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    Spettacoli teatrali Roma

    TREND nuove frontiere della scena britannica

    Redazione EZromeBy Redazione EZrome25/10/2023
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    TREND nuove frontiere della scena britannica – XXII edizione, Festival a cura di Rodolfo di Giammarco
    1 novembre – 17 dicembre 2023
    orario spettacoli ore 21 al Teatro Belli

    C’è un evento centrale, nella XXII edizione di “Trend” del 2023, una lezione drammatizzata scritta dallo scienziato del clima Chris Rapley e dall’autore teatrale Duncan Macmillan, il testo “2071” risalente al 2014, un lavoro adottato quell’anno al Royal Court Theatre di Londra. Il monologo è una spiegazione e un approfondimento del fenomeno importante e minaccioso del cambiamento climatico con le relative controversie sorte in merito. La performance si inscrive motivatamente nel quadro odierno di altri gravi e incombenti pericoli sociali, mondiali. Incombono guerre barbariche, disagi governativi, problemi di assistenza sanitaria, conflitti sulle pratiche dell’accoglienza e dissensi in tema di libertà LGBTQIA+, sul panorama globale del coesistere umano, e il teatro inglese prende appunti ma registra anche altre distorsioni. Documenta conseguenze post-belliche (“Belongings”), alienazioni negli schemi del convivere (“Island Town”, “Blush”, “Wide Beyond”, “Pale Sister”, “The Animal Kingdom”, “No One is Coming to Save You”, “Love and Money”), autofiction (“Every Brilliant Thing”) e riserva una zona di cultura inclusiva agli orientamenti arcobaleno (“Riot Act”, “Gently Down the Stream”, “Autopilot”), conservando uno spazio alla tradizione pinteriana (“The Waiting”). L’equilibrio della XXII edizione di “Trend – Nuove frontiere della scena britannica” regge insomma su rapporti disfunzionali, su contesti violenti, su revenge porn e sesso online, su fratelli difficili, su silenzi anti-ideologici, su terapie di gruppo crudeli, su insonnie galattiche, su incapacità associative, e c’è spazio però per un’interattività di spettatori e per un’armonia intergenerazionale tra omosessuali, e lesbiche. Il nostro oggi e il nostro domani appartengono a uno storytelling che, tutto sommato, impegna bene e a fondo l’oltremanica.
    Rodolfo di Giammarco

    dal 1 al 4 novembre ore 21
    WIDE BEYOND
    di Nathan Ellis
    regia Lucilla Lupaioli
    con Alessandro Di Marco e Martina Montini
    luci e fonica Sirio Lupaioli
    scene e costumi Nicola Civinini
    foto di scena Alice Tinozzi
    assistente regia Sara Attanasio
    traduzione Natalia di Giammarco
    produzione Bluestocking

