“Sono educati, sanno come comportarsi.” La voce di Stefano Mei, presidente della FIDAL, non nasconde l’emozione durante la conferenza stampa di presentazione del Golden Gala 2025. Il suo è un riconoscimento non solo atletico, ma umano. “Questi ragazzi sono cresciuti bene, e lo si vede prima ancora che scendano in pista. Quando correvamo noi – aggiunge – eravamo molto meno educati”. Una frase che non è un’autoaccusa, ma una riflessione profonda sul cambiamento generazionale nello sport italiano.
Nel 2025, l’atletica leggera non è più solo prestazione, record, vittoria. È anche educazione, cultura, linguaggio. E in questa traiettoria, Mattia Furlani è un simbolo perfetto: vent’anni, già bronzo olimpico e oro mondiale indoor nel salto in lungo, ma soprattutto un ragazzo capace di raccontarsi con intelligenza, di trasmettere passione, di ispirare.
Furlani: un campione che sa parlare
Le parole di Mattia scorrono con naturalezza e precisione. Non c’è retorica, ma chiarezza. “Il Golden Gala è casa mia” – dice – “è il meeting che sento di più”. Parla della gara con la stessa intensità con cui parla della memoria personale: “Ricordo quando da piccolo gareggiavo al Palio dei Comuni, o quando aspettavo per un autografo di Usain Bolt”.
In pochi minuti, Furlani trasforma un evento internazionale in una narrazione intima, in una storia collettiva che passa dal tifo infantile alla sfida con Miltiadis Tentoglou, il rivale greco, campione olimpico. “L’obiettivo è superarlo, ci sto arrivando. È una rivalità vera, costruttiva”.
E non è solo sport. È educazione emotiva. Furlani sa raccontare anche le sue fragilità: “Sto bene, ma posso migliorare. Ci sono ancora lacune tecniche e fisiche, la vera preparazione inizierà a luglio”. Il suo è un linguaggio responsabile, mai trionfalistico.
Lo sport come educazione culturale ed emotiva
La storia di Furlani e le parole di Mei aprono una finestra più ampia sul valore formativo dello sport. L’atletica, quando vissuta con questa profondità, diventa scuola di vita, palestra di resilienza, relazioni, gestione delle emozioni.
Un ragazzo o una ragazza che cresce con lo sport, acquisisce non solo forza fisica, ma anche disciplina, rispetto delle regole, senso di responsabilità. Ecco perché è fondamentale unire sport e scuola, far dialogare due mondi che spesso si ignorano, ma che insieme possono formare adulti completi.
Una scuola che valorizzi l’attività sportiva non come extracurriculare, ma come competenze trasversali, forma cittadini capaci di leggere se stessi e il mondo con maggiore consapevolezza. Lo sport, vissuto nel quotidiano, è cultura del corpo e anche cultura delle relazioni, due sfere dell’educazione che non vanno separate. La fiducia nelle proprie capacità e l’autostima passano da entrambe. Ne ha parlato anche Jasmine Paolini in una recente intervista.
L’importanza di gareggiare in casa
Furlani si prepara a vivere il suo primo Golden Gala da protagonista: “Gareggiare davanti al pubblico di casa, davanti a tutte le persone che conosco, è stimolante quasi come un Mondiale”. La sfida con Tentoglou torna simbolica, ma anche tecnica: “La pedana dell’Olimpico è ottima, diversa da quella degli Europei, ma sono pronto”.
E la stagione all’aperto si è aperta con il piede giusto: 8,28 metri ad Atlanta, secondo posto. Ma per Mattia è solo l’inizio. “Voglio esprimermi meglio. La vera condizione arriverà a settembre per i Mondiali di Tokyo”.
Un’esperienza formativa negli Stati Uniti
Nelle scorse settimane, Furlani ha vissuto “un’esperienza bellissima negli Stati Uniti”, ad allenarsi a Clermont, in Florida. “È importante uscire di casa, vedere come si preparano i migliori al mondo. Lì c’era anche Noah Lyles, il campione olimpico dei 100 metri. È qualcosa che ti arricchisce e ti forma”.
Allenarsi in condizioni diverse – con vento contrario, rincorse ridotte, climi instabili – è parte di un’educazione sportiva che va oltre il gesto tecnico: è adattabilità, resilienza, capacità di rispondere agli imprevisti. “Serve per trovare stabilità, e anche per crescere”.
Sprint e versatilità: nuove frontiere
Mattia non esclude di gareggiare anche nei 100 metri. “Un saltatore in lungo deve essere un velocista. Magari ci provo anche quest’anno, chissà. Non faccio staffette, avverto – sorride – ma fa parte del lavoro, e può essere utile”.
Anche qui, ritorna il concetto di versatilità, di formazione integrata: nel mondo sportivo contemporaneo, un atleta non è più solo specialista, ma un interprete multidimensionale del proprio corpo.
Una notte che è già leggenda
Il 6 giugno, allo Stadio Olimpico di Roma, si correrà, si salterà, si lancerà. Ma soprattutto, si racconteranno storie. Come quella di un bambino che aspettava per un autografo di Bolt, e oggi sfida il campione olimpico sul rettilineo del lungo.
Il Golden Gala è memoria, emozione, educazione, cultura. È una delle poche occasioni in cui lo sport riesce a parlare a tutti: adulti, ragazzi, famiglie, studenti. Una lezione pubblica a cielo aperto.
E Mattia Furlani, con la sua forza, la sua voce e il suo sorriso, ne è l’ambasciatore perfetto.
fonte immagini: Fidal