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8 marzo: festeggiare liberamente come atto positivo di affermazione di diritti

festa_donnaL’8 marzo, festa della Donna, è un giorno dedicato a tutte le che hanno lottato per una vita dignitosa. Una lotta per loro stesse. Ma anche per tutte noi appartenenti alle generazioni successive a quella che, ad inizio secolo, cambiò la condizione femminile in Occidente. Grazie a loro abbiamo ottenuto fondamentali conquiste in campo sociale, politico ed economico, che ora diamo per scontate, ma che ancora meriterebbero grande attenzione e cura, perché il rischio di perderle è sempre dietro l’angolo.

L’origine della festa risale al 1908: a marzo di quell’anno le operaie dell’industria tessile Cotton di New York scioperarono in segno di protesta contro le intollerabili condizioni in cui erano costrette a lavorare. L’8 del mese, dopo vari giorni di sciopero e di legittime richieste non soddisfatte, il proprietario fece sbarrare le uscite della fabbrica chiudendo all’interno le operaie. Scoppiò inspiegabilmente un incendio in cui 129 operaie, molte straniere immigrate, persero la vita. Fra loro c’erano anche alcune italiane.

A commemorazione della tragedia venne istituita la ricorrenza, che divenne presto una festa riconosciuta in tutto il mondo, inizialmente per onorare quelle operaie, poi per ricordare e sostenere tutte le donne che hanno lottato per il riscatto della propria vita. A Roma venne istituita solo nel 1945, e l’anno successivo fu il primo in cui venne festeggiata in tutta Italia.

Negli anni la festa ha perso gran parte del suo significato, diventando spesso solo un motivo per fare qualcosa di diverso con le amiche, generalmente di carattere commerciale. D’altra parte è un discorso ricorrente, che si può facilmente applicare alle festività religiose più tradizionali, o a quelle legate ad importanti ricorrenze di conquiste politiche nazionali.

Anche se non si dovrebbe mai dimenticare l’origine e il motivo di un evento, non credo nella mera condanna di una scelta. Molte donne, di ogni età, scelgono di festeggiare in maniera leggera, divertente e spensierata questa ricorrenza così significativa per loro. Non è il caso di vederci sempre un’espressione di superficialità. E’ un dato di fatto che molti diritti sono acquisiti ed è un bene esserne tanto felici da festeggiare il fatto in sé.
C’è poi un senso di appartenenza al genere femminile, di cui ci si sente orgogliose. L’8 marzo ci si schiera tutte dalla stessa parte e si vive l’evento quasi con un senso di “cameratismo”. E’ purtroppo più raro di quanto ciascuna di noi, nel suo intimo, vorrebbe. Anche per questo vale la pena far baldoria e divertirsi con leggerezza. E la leggerezza appartiene alle Donne!

Non è possibile né giusto mettere da parte il significato più vero e profondo della festa, soprattutto perché non possiamo dimenticare che in molte parti del mondo i Diritti della Donna non sono nemmeno presi in considerazione.
Ma per un giorno dare libertà totale di espressione alla metà più oberata di responsabilità della nostra società è a sua volta e comunque un atto positivo di affermazione di diritti. Perché troppo spesso sulle donne ricade il giudizio negativo e quasi scandalizzato, di uomini e di altre donne, per scelte che non riguardano la parte “seria” della vita: la famiglia, i figli, la casa, il lavoro, l’abnegazione e il sacrificio. I pregiudizi hanno ancora troppo peso sulle nostre vite. Non si dovrebbe invece dimenticare che la donna si esprime anche attraverso atti di pura gioia e spensierato divertimento, di individualismo e di stravaganza. La misura di ciò è poi un fatto puramente personale.

Come molti prima di me, preferirei, invece, che la visione più seria della questione, ovvero la consapevolezza di essere state liberate da oppressioni di secoli da altre donne che hanno protestato e lottato per noi, di dover ancora lottare a lungo per la parità, il rispetto e l’indipendenza, della necessità di vedere le altre donne come amiche in questa conquista e non come rivali, fosse più presente durante il resto dell’anno.

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