    Guardo nelle pieghe di questa famiglia, questi due, fratello e sorella, che nascondono ferite che tutti conosciamo anche se a intensità diverse, anche se con diverse sfumature. Madri difficili, figli difficili, tentativi di fuga e riscatto, tentativi di superamento del confine familiare dentro il quale invece si cade di continuo e dentro il quale si è intessuti, fili della stessa trama, che ci piaccia o no.
    Il linguaggio stringato, a tratti aspro, trattenuto e poi esploso, con quel ritmo britannico apparentemente estraneo al presunto calore mediterraneo, rivela invece i sentimenti sotterranei e persistenti dei due protagonisti Karen e Andrew: l’amore filiale tradito da una madre che sembra non aver saputo assolvere al suo difficile compito di accudimento, tanto quanto la figlia che se ne occupa ora con la stessa impotenza e la stessa rabbia. Il fratello, famoso scrittore di passaggio, che si è allontanato per tempo da quella famiglia disfunzionale e faticosa, cerca di porre rimedio, di capire, di aiutare. Dice. Ma nessuno è in grado di proporre un nuovo modello: c’è un anelito ad una famiglia migliore, c’è una speranza di ricostruzione. Ci sono figli da crescere e riconquistare, figli attesi e sognati. Ma, nell’evolversi della nostra storia personale, quante volte abbiamo saputo capovolgere il quadro familiare? Quanto siamo stati efficaci nel correggere la relazione filiale, fraterna? Mi piace lasciare aperte le domande perché diventino una guida verso noi stessi, una direzione verso riflessioni che possano espandere la nostra coscienza e darci la possibilità di guardarci finalmente con accettazione e perdonare le proprie e le altrui mancanze. Quei fili ci appartengono, ci imbrigliano, ma ci tengono uniti.
    Questi due personaggi, due adulti fra i quaranta e i cinquant’anni, che si ritrovano nella casa della loro infanzia, ci lasciano immaginare una vita oltre quel momento speciale, oltre quella relazione non scelta. Si percepisce l’aspra ironia di Karen, la simpatia compiaciuta di Andrew, mentre la madre, di sopra, tossisce, forse dorme, forse soffre. Forse accetta di aver amato questi due figli come ha potuto. E intanto fuori piove. Piove e tira vento, sempre di più.

    Lucilla Lupaioli

    dal 6 all’8 novembre ore 21
    RIOT ACT
    di Alexis Gregory
    diretto e interpretato da Massimo Di Michele
    costumi Marco Dell’Oglio
    scrittura gestuale Tiziano Di Muzio
    consulente musicale Fabio Marchi
    assistente alla regia Giuseppe Claudio Insalaco
    foto locandina Eugenio Panichi
    elaborazione grafica Roberto Greco
    traduzione Enrico Luttmann
    produzione Artisti Associati

    Riot Act di Alexis Gregory è una combinazione di tre monologhi che abbracciano ben sei decenni e due continenti.
    Questo non è uno “spettacolo” ma la testimonianza di tre persone che decidono con coraggio e generosità di raccontarsi.
    Un resoconto in prima persona della notte allo Stonewall, che ha dato il via al movimento di liberazione omosessuale, il racconto di una vita da drag dagli anni Settanta ad oggi e una straziante narrazione sul boicottaggio della lotta contro l’AIDS negli anni Novanta.
    Storie vere, racconti, potenti e avvolgenti, ma anche brillanti e dissacranti.
    Riot Act ripercorre la faticosa lotta per i diritti dal 1969 ad oggi, partendo dalla memoria di ciò che accadde: un grido di battaglia per il futuro.
    Attualmente viviamo tempi di straordinario progresso, sebbene regressivi in altri termini, ed è per questo che non bisogna mai abbassare la guardia, bisogna vigilare.
    Il mio impegno per questo “spettacolo” è politico e voglio che abbracci un pubblico trasversale, perché vincere nei diritti è segno di civiltà, democrazia e uguaglianza per tutti, perché “il prezzo della libertà è una vigilanza continua”.

    Massimo Di Michele

    dal 10 al 12 novembre ore 21
    PALE SISTER
    di Colm Tóibín
    regia Carlo Emilio Lerici
    con Francesca Bianco e Eleonora Tosto
    alla chitarra Matteo Bottini
    traduzione Carlo Emilio Lerici
    produzione Teatro Belli

