L’esposizione “PLASTICOCENE”, ospitata al Bioparco di Roma, prende il via l’8 giugno, in concomitanza con la Giornata Mondiale degli Oceani, e resterà aperta fino all’8 dicembre 2025. Questo evento, curato da Elisabetta Milan con l’appoggio scientifico del WWF dell’Area Marina Protetta di Miramare, si propone di richiamare l’attenzione sul tema dell’inquinamento marino, attraverso un’integrazione unica di arte e scienza. Gli avventori dell’esposizione avranno modo di osservare installazioni artistiche che rappresentano le varie problematiche legate all’uso e allo spreco della plastica.
Arte e scienza unite per sensibilizzare
La manifestazione è stata immaginata come un viaggio attraverso sei opere d’arte che riescono a sfidare l’immaginazione del pubblico grazie ai loro forti messaggi visivi e simbolici. La “Canoa lignea sul mare di plastica”, ad esempio, è una evocativa installazione, in cui una canoa in legno solca un mare di bottiglioni d’acqua. Questa opera rappresenta l’invasione della macro-plastica nei nostri mari e fiumi, indicando però una via di uscita verso un futuro più sostenibile.
Non meno impressionante è “La famiglia di meduse aliene”, composta da cinque meduse giganti fatte di plastica recuperata. Queste meduse non sono solo suggestive nel loro aspetto, ma portano con sé anche un profondo significato, rappresentando il mare come qualcosa di alieno e contaminato, a causa dei cambiamenti climatici e delle alterazioni nei cicli naturali del plancton.
Installazioni di forte impatto visivo
Un altro esempio di come l’arte può efficacemente raccontare storie complesse è l’installazione “Nautilus”. Si tratta di un bassorilievo in argilla che incorpora calchi di oggetti plastici di uso quotidiano, suggerendo una riflessione su come gli archeologi del futuro potrebbero ritrovare resti umani costituiti principalmente da plastica. Questo pezzo riesce a connettere passato e futuro, dalla comparsa del Nautilus 500 milioni di anni fa fino al nostro presente minacciato dall’eccesso di plastica.
“Non è solo acqua” ci porta nel microcosmo del plancton, essenziale per la vita sulla Terra, attraverso una rappresentazione ingrandita di una goccia d’acqua in cerchi di plexiglas. Questa installazione intende complessificare il nostro rapporto con l’acqua, mostrando quanto la microfauna subisca le conseguenze dell’inquinamento.
Un messaggio di speranza per il futuro
Con “Mangiamo ciò che laviamo”, l’artista mette in scena una lavatrice rossa da cui emerge un polpo gigante. Questa immagine suggestiva simboleggia l’inquinamento da microfibre sintetiche che contamina il mare e l’alimentazione umana. Anche qui l’artista richiama l’attenzione sull’urgenza di cambiamenti nel nostro stile di vita per proteggere la salute dei nostri oceani e quella delle generazioni future.
Infine, “Plasticocene” raffigura un mare ingrato, composto di una massa indomita di plastica. Un’urna cineraria contenente una carta di credito dorata pone l’accento sull’ingestione involontaria di minuscoli frammenti plastici da parte degli umani. Elisabetta Milan conclude il percorso con un messaggio di speranza: l’arte può stimolare le coscienze, spingendo a cambiare atteggiamento verso l’uso e il consumo di plastica, prima che i mari si trasformino in un deposito di rifiuti irrimediabile.
Info utili
L’esposizione “PLASTICOCENE” rimarrà aperta fino all’8 dicembre 2025 nella Sala degli Elefanti del Bioparco di Roma. Inclusa nel costo del biglietto d’ingresso al Bioparco, sarà visitabile il sabato, la domenica e nei giorni festivi dalle ore 11 alle 17. Sono inoltre previste attività didattiche su prenotazione per gruppi e scolaresche.
(Fonte e immagine: Serena Del Giudice – Responsabile Ufficio Stampa)
(Credit photo: Archivio Bioparco)