Questa mattina presso il Circolo Montecitorio, nel cuore sportivo di Roma, si è svolto l’evento intitolato #KeepHerConfident, con il patrocinio di Sport e Salute. L’occasione era il lancio della campagna di Dove “Sport e Autostima: una corsa a due”, di cui Jasmine Paolini è ambassador, e del progetto ad essa correlato.
L’obiettivo dell’iniziativa #KeepHerConfident è promuovere l’autostima delle ragazze nello sport ed accendere i riflettori sul fenomeno dell’abbandono in età adolescenziale per poterlo contrastare attraverso interventi mirati e il coinvolgimento attivo di allenatori, insegnanti e operatori del settore.
La conferenza stampa, condotta dalla leggenda del nuoto Novella Calligaris, ha visto la partecipazione di autorevoli relatori che hanno raccontato un fenomeno allarmante: una ragazza su due, tra i 13 e i 17 anni, abbandona lo sport per mancanza di fiducia in sé stessa.
Un dato sconcertante
Circa il 48% delle ragazze tra i 13 e i 17 anni abbandona lo sport. Non per noia o mancanza di passione, ma perché non si sente all’altezza, non si sente “abbastanza”. Troppo bassa, troppo grassa, troppo esile, troppo poco coordinata: i numeri e le testimonianze parlano chiaro.
Non si tratta solo di una questione sportiva, non si tratta solo di avere un fisico adatto ad uno sport o ad un altro: è una questione culturale, sociale e psicologica.
Jasmine Paolini, la nostra stella del tennis, in qualità di ambassador e testimonial della campagna, ha portato la sua testimonianza personale: “Mi sono sentita dire tante volte che ero troppo bassa per il tennis di alto livello, ma ho scelto di concentrarmi su ciò che sapevo fare bene, di trovare il mio modo e non lasciarmi schiacciare da quello che gli altri si aspettano.”
Il progetto di Dove punta proprio a combattere questa tendenza con una potente iniziativa volta a supportare l’autostima delle ragazze nello sport e oltre. Perché questo non è solo un problema sportivo: è un tema sociale, culturale e generazionale.
I sei relatori: voci diverse, obiettivo comune
Alla conferenza stampa di presentazione hanno dato forma al progetto Dove sei diverse voci autorevoli, dalla leggendaria Novella Calligaris alla stella del tennis Jasmine Paolini.
Novella Calligaris
La conferenza si è aperta con l’introduzione di Novella Calligaris, emozionata da un argomento così importante per chi, come lei, ha dedicato la vita allo sport. “Lo sport ha un linguaggio universale” ha esordito, “ma spesso dimentichiamo che il corpo delle adolescenti cambia, e questo cambiamento, anziché essere accompagnato, viene giudicato.” Calligaris ha ricordato episodi della sua carriera: “Quando ero ragazzina, nessuno credeva in me. Eppure, a 13 anni ero alle Olimpiadi. Ho imparato che non conta essere la più forte subito, non contano solo i muscoli, conta sapere chi sei e cosa vuoi, perché il muscolo numero uno è il cervello.”
La pioniera del nuoto italiano ha quindi fatto una riflessione relativa ai dati emersi dalla ricerca: “Spesso si dà la colpa allo sport per i cambiamenti del corpo. Gli allenatori devono capire, invece, la tempesta ormonale che vivono le ragazze adolescenti, altrimenti rischiano di perdere talenti e anime.” Calligaris ha sottolineato come spesso le critiche arrivino non solo dagli adulti, ma anche dai coetanei, minando la sorellanza. Per chiudere ha infine messo il dito su una piaga particolarmente diffusa nel nostro paese: l’assenza di sostegno, non solo da parte degli allenatori, ma anche dei genitori. “Per i ragazzi si insiste: ripensaci, non mollare. Per le ragazze invece c’è un’accettazione silenziosa: va bene, lascia, pensa a studiare. Questo doppio standard è inaccettabile.”
Ugo De Giovanni
Ugo De Giovanni, General Manager Personal Care di Unilever Italia, ha raccontato la genesi del programma Body Confident Sport, creato con il supporto di centri di ricerca e partner come Laureus. “Dal 2004 con il Dove Self-Esteem Project abbiamo raggiunto 137 milioni di giovani nel mondo, di cui quasi 2 milioni in Italia. Ma il mondo cambia: i social, le nuove tecnologie, l’intelligenza artificiale. Dobbiamo cambiare anche noi. Per questo nasce il programma Body Confident Sport: per dare strumenti concreti agli allenatori, ai professori, ai genitori, tutte figure decisive per spingere le ragazze a continuare con l’attività sportiva, a non abbandonare l’agonismo.”
Cosimo Finzi
Cosimo Finzi, direttore di AstraRicerche, presenta i dati più scioccanti. Secondo gli studi commissionati da Dove, il 49% delle ragazze che abbandonano lo sport lo fa per critiche legate all’aspetto fisico. Di queste, il 47% si sente a disagio per la pressione sociale a essere “in forma” e “attraente”, e oltre una su due vive disagio a causa dell’abbigliamento sportivo, spesso non inclusivo.
Ma Finzi va oltre i numeri e spiega: “Non è solo questione di fisico. È questione di aspettative. Se il messaggio che passa è che lo sport serve solo a raggiungere risultati, a diventare la numero uno, allora chi si sente indietro si arrende. Dobbiamo cambiare la narrativa: lo sport serve a conoscersi, a imparare dai limiti, a capire cosa possiamo fare meglio.”