    L’Antigone di Sofocle visto dalla prospettiva di sua sorella Ismene. Il testo segue infatti la donna mentre racconta la sua personalissima versione della famigerata sfida lanciata da sua sorella nei confronti dello zio di entrambe e re di Tebe Creonte, mentre aumentano le pressioni sulla stessa Ismene affinché agisca per vendicare sua sorella, o addirittura seguire il suo tragico esempio. Pale Sister di Colm Tóibín (2019) è il titolo di una delle più recenti riletture di Antigone in chiave contemporanea – e dichiaratamente femminista – da parte di uno scrittore irlandese. Prima di lui già Seamus Heaney, Tom Paulin, Brendan Kennelly, Carl Aidan Matthews, tra gli altri, hanno sfruttato la tragedia come analogia per le divisioni che hanno dilaniato l’Irlanda a causa del dominio britannico. Incentrato sulla figura di Ismene, di cui Tóibín prende le difese, Pale Sister è un monologo teatrale in cui il buon senso e la pacatezza di Ismene prevalgono sull’intransigenza di sua sorella Antigone. Solo all’apparenza una “pallida” copia di Antigone, oltre che simbolo di viltà, qui Ismene emerge invece come portatrice di testimonianza e simbolo del ruolo vitale che le donne possono svolgere nella trasmissione della memoria a seguito di conflitti violenti. Riflettendo su fatti di cronaca recenti e sul dilagare di una comunicazione sempre meno efficiente, questo primo esperimento teatrale di Tóibín propone un esempio di drammaturgia impegnata in cui evoluzione e movimento sono affidati alla pratica sapiente di un’articolata politica del silenzio. Tóibín prende gli elementi alla base della tragedia greca – sostanzialmente pietas e terrore – e, a questi, aggiunge istanze attuali come il genere, il potere ed il suo abuso e la contrapposizione tra il silenzio e la parola. La risposta, ponderata e delicatamente distillata, di Tóibín a Sofocle scava fino in fondo alle radici del coraggio. Come certe persone riescono a trovare dentro di sé la forza di seguire la propria coscienza trovandosi di fronte ostacoli insormontabili? Una questione molto attuale, soprattutto se vista attraverso gli occhi di una giovane donna impotente.

    13 novembre ore 21
    2071
    di Duncan Macmillan e Chris Rapley
    regia Carlo Emilio Lerici
    con Paolo Triestino
    video Francesca Cutropia e Paolo Roberto Santo
    traduzione Giulia Lambezzi
    produzione Teatro Belli

    Attraverso il dialogo con uno degli scienziati climatici più influenti al mondo, Chris Rapley, il celebre drammaturgo Duncan Macmillan dà vita ad un testo in cui la scienza è al centro della scena. Il cambiamento climatico è una questione importante per tutti, ma cosa fare al riguardo è oggetto di controversie. Ciò che serve è parlarne: cosa dobbiamo alle generazioni future? Come possiamo proteggere i nostri figli e nipoti? La regia di Carlo Emilio Lerici sarà supportata da un percorso audiovisivo realizzato da Francesca Cutropia e Paolo Roberto Santo, con cui l’attore, Paolo Triestino, dialogherà nei panni dello scienziato, andando a ripercorrere la storia del surriscaldamento globale dalla sua scoperta alla sua attestazione scientifica, per mettere infine in evidenza le strategie di mitigazione, le buone pratiche, i progetti di contrasto da divulgare come nuovo paradigma di felicità sostenibile.

    dal 17 al 19 novembre ore 21
    THE ANIMAL KINGDOM
    di Ruby Thomas
    regia e traduzione Giampiero Cicciò
    con Saverio Barbiero Lisa Lippi Pagliai Tommaso D’Alia
    Carlotta Solidea Aronica Ivan Artuso
    disegno luci Roberto Di Maio
    scene e costumi del Collettivo
    regista assistente Emanuele Baroni
    assistente alla regia Giovanna Malaponti
    produzione Viola Produzioni Centro di Produzione Teatrale

    SINOSSI

    La comunicazione attorno a una tavola apparecchiata, con l’intera famiglia seduta, a volte ricorda una chiamata a distanza su un gruppo WhatsApp. Ma senza linea.
    Un estraneo (l’Ospite pasoliniano di Teorema che irrompe scompaginando convinzioni insulse? O magari uno psicoterapeuta per sessioni di gruppo? Oppure un rondone in volo che precipita nel nostro giardino ricordandoci che siamo parte del Regno animale?), un estraneo può illuminare quegli spazi di silenzio, di incomprensioni tra un essere umano e l’altro, tra un essere umano e sè stesso.

