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Africa a Roma: le comunità etiope ed eritrea

etiopia_religiosoIl lago Turkana, il fiume Omo, la Rift Valley: nomi che evocano immensi drammi geologici, grandi esploratori, una natura rigogliosa. È la culla dell'umanità, l'area dell'Africa sub sahariana dove la scienza afferma di aver trovato i reperti umani più antichi.
Da quella remota era preistorica ne è passata di acqua sotto i ponti. Dopo aver capito di avere grosse potenzialità di sviluppo, quegli strani esseri somiglianti a scimpanzé iniziarono dapprima ad organizzarsi in comunità di allevatori, poi di pastori, per iniziare poi a spostarsi, per colonizzare zone diverse della immensa, e ancora quasi vuota, Terra a disposizione. In tempi relativamente recenti, a causa di una serie di circostanze che qualche studioso ha cercato di giustificare in termini scientifici, l'abitante dell'Africa ha iniziato a soffrire la sete e la fame. E oggi, Somalia, Kenya, Etiopia, sono aree da cui l'uomo si sposta, fugge, ma non per colonizzare altre regioni della Terra, ma più probabilmente per sopravvivere alle difficili condizioni di vita.

etiopia_paintingDurante la seconda guerra mondiale l'Italia trascorse diversi anni da queste parti, macchiando la sua missione con atti non proprio eroici, la cui memoria rimane scritta nei testi di storia. Si sa, ogni guerra porta con sé strascichi vergognosi e la Comunità etiope di Roma ha imparato a convivere con quei tristi ricordi, organizzando una ricorrenza annuale chiamata "Giorno dei Martiri", ricordando il giorno più nefasto della resistenza al fascismo, quello della rappresaglia del 19 febbraio del 1937, durante la quale furono massacrati almeno 30000 etiopi nella sola Addis Abeba.
A Roma vivono oggi circa 3000 eritrei e 1500 etiopi, quasi tutti di immigrazione piuttosto recente, risalente alla fine degli anni 80. Come è capitato spesso, anche la comunità etiope ha iniziato a radicarsi nel territorio di Roma prendendo spunto dal mondo ecclesiastico. E per farlo, ha scelto niente popò di meno che la Città del Vaticano, dove ancora oggi si trova il Pontificio Collegio Etiopico. Si tratta di una enclave storica, che mette i suoi servizi a disposizione delle Chiese d'Eritrea ed Etiopia, e nella quale i sacerdoti africani perfezionano i propri studi. Si tratta di un'istituzione, un luogo fondato da Sisto IV inizialmente con lo scopo di dare alloggio agli aspiranti sacerdoti giunti a Roma dall'Africa. Ospitò i primi seminaristi nel 1919 e la tradizione perdurò fino al 1977. A partire dal 1980, il Collegio ospita solo preti Etiopi ed Eritrei. Dentro il Collegio, ufficialmente si parlano solo due idiomi: amarico e tigrino, usati rispettivamente in Etiopia ed Eritrea. Una regola vigente molto democratica riguarda i mandati di rettore e vicerettore, che devono essere necessariamente di etnia diversa: uno etiope e l'altro eritreo o viceversa.
Verso la metà degli anni 70, i sacerdoti residenti a Roma iniziarono a celebrare la Messa per gli immigrati in Vaticano, nella chiesa Santo Stefano degli Abissini, situata alle spalle dell'abside, all'interno della Basilica di S. Pietro, nella quale sono attualmente celebrati solamente i matrimoni.
Qualche anno più tardi, alle comunità etiope ed eritrea fu concessa la parrocchia di San Tommaso Apostolo al Parione, in via di Parione 33. Nella chiesa, il sacerdote Mehari Habtay celebra la Messa in lingua Ghe'ez (utilizzata dai regnati abissini fino al 1970) secondo il rito alessandrino copto (rito etiopico) mentre in una sala adiacente sono ospitate attività spirituali e sociali.
La comunità etiope a Roma è piuttosto radicata. Oltre alla immancabile energia catalizzatrice del mondo legato al culto, il radicamento degli etiopi nella capitale è supportato da svariate iniziative, legate al mondo dello sport ma anche della .
Parlando di sport, sono state recentemente avviate una serie di iniziative che fino al settembre 2010 ricorderanno il grande olimpionico Abele Bikila, che vinse a piedi scalzi la maratona alle olimpiadi di Roma del 1960. In particolare, il comitato "Bikila 2010", supportato dalla organizzazione "Roma Appia Run", sta tentando di coinvolgere il maggior numero di comuni italiani, con il fine di far intitolare una strada a Bikila. Tutti i comuni italiani che aderiranno, il 10 settembre 2010 celebreranno la titolazione della strada, 50 anni dopo la storica vittoria di Bikila.
Un'altra iniziativa degna di nota è rappresentata dalla Onlus Ethio-Italy, una organizzazione no-profit fondata nel 2002 con l'obiettivo principale di avvicinare la comunità etiope a quella italiana. A tal fine, viene promosso il calcio dilettantistico e sono organizzati culturali, favorendo la diffusione della storia e delle tradizioni del popolo africano.
etiopia_cucinaA dimostrazione della capillarità con cui il costume etiope si è radicato a Roma, basta citare alcune attività commerciali, prime tra tutte quelle di ristorazione. Infatti, in Etiopia come in tutta l'Africa, il cibo rappresenta l'elemento basilare di una cerimonia rituale che celebra la vita nel senso più profondo della parola. Il piatto simbolo della cucina etiope, ma anche di quella eritrea e somala, è lo zighinì. Preparato a base di carne di montone, lo zighinì è cotto in umido e accompagnato dal berberè, un sugo piccante ricco di paprika e verdure. Il tutto viene servito su una tenera e sottile sfoglia chiamata ingera, che sostituisce il pane ed è preparata con un tipico cereale, il tef.
Alcuni dei ristoranti più noti per la cucina etiope ed eritrea sono i seguenti: 

