ignorate.
L’Associazione Lyme Italia e Coinfezioni, che ha finanziato il progetto, svolge un ruolo cruciale nella diffusione della conoscenza sulla malattia, organizzando campagne di formazione e sensibilizzazione. La ricerca potrebbe portare a nuovi traguardi per i pazienti che soffrono delle forme più severe della malattia, migliorando sensibilmente la loro qualità di vita.
Nuove terapie all’orizzonte
Le implicazioni terapeutiche dello studio sono significative; non solo chiariscono perché le terapie esistenti falliscano, ma aprono la strada a trattamenti innovativi che potrebbero affrontare con successo le infezioni persistenti. Un potenziale sviluppo potrebbe essere l’impiego di farmaci capaci di penetrare o distruggere i biofilm.
Questa ricerca rappresenta un faro di speranza per medici e pazienti, offrendo una base scientifica per sviluppare soluzioni terapeutiche avanzate. Con l’aumento della consapevolezza e dell’interesse scientifico, il futuro della lotta contro la malattia di Lyme appare promettente. L’auspicio è che ulteriori investimenti e ricerche continuino a migliorare l’assistenza sanitaria per chi ne è affetto.
Info utili
I dettagli completi dello studio sono disponibili nel giornale “Frontiers in Cellular and Infection Microbiology – Veterinary and Zoonotic Infection”. Per ulteriori informazioni sulla malattia di Lyme o per sostenere le iniziative dell’Associazione Lyme Italia e Coinfezioni, gli interessati possono consultare le risorse online messe a disposizione dall’organizzazione.
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