    NOTE DI REGIA

    Una famiglia di quattro persone: madre e padre ormai separati, due figli poco più che adolescenti e un giovane mediatore. È per guarire Sam, il primogenito, che vanno in scena sei sedute di terapia di gruppo.
    Un’opprimente clinica ospedaliera per essere liberati dalla prigionia di relazioni guastate dal non detto o dal detto male. Uno zoo umano, un teatrino di quotidianità domestica con spettatori invisibili: una quarta parete dalla quale il mondo sembra osservare e giudicare le nostre qualità di madri, padri, figli, studenti, medici, esseri umani, animali, la nostra sempiterna ansia da prestazione.
    Non c’è una trama di cui parlare: è la configurazione dei personaggi, che cambia tra una sessione e l’altra, tra una confessione e una reticenza, a rivelare le trame del destino dei personaggi (le trame del destino che conducono ognuno di noi nel luogo in cui siamo adesso e che ci impongono il modo di vivere quel luogo).
    È un testo, esilarante e crudele, sulla libertà e per essere liberi, sembra dirci Ruby Thomas, ci sono tante, multiformi gabbie da forzare.

    Giampiero Cicciò

    dal 20 al 21 novembre ore 21
    AUTOPILOT
    di Ben Norris
    traduzione e regia Elena Orsini
    con Elena Orsini e Ilaria Martinelli
    supervisione Mario Scandale
    costumi Valeria Forconi
    luci Alessio Pascale
    musiche Federico Mezzana

    SINOSSI

    Chi siamo? È possibile fuggire dagli schemi in cui siamo incasellati? Autopilot è la storia di due ragazze che cercano con tutte le loro forze di emanciparsi dalle proprie origini sociali e dalle proprie famiglie. Completamente diverse e, allo stesso tempo, reciprocamente sia infuriate sia attratte dai valori l’una dell’altra, si incontrano e si innamorano. È un viaggio continuamente in bilico tra il loro desiderio di incontrarsi e la loro solitudine.

    NOTE DI REGIA

    Autopilot è la storia, cronologicamente frammentata, di due ragazze che si incontrano sul lavoro, fanno amicizia e poi si innamorano. La cronologia degli eventi della loro relazione, dal suo inizio alla sua fine è raccontata in ordine cronologicamente sparso, permettendo allo spettatore di avere un livello di informazione più alto rispetto ai personaggi, e quindi di leggere in maniera diversa le loro azioni e le loro parole.
    Il testo mette in campo questioni insanabili come la differenza di classe, ma anche questioni etiche legate all’intelligenza artificiale, nello specifico alle automobili a guida autonoma. “Chi salvare?” in caso di incidente inevitabilmente fatale; secondo quali criteri programmare la decisionalità dell’automobile? Non c’è veramente una risposta giusta.
    Questo dilemma funge da cornice e metafora di come noi gestiamo le nostre relazioni e le nostre scelte di vita. Attraverso questa domanda senza risposta ci interroghiamo anche sul nostro modo di relazionarci all’altro, sul sacrificio a cui siamo o meno predisposti, su un egoismo di fondo che forse si cela dietro ogni nostra scelta, anche quella apparentemente più altruista e sulla solitudine dalla quale non riusciamo ad evadere.
    Le due attrici sono in scena da sole, in uno spazio vuoto che permette il fluire dei continui salti temporali e spaziali del testo. A loro il compito, con la sola recitazione, di guidarci nei frammenti dei ricordi della storia di Nic e Rowan.