  • o Aduliss, via Milazzo 1/c, 06.4451695
  • o Africa Village, via Nomentana 1111, 06.8270381
  • o Africa, via Gaeta 26, 06.4941077
  • o Enqutatash, via della Stazione Prenestina 55, 06.273767, www.enqutatash.com
  • o Etiopia, viale regina Margherita 239/a, 06.4403433
  • o Massaua, via Montebello 28, 06.4817666
  • o Sahara, viale Ippocrate 43, 06.44242583
  • o Zighini, viale dell' Università 17/19, 06.4959315, www.zighini.com

L'arte etiope è presente in diversi esercizi che offrono anche oggetti provenienti da altre zone dell'Africa, ma probabilmente l'emporio più specializzato si trova in zona Testaccio, in via Luigi Vanvitelli 39, ed è "Extrafrica" (www.extrafrica.it), dove l'attività è mirata ad oggettistica, tessuti, abbigliamento, argento ed elementi di arredo.
Per chi è interessato a volumi in tema di Africa (e quindi anche Etiopia), in zona Parioli (via Ulisse Aldrovandi n.16) si trova la Biblioteca "Istituto Italiano per Africa e Oriente" (ISIAO, www.isiao.it), la cui sezione africana è la più ricca in Italia per quanto riguarda i rari e pregiati testi su Eritrea, Etiopia, Libia e Somalia. Inoltre, l'Istituto è uno dei più conosciuti e frequentati dagli studiosi dell'Africa.
Una ulteriore realtà di spicco nel mondo del culto etiope è la Chiesa Pentecostale Etiope in Italia di via Guido Castelnuovo n.10/12, nata da un piccolo gruppo di eritrei ed etiopi ed ora arrivata a 300 membri. Tra le attività principali vi sono due cori, due gruppi di preghiera, attività di e poesia per i giovani, la scuola domenicale. Una organizzazione a parte all'interno della Chiesa è chiamata "Amore e Carità", e punta a reinserire nella società le prostitute etiopi uscite dal baratro.
Infine, ultimo in ordine di apparizione ma non di importanza, in via Cornelia 44/a (quartiere Aurelio) si trova la sede dell'agenzia "Habeshia" (http://habeshia.blogspot.com), impegnata ad informare ed orientare giuridicamente e socialmente, denunciando violazioni dei diritti umani e civili in Italia, Libia, Sudan, Eritrea, Etiopia e collaborando con Caritas e parrocchie.

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