Il ghetto ebraico di Roma è uno dei più antichi, fu istituito infatti nel ‘500, circa 40 anni dopo quello di Venezia, il primo al mondo.
La presenza della comunità ebraica a Roma è stata però numerosa fin dall’antichità, e si concentrava principalmente a Trastevere, tanto che in età imperiale il quartiere venne definito ‘fortezza dell’ebraismo romano’.
Gli anni hanno via via modificato i confini dell’antico ghetto, ma la sua posizione, nel cuore di Roma, lo hanno legato indissolubilmente alla storia della città.
Oggi, camminare per le sue vie, è una lezione di storia e antiche tradizioni.
Gli ebrei romani si insediarono già in epoca pre-cristiana in diverse zone della città, come il Campo Marzio e l’Aventino, e la comunità si ingrandì durante tutto il ‘300, quando nacque la ‘Contrada Judeorum’ ( il rione ebraico), ed il ‘400, a seguito dell’esodo degli ebrei dalla Spagna e dal Portogallo.
Le sorti della comunità cambiarono però drasticamente nel ‘500, con la creazione da parte di Paolo IV del Ghetto (rione Sant’Angelo), dove gli ebrei avevano obbligo di risiedere, e ai quali era proibito qualsiasi tipo di commercio ad eccezione di quello del pesce e degli stracci.
Due porte regolavano gli spostamenti degli abitanti del ghetto, che rimaneva chiuso dal tramonto all’alba.
A parte un breve periodo durante le conquiste napoleoniche del ‘700, quando tutti i cittadini poterono godere di eguali diritti, la comunità ebraica romana visse in stato di segregazione fino all’800, quando finì il potere temporale del Papato e nacque il Regno d’Italia.
Quella che oggi comprende il ghetto è una zona leggermente più ampia dell’antico rione Sant’Angelo, e va dal Lungotevere de’ Cenci a piazza Mattei, e da via Arenula a via della Tribuna di Campitelli.
Il cuore del ghetto è senz’altro il Portico d’Ottavia, eretto nell’antica Roma e dedicato a Giove e Giunone.
Nel Medioevo ospitava il mercato del pesce, una delle poche attività consentite agli ebrei, e se camminate lungo la parte destra del porticato, potete ancora vedere la lapide con l’iscrizione latina che ricordava ai commercianti l’obbligo di consegnare ai consiglieri comunali la testa e il corpo di ogni pesce più lungo della lapide stessa. In pratica, la parte migliore degli esemplari più grandi!
In questa zona sono concentrati i più famosi ristoranti della cucina ebraica romana, che non a caso ha tra i suoi piatti principali proprio il brodo di pesce, ma vi consigliamo di provare anche i filetti di baccalà e i carciofi alla giudìa.
Vicino al Portico d’Ottavia sorge poi la chiesa più importante del rione, Sant’Angelo in Pescheria, denominata così per la sua vicinanza al mercato del pesce.
In pochi passi potete raggiungere le vie un tempo dedicate alle corporazioni, come via dei Falegnami e via de’ Funari, i fabbricanti di funi.
Le due vie incrociano piazza Mattei, famosa per la fontana delle Tartarughe, una delle più belle di Roma, dove l’acqua sgorga tra eleganti figure bronzee, conchiglie, delfini e tartarughe.
Da via dei Falegnami, passando per piazza Costaguti, si arriva a Monte de’ Cenci, dove sorge Palazzo Cenci Bolognetti, costruito dalla potente famiglia romana dei Cenci sulle rovine del Circo Flaminio.
Proseguendo poi per via delle Cinque Scole, un tempo centro pulsante del ghetto, ( ‘scola’ era infatti il termine con cui si indicava il tempio ebraico), si arriva al Lungotevere de’ Cenci, che ospita la Sinagoga.
Costruita tra fine ‘800 e inizi ‘900, è la più grande d’Europa, e sorge nell’area precedentemente occupata dalle ‘cinque scole’, in seguito abbattute.
L’edificio è in stile assiro-babilonese,decorato da simboli ebraici come la stella di David e il ramo di palma, e ospita al suo fianco la Mostra permanente della Comunità ebraica di Roma.
La posizione fu scelta dagli ebrei romani perché compresa tra il Campidoglio, dove si trova il monumento a Vittorio Emanuele II, e il Gianicolo, teatro di tante battaglie risorgimentali.
Fu infatti solo con l’unità d’Italia, nel 1870, che venne concessa cittadinanza agli ebrei italiani.
Immagini tratte da Wikipedia