    Elena Orsini

    “Autopilot è una metafora che ci parla di incertezza: basta una riga di codice per influenzare il comportamento di un veicolo così come basta una decisione sbagliata per determinare come andranno le nostre vite. Credo nell’importanza di parlare di questa incertezza, che pervade la nostra generazione e ci coinvolge tutti.”
    Mario Scandale

    dal 23 al 26 novembre ore 21
    THE WAITING
    di Simon Bovey
    regia Alessandro Di Murro
    con Matteo Baronchelli Jacopo Cinque Alessio Esposito Laura Pannia
    assistente alla regia Tommaso Emiliani
    costumi Michela Caccavallo
    direttrice organizzava Bruna Sdao
    progetto grafico Cristiano Demurtas
    traduzione Natalia di Giammarco
    produzione Compagnia della Creta / 369 gradi produzioni
    con il sostegno del Centro Sociale Castiglione della Pescaia delegazione Tirli

    SINOSSI

    Tre gangster aspettano l’arrivo del proprio capo in un appartamento isolato in un sobborgo londinese, pronti per una rapina ad un blindato porta valori. Nella distribuzione dei compiti, c’è chi ha rubato la macchina, chi ha portato le armi e chi pianifica il colpo mentre gioca a carte. Ma Goodall, il capo, ritarda, non si fa vivo.
    L’attesa trascorre tra amari colloqui che ricordano avventure trascorse e nuovi rancori. Si rivelano, a poco a poco, i rapporti complessi che caratterizzano le loro esistenze misere, vuote e desolate. Intanto il tempo passa, nessuno arriva.
    La tensione, così, aumenta e i conflitti tra i personaggi diventano drammatici e incontrollabili.
    Improvvisamente qualcuno bussa alla porta e le cose cambiano radicalmente.

    NOTE DI REGIA

    Simon Bovey ci consegna una commedia che nasconde dietro ad una apparente storia di criminalità la minaccia di un mistero che si rivela non esistere.
    “Che cazzo di gruppo di perdenti” dice Turner uscendo di scena alla fine della pièce e così riassume con evidenza ciò che lo spettatore ha visto. Tutto appare evanescente, niente sorregge più quell’immaginario di criminali e uomini forti.
    Ogni battuta che i personaggi pronunciano può essere menzogna. Quella di costruirsi un passato e un presente che non esistono è una modalità di sopravvivenza non razionale che nasconde una necessità di autonarrazione.
    Nonostante tutto c’è tenerezza e dolore in questi uomini a causa di un senso di colpa che fin dalle prime battute costringe i personaggi allo scontro vivendo in una costante tensione.
    Il testo è, evidentemente, ispirato alle modalità innovatrici di Pinter e Beckett. Questi grandi autori rielaborati, sia nella struttura che nel linguaggio, ispirano un’opera autonoma e personale.

    Alessandro Di Murro

    dal 27 al 29 novembre ore 21
    BELONGINGS
    di Morgan Lloyd Malcolm
    regia Jacopo Bezzi
    con Massimo Roberto Beato Stefano Guerrieri
    Federica Quartana Veronica Rivolta
    traduzione Enrico Luttmann
    produzione La Compagnia dei Masnadieri

    Dal deserto, paesaggio di una guerra moderna, al campo di battaglia di una cucina di Chippenham, nel Wiltshire, una cittadina nell’Inghilterra del sud.
    Un testo teso, forte, drammatico. Un’altra opera che mette sotto i riflettori il ruolo della donna nella nostra società, raccontandoci la sua estenuante ricerca di un’identità e di un luogo tranquillo da poter chiamare casa.
    Deb è un soldato. Un bravo soldato. È stata in Afghanistan dove ha fatto il suo dovere. Quando torna a casa, però, non viene accolta come un eroe; trova in quella che una volta era casa sua una situazione a cui non solo non riesce ad adattarsi, ma che neanche vuole accettare: la sua migliore amica, Jo – di cui lei è sempre stata innamorata – che adesso sta col padre di Deb, – è completamente succube di questo rapporto fatto di soprusi e violenza psicologica a cui lei si sottomette senza lottare, mentre suo padre, Jim, con l’orgoglio dell’imprenditore, annuncia alla figlia di aver aperto vari siti web pornografici e passa la maggior parte del suo tempo chiuso nel suo ufficio (l’ex cameretta di Deb) a guardare video e foto porno.
    Su tutto questo aleggia il fantasma della madre di Deb, una donna debole, forse psicologicamente instabile, che è sparita anni prima, lasciando un’abissale mancanza e un dolore atroce nella figlia che non riesce né a dimenticarla né tantomeno a perdonarla. Inoltre c’è anche il rapporto di Deb con Sarko, il suo compagno d’armi, mentre era in Afghanistan, con cui condivideva l’alloggio e un’intimità forzata dalle circostanze. In una serie di flashback brillantemente costruiti dall’autore vedremo cosa è davvero successo tra di loro e scopriremo che Deb ha tante cose con cui fare i conti.

