dopo la pioggia

Dopo la pioggia

dopo la pioggiaDopo la pioggia di Chiara Mezzalama (edizioni e/o) è un romanzo attraversato da una sensazione di disastro incombente, di minaccia globale.

A essere in pericolo non è solo il matrimonio di Elena ed Ettore, ormai vicino alla fine, ma la Terra stessa, che si trova sull'orlo di una catastrofe ambientale senza precedenti. A Roma, dopo l'esondazione del Tevere, la situazione è apocalittica, e il Papa viene evacuato in elicottero tra palazzi inghiottiti dalle voragini e gente in fuga.       
L'autrice sa trasporre sapientemente il dramma dalla dimensione privata a quella universale. Ed è proprio la corrispondenza tra personale a sociale a fare di Dopo la pioggia un romanzo ecologista a tutto tondo. In crisi è infatti l'òikos nel suo insieme, sia la casa intesa come luogo della famiglia, sia quella di tutti, ossia il Pianeta. Con acutezza e sensibilità Chiara Mezzalama coglie l'occasione del cambiamento, intravede la speranza e costringe il lettore a riflettere sul non più rimandabile: il dopo.

Chiara MezzalamaChiara Mezzalama, lei presenta al lettore due protagonisti sull'orlo di un cambiamento a cui sembrano non potersi sottrarre. Cosa sta succedendo a Elena ed Ettore?         
CM: I due protagonisti del romanzo, Elena e Ettore, hanno a che fare con la fine del loro matrimonio. Non necessariamente la fine dell'amore, ma la fine di una struttura sociale squilibrata, nella quale Elena, nel ruolo di moglie e di madre, si sente imprigionata. Decide perciò di rompere il patto che aveva con il marito e parte. La sua partenza avrà degli effetti dirompenti. Credo che sia sempre così quando si decide di cambiare strada.

Dopo la pioggia non riguarda però solo il cambiamento interiore, emotivo, ma anche quello ambientale. Come mai ha scelto di affrontare questo argomento?  
CM: In realtà è della catastrofe ambientale che io volevo scrivere. Perché credo sia un'urgenza del tutto sottostimata e ho a lungo ragionato sul perché di quella che lo scrittore Amitav Ghosh chiama «la grande cecità». Perché gli umani stanno facendo così fatica a capire che la guerra che hanno dichiarato alla natura è ciò che li perderà? Nel romanzo questo senso di allarme è rappresentato dalla pioggia incessante che costringe i personaggi a mettersi in movimento, ad aprire gli occhi per riprendere l'immagine di Ghosh. Il cambiamento è sempre difficile, faticoso e doloroso eppure è anche una grande occasione. Ecco, volevo raccontare in che modo le rovine del nostro mondo possono rappresentare un'incredibile opportunità di ripensare la vita, il rapporto con gli altri, la famiglia, l'amore e soprattutto il nostro legame con il pianeta che ci accoglie e che stiamo maltrattando.

Se Elena ed Ettore sono due adulti piuttosto confusi, i loro figli Susanna e Giovanni sembrano invece talvolta avere un quadro della realtà più chiaro dei loro genitori. È uno sguardo di fiducia sulle nuove generazioni?  
CM: Io sono nata in un'epoca nella quale si credeva ancora alla possibilità di una crescita senza limiti. Le nuove generazioni sanno che non è vero. È un cambiamento radicale di prospettiva. Le nuove generazioni saranno costrette a ripensare il mondo, in parte lo stanno già facendo. Non si tratta di fiducia, si tratta di necessità. Però sì, volevo dare voce anche a loro, a un'adolescente e a un bambino perché saranno loro a pagare le conseguenze del disastro. Il conflitto tra le generazioni è sempre stato un motore del cambiamento, vorrei che nelle nostre società si lasciasse più spazio ai ragazzi, ai bambini… e anche agli animali e alle piante!

Lei è anche traduttrice e psicoterapeuta. La sua formazione quanto influisce sulla sua sensibilità di scrittrice?  
CM: Al centro del mio lavoro c'è sempre la costruzione dei personaggi. Sono i personaggi e lo stile che fanno di una storia una buona storia. Gli studi di psicologia mi hanno certamente aiutata in questo; intanto per la capacità di osservare e di ascoltare, che sono il punto di partenza di ogni racconto, poi per ricerca dell'ombra, quello che è non detto, inconscio, nascosto e che la scrittura cerca di scoprire e che talvolta, raramente, riesce a svelare. È la parte di mistero… Vivo in Francia, sono perciò immersa in un'altra lingua. Quando scrivo in francese devo fare molta attenzione, perché possiedo meno strumenti linguistici e questo mi porta ad essere più precisa. In questo tempo in cui siamo inondate da parole che hanno perso ogni senso, parole usate a sproposito, senza attenzione o con lo scopo di fare male, mi sembra importante cercare almeno di essere precisa e accurata nella scelta delle mie parole.

Sul suo romanzo aleggia la sensazione di una catastrofe incombente, tuttavia lei parla spesso di resistenza. Senza svelare nulla del finale, cosa viene dopo la pioggia? 
CM: Come scrivevo prima, le catastrofi, i cambiamenti, sono grandi occasioni di ripensamento. Le ferite fanno male ma possono servire a crescere, a diventare più consapevoli e amorevoli se accettiamo di riconoscerle. Ciò che mi rassicura non sono i razzi fallici dei miliardari californiani che sognano di colonizzare Marte, sono le persone che hanno deciso di prendersi cura di quello che resta della natura, della biodiversità, della fragilità nostra e di ciò che ci circonda. La cura è la chiave, ancora più della resistenza. E Dopo la pioggia… viene il sereno, lo diceva quel grande poeta che era Gianni Rodari.

Chiara Mezzalama è nata a Roma. Scrittrice, traduttrice e psicoterapeuta, nel 2009 ha pubblicato il suo primo romanzo, Avrò cura di te (Edizioni E/O). È inoltre autrice di un diario sugli attentati terroristici di Parigi dal titolo Voglio essere Charlie: diario minimo di una scrittrice italiana a Parigi (Edizioni Estemporanee 2015).       
Il suo secondo romanzo, Il giardino persiano, pubblicato da e/o nel 2015, è stato tradotto in francese e in persiano. Censurato in Iran, al romanzo è ispirata una versione per bambini, Le jardin du dedans-dehors, un album illustrato vincitore di numerosi premi e tradotto in varie lingue.
Insegna letteratura presso l'Istituto italiano di di Parigi, collabora con le riviste Leggendaria e Parktime Magazine ed è membro dell'associazione Piccoli Maestri. Vive tra Roma e Parigi.

About Donata Zocche

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