Un problema, ha detto Finzi, che non riguarda dunque solo i risultati, ma il modo in cui corpo e sport sono percepiti.
Lara Tagliabue
Lara Tagliabue, della Fondazione Laureus, ha presentato il Body Confident Sport toolkit, lo strumento chiave del progetto pensato per aiutare gli allenatori a creare ambienti positivi.
“Il Body Confident Sport toolkit, sviluppato con ricercatori internazionali, è un percorso in tre tappe” spiega: “consapevolezza corporea, capacità di riconoscere i segnali negativi, e soprattutto spostare il focus dalle caratteristiche fisiche alle capacità e ai valori.”
Tagliabue racconta l’esempio di un allenatore di Milano che ha ribaltato il paradigma: “Invece di usare soprannomi sul corpo, ha iniziato a dare nomi basati sulle qualità: Chiara, che corre come il vento; Giorgia, cuore di leone; Francesca, il muro della difesa. È un piccolo gesto, ma ha un enorme potere.”
Il toolkit, per chiarire meglio, non è solo un manuale tecnico “è uno strumento nelle mani di allenatori sportivi ed insegnanti per costruire ambienti inclusivi” ha spiegato Tagliabue.
Marta Guini
Marta Guini, ex giocatrice e oggi allenatrice di basket, con voce appassionata ha raccontato: “Io ho avuto la fortuna di crescere in una squadra dove il corpo non era un problema. Nello spogliatoio vedevo corpi diversi, e questa normalità è stata un messaggio fondamentale.”
Oggi, Marta cerca di trasmettere ai suoi giovani atleti i valori appresi da un’allenatrice che non ha mai dato importanza al corpo: “Ora, con le mie ragazze, cerco di fare lo stesso. Non è la performance il vero risultato. È sapere che stai costruendo qualcosa che resterà nella vita. Che in un mondo sempre più virtuale, lo sport ti regala esperienze reali, contatto, emozioni.”
Jasmine Paolini
Quando ha preso la parola Jasmine Paolini, l’atmosfera si è fatta subito più intima ed, allo stesso tempo, allegra. “Non posso negarlo,” ha detto con il suo sorriso sincero, “quando mi hanno proposto di essere ambassador di questa campagna di Dove, non mi aspettavo che il problema fosse così grande. Leggere i dati, vedere che una ragazza su due smette di fare sport perché non si sente abbastanza… mi ha colpito.”
Jasmine ha poi raccontato di come, anche nel suo percorso, le critiche non siano mancate. “Tante volte mi sono sentita dire: ‘ma sei troppo bassa per giocare a tennis ad alto livello’. E sapete cosa? Ho scelto di non ascoltare. Ho deciso di concentrarmi su quello che potevo fare bene: essere veloce, essere agile, avere un gioco aggressivo. Certo, a volte pesa. Ma credo che la chiave sia trovare il proprio modo, il proprio spazio, e non lasciarsi schiacciare da quello che gli altri si aspettano. Ognuno può fare piccoli miracoli, a prescindere dai limiti veri o presunti.”
Con il suo tipico sorriso contagioso, la campionessa ha ricordato che l’autostima si costruisce ogni giorno, anche contro le critiche più dure ed ha concluso con un messaggio forte: “Le parole hanno un peso. Un commento buttato lì, anche per scherzo, può rimanerti dentro per sempre. Dobbiamo tutti stare più attenti. Io per prima sto imparando a pensarci, a stare attenta a cosa dico agli altri.”
Attività pratica sul campo con Jasmine
L’evento ha visto, poi, la partecipazione attiva di Jasmine che, insieme a un gruppo di giovani atlete, ha dato vita a un’attività pratica in campo con palleggi e scambi sotto rete.
Questo momento sportivo ha permesso di condividere concretamente i valori di un ambiente sportivo sano, positivo, dove ognuno deve essere libero di esprimere sé stesso.
Le ragazze coinvolte, provenienti dalla Fondazione Laureus e dal Circolo Montecitorio di Roma, hanno così potuto sperimentare direttamente il programma Body Confident Sport di Dove.
I numeri di un fenomeno allarmante
Ricordiamo nel dettaglio i dati riportati dagli studi effettuati da AstraRicerche, che parlano da soli:
- 1 ragazza su 2 abbandona lo sport tra i 13 e i 17 anni.
- 2 su 3 lo fanno per mancanza di fiducia nel proprio corpo.
- Il 49% subisce critiche per l’aspetto fisico più che per le abilità.
- Il 46% percepisce di non avere un corpo “adatto” allo sport.
- Per oltre il 50%, l’abbigliamento sportivo è fonte di disagio.
Questi numeri raccontano una realtà in cui lo sport, anziché essere terreno di crescita, rischia di diventare un luogo di esclusione.
Azioni concrete: il programma Body Confident Sport
Dove e Laureus lavoreranno a partire da settembre con allenatori e insegnanti delle scuole secondarie di primo grado, offrendo:
- Corsi e materiali scientifici validati.
- Strumenti pratici per creare allenamenti inclusivi.
- Un cambio culturale che sposti l’attenzione dal corpo ai talenti.
Il progetto si propone di arrivare non solo alle ragazze, ma anche a famiglie, compagni di squadra, insegnanti, per costruire una rete di sostegno diffusa.