    dal 2 al 3 dicembre ore 21
    GENTLY DOWN THE STREAM
    di Martin Sherman
    regia Piero Maccarinelli
    con Massimo De Francovich Francesco Bonomo Pietro Giannini
    traduzione Natalia di Giammarco
    produzione Teatro Belli / Trilly Produzioni

    In questo tenero e struggente testo di Shermann sono analizzate le vite di tre maschi omosessuali di tre diverse generazioni. Volgarmente li si potrebbe identificare come un frocio,un gay ed un queer.
    Ma la scrittura di Shermann si indirizza verso l’analisi sociologica e sentimentale quasi empatica verso gli incroci che legano questi tre personaggi.
    Il più anziano testimone delle lotte ai tempi del West Village, anche se originario del profondo sud degli States è lucido ricettore delle testimonianze di omosessuali più maturi di lui e ha una relazione con un ragazzo molto più giovane trovato su un social gay Grindr. Siamo a cavallo del nuovo millennio e questa relazione sempre più stretta nel corso degli anni si nutre anche della curiosità che il più giovane ha per il passato del suo maturo amico. Accompagnati dalle sofisticate canzoni di Mabel Marcer possiamo rivivere le storie del mondo omosessuale attraverso le loro parole e i loro occhi.
    Il più giovane vorrebbe regolarizzare la loro storia anche attraverso l’adozione ma il maturo signore non condivide questa necessità.
    A questo punto si presenta il terzo personaggio, il più giovane: anche lui nonostante o proprio a causa dell’età in cerca di regolarizzazione del rapporto e di formare una famiglia.
    Il tempo passa passano gli anni fra le loro esperienze di vita, fra i loro desideri, dal nascondere allo svelare, dalla vergogna all’orgoglio
    Lo sguardo di Shermann è dolce, solidale, empatico quasi emozionato nella rivelazione di quanto lungo e difficile sia stato passare dal frocio al queer.
    Ma non è mai melenso e ci permette di entrare nella vita di questi tre maschi con rispetto e comprensione.
    Piero Maccarinelli

    dal 4 al 6 dicembre ore 21
    ISLAND TOWN
    di Simon Longman
    regia e traduzione Martina Glenda
    con Giulia Chiaramonte Chiarastella Sorrentino Giuseppe Brunetti
    scene Sara Palmieri
    produzione Compagnia Mauri Sturno

    SINOSSI

    In una piccola città che sembra un’isola tra i campi, crescono Kate, Sam e Pete con i loro sogni di cui forse non importa a nessuno. In quel posto non c’è molto da fare se non andarsene. Ma c’è effettivamente qualcosa oltre la circonvallazione stradale che soffoca la città? Island Town è una storia di amicizia che fiorisce dove nulla fiorisce e che concede la speranza di superare l’orizzonte oltre la periferia.

