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Roma più pulita ed ordinata? Ci pensò Sisto V Peretti

sistov-1Passeggiando per le strade cittadine del centro di Roma, molti non sanno che buona parte di esse furono realizzate per volontà di un pontefice,  Sisto V Peretti .
Questo pontefice fu uno dei primi ad interessarsi in modo concreto di risolvere i problemi urbanistici della città eterna.

Fu eletto papa dopo la morte di Gregorio XIII avvenuta il 10 aprile 1585. Il collegio cardinalizio si trovò diviso in due schieramenti, riflesso dell'antagonismo tra le potenti e ricche famiglie dei Farnese e dei Medici. Si decise di eleggere un papa "provvisorio" che non dovesse dare particolare problemi alle due famiglie rivali.
La scelta ricadde su Felice Peretti che aveva sessantacinque anni. La sua elezione avvenne il 24 aprile 1585.  I cardinali che lo elessero erano convinti di rimanere detentori del potere e di aver eletto un pontefice di facciata, ma furono subito disillusi.
Si narra, infatti, che il cardinale Felice Peretti, appena eletto, abbia lasciato cadere a terra il bastone con il quale si era presentato, vecchio e stanco, e si sia alzato maestoso guardando i cardinali con sguardo sicuro ed impositivo.

La  sua primissima volontà fu quella di far sparire il "lerciume" che Roma possedeva e di dotare la città di nuove strade, piazze larghe e pulite. Come prima cosa scelse un architetto a presiedere i lavori e la scelta ricadde sul più fidato, colui che aveva realizzato la sua residenza cittadina, la villa Montalto, Domenico Fontana.

La trasformazione di Roma, in questo periodo, fu un prodotto di scelte d'ordine religioso, politico, economico e sociale. L'abbellimento della città era concepito come segno di potere temporale e spirituale, destinato ad esaltare non solo il prestigio del pontefice e la potenza del suo regno, ma anche il prestigio della chiesa e della fede cristiana.
Gli interventi vanno letti anche in rapporto ad una ripresa economica cittadina. Il loro scopo fu anche quello di creare occasioni di lavoro e pertanto di sussistenza degli strati più bisognosi della popolazione.

Il primo obiettivo del rinnovamento urbanistico, fu quello di svincolare la città dalle zone basse, comprese nell'ansa del Tevere, che erano, sia congestionate per l'insufficienza della rete viaria, sia insalubri per le frequenti inondazioni del fiume.
Il tentativo fu quindi, quello di allargare la città verso Est (Colle Pincio, Quirinale, Viminale, ed Esquilino), allora disabitata. Gli interventi urbanistici compiuti da papa Sisto V si inquadrano in un generale progetto di sistemazione viaria, riguardante la città nel suo complesso e destinato a soddisfare diverse  esigenze. Adeguare la viabilità al crescente traffico delle carrozze, ostacolato dalle pessime condizioni in cui si trovava la rete stradale romana, favorire il cammino dei pellegrini e dei fedeli nelle loro devozioni verso le basiliche in particolare quelle patriarcali, e sviluppare l' edilizia delle zone di nuova urbanizzazione.

Al pontefice va il merito di aver intuito una struttura urbana capace di risolvere il problema fondamentale del tessuto urbano di Roma, la presenza simultanea della scala gigantesca della città imperiale con i grandi spazi, e la necessità di creare degli assi di collegamento tra le principali basiliche di Roma.

La parte più consistente di questi lavori riguardò il compimento di un complesso di assi viari perfettamente rettilinei e radicalmente convergenti verso la basilica di Santa Maria Maggiore situata al centro della zona collinare. L'asse principale è la via Felice (ora Sistina) che si estende da Trinità dei Monti a Santa Croce in Gerusalemme. Convergendo sugli opposti lati della basilica. Di questo rettifilo fu previsto un prolungamento da Trinità di Monti a Porta del Popolo, lungo le scese pendici del colle Pincio, che non venne eseguito. Esso era destinato a collegare in modo diretto le due principali porte di Roma: la porta del Popolo – dove iniziava la Cassia, diretta a Firenze – e la porta Maggiore  – dove iniziava la via Casilina, diretta a Napoli.
Poi vi è via Panisperna, da piazza Traiana (piazza Venezia) a Santa Maria Maggiore, destinata al collegamento con la città esistente ed infine la scomparsa via di San Lorenzo, destinata a raggiungere la via Tiburtina e la basilica omonima fuori le mura sempre partendo da Santa Maria Maggiore. Si ristrutturò inoltre l'esistente via Gregoriana (attuale via Merulana) che collegava Santa Maria Maggiore alla basilica di San Giovanni in Laterano, dove iniziava la via Appia.

Nucleo e simbolo dell'urbanistica sistina è proprio il nuovo uso degli obelischi, testimonianza del paganesimo da esorcizzare e riconsacrare di fronte al mondo, ma anche preziosa risorsa per una città che intende riutilizzare anche il patrimonio classico in funzione di una nuova prosperità e di un nuovo prestigio. Così il più efficace veicolo propagandistico dell'opera di Sisto V resta lo spostamento dell'Obelisco Neroniano al centro della nuova piazza San Pietro. Un'impresa memorabile che segnò il trionfo non della Roma cristiana sulla Roma pagana, ma della tecnica e della moderna sull'inerzia e sulla trascuratezza.

Il pontefice durò in carica cinque anni e fece molte altre cose per la capitale, ma il cambiamento del tessuto urbanistico fu uno dei contributi fondamentali di cui godiamo ancora oggi, forse senza saperlo.

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