    NOTE DI REGIA

    Island Town è la storia di Kate, Sam e Pete, tre ragazzi di provincia che non hanno molto da fare se non ubriacarsi in un parco giochi con il sidro scadente che sono riusciti a rubare a qualcuno.
    Il testo, seguendo i tre personaggi dall’adolescenza all’età adulta, racconta le problematiche di crescere in un contesto senza sbocchi.
    Come dice la stessa Kate: “A nessuno importa di una cittadina in mezzo ai campi, no? O delle persone che ci vivono. Come noi. A nessuno interessano le città che se ne stanno come isole in mezzo ai campi. Non gli è mai importato. Mai gli importerà.” Ma Kate, Sam e Pete hanno le loro storie da raccontare. “Roba da bestseller” come dice Pete. Kate vive da sola con il padre malato a cui hanno tolto l’infermiere per tagli al sistema sanitario. Sam e Pete vivono entrambi in contesti familiari violenti. La mamma di Sam è andata via, il padre è alcolizzato e non è raro che la picchi. Il fratello di Pete è un soggetto aggressivo che minaccia costantemente di cacciarlo di casa.
    La rabbia sembra un’epidemia che infetta l’intera città, corrodendone l’asfalto delle strade e i mattoni dei palazzi. Il completo abbandono da parte di qualsiasi tipo di assistenzialismo sociale non fa altro che contribuire alle condizioni perfette per la pullulazione del virus. L’unica speranza sembra quella di scappare altrove. Ma come si può sognare di scappare quando non ti hanno mai insegnato a sognare? Sam e Pete sono bloccati. Hanno qualcuno di cui prendersi cura. Sam è una lottatrice, farebbe di tutto perché sua sorella minore non viva quello che ha vissuto lei. Pete è un romantico e allo stesso modo di Sam, vuole troppo bene a suo nipote per lasciarlo esposto all’ira del fratello. Proteggere i piccoli diventa una priorità. Kate è la ribelle del gruppo, sogna solo di scappare e scoprire tutto ciò che c’è aldilà della circonvallazione stradale. Ma anche Kate è bloccata. È vinta dall’amore per i suoi amici, non andrebbe mai via senza di loro. La missione è convincerli. Convincere Sam che merita di più di un lavoro all’alimentari e uno squallido appartamento in paese. Convincere Pete che fuori da quel posto può davvero costruire la famiglia che tanto desidera.
    Island Town si apre come una pièce di memorie. Kate dice di aver fatto qualcosa di orribile. Quale sarà la sua colpa? Forse solo essersi concessa di sognare in un posto che non lascia molto spazio ai desideri?
    Martina Glenda

    dal 7 al 9 dicembre ore 21
    LOVE AND MONEY
    di Dennis Kelly
    regia Saverio Giuseppe Paoletta
    con Valentina Carrino e Saverio Giuseppe Paoletta
    e con Maria Elisa Barontini Daniela Bianchi Silvia Grassi Mario Ive Alessandro Massacci Roberto Pesaresi Alessia Sala
    esecutori del brano di Georg Friedrich Handel Pierluigi Ricci, Maria Martinrosyan
    progetto grafico della locandina Harvinder Singh
    traduzione Gian Maria Cervo
    produzione Associazione Universarte

    SINOSSI

    Una coppia sconvolta dal peso dei debiti contratti dalla moglie, due genitori in lutto disperati e crudeli, una cinica capoufficio e il suo servile aiutante, un’aspirante attrice pronta a tutto e un impresario teatrale disperato: tutti tracciano il quadro di un’umanità immersa in modelli consumistici alienanti, incapace di amare, come di non amare. Sullo sfondo, i sensi di colpa del marito per il suicidio della moglie, di cui non è stato solo un testimone.

    NOTE DI REGIA

    La piece Love and Money presenta 7 scene (definite ATTI) in cui recitano, di volta in volta, al massimo tre dei 9 personaggi. Solo in una scena gli attori potrebbero essere tutti sul palco, ma ho deciso di sostituire la loro presenza con le loro voci recitanti, che si alterneranno alle parole di Jess, la protagonista, unica in scena di persona in quell’atto.
    Il testo si presenta quindi senza una reale ambientazione comune, e l’effetto di spaesamento è accresciuto da una alterazione dell’ordine temporale: la prima scena è in realtà l’ultima nella successione logica degli eventi, e ad essa seguono eventi non in ordine causale. Inoltre, alcuni personaggi non hanno alcuna apparente connessione con i protagonisti della storia, ossia con la coppia David e Jess.
    L’opera si presenta quindi come un affresco sociale frastagliato, un insieme di scene di per sé concluse, dal fragile collegamento: si chiede la partecipazione creativa degli spettatori, la loro azione di ricostruzione di una narrazione volutamente de-costruita.
    E, in ultima analisi, si chiede l’immedesimazione degli spettatori nella situazione, nella condizione di frantumazione dell’io propria della contemporanea società consumistica.
    La scenografia sarà estremamente minimale.

    Saverio Giuseppe Paoletta

    dall’11 al 13 dicembre
    BLUSH
    di Charlie Josephine
    regia Marcello Cotugno
    con Arianna Cremona e Claudio Righini
    traduzione Marta Finocchiaro
    produzione La Contrada

    BLUSH racconta cinque storie sul revenge porn e sulla vergogna delle vittime di questa malattia tutta contemporanea. È stato un successo al Fringe Festival di Edimburgo e ha poi replicato al Soho Theatre,
    Il drammaturgo Charlie Josephine (a cui riferirsi con lui/loro) racconta così l’ispirazione che l’ha condotto a scrivere questo testo: “Ho iniziato a scrivere BLUSH per rabbia. Una rabbia profonda. Rabbia verso gli uomini che agiscono il revenge porn. Ma anche rabbia per il termine “revenge porn”, che di per sé è estremamente inappropriato. Suggerisce che la vittima abbia fatto qualcosa che merita vendetta. Rabbia verso un sistema legale che è tremendamente lento nel modificare leggi che potrebbero proteggere le donne. Rabbia per la totale mancanza di educazione sessuale a scuola mentre la pornografia e l’idea dello stupro diventano virali sui telefoni dei nostri figli. Rabbia per l’imbarazzo che provo nell’essere “una donna arrabbiata”. La rabbia è davvero utile quando è focalizzata nel modo giusto e ho imparato molte cose. Ho imparato che la vergogna cresce nella segretezza e nel silenzio, e il miglior antidoto alla vergogna è l’empatia”
    Da questa acuta analisi di Charlie Josephine nasce il testo, che, come riferito da alcuni critici non è adatto ai deboli di cuore. Linguaggio diretto, temi brucianti e che appunto, come nel titolo, fanno arrossire per la vergogna.
    Uno spazio vuoto, riempito solo da una pedana dove, citando le passerelle delle sfilate di moda e i cubi luminosi delle discoteche, i cinque personaggi, due uomini e tre donne, interpretati da due attori, daranno vita a un testo che, partendo da una specie di literary drama, evolve in un sabba infernale dove nessuno si salva e dove il ritmo delle battute e dei personaggi si confonde come in un sogno acido. Un bad trip senza ritorno.
    Musiche elettroniche e citazioni che vanno da Barbie Girl a I feel Love di Donna Summer, avvolgeranno i corpi martoriati (on line) dell’attrice (Arianna Cremona) e dell’attore (Claudio Righini).
    Alla fine la catarsi arriva, ma solo in scena, lì fuori, nel mondo virtuale dei social siamo tutti esposti. Vittime e carnefici.

    Marcello Cotugno

    dal 15 al 16 novembre ore 21
    NO ONE IS COMING TO SAVE YOU
    di Nathan Ellis
    regia Francesco Bonomo
    con Giorgia Salari e Francesco Bonomo
    disegno luci Pietro Sperduti
    sonorizzazione Emiliano Dukan Barbieri
    aiuto regia Giovanna Guida
    artwork Studio Lord_Z
    traduzione Natalia di Giammarco
    produzione Ass. Cult. Collettivo Amori Difficili

    No One is Coming to Save You è un pezzo teatrale oscuro, strano e allo stesso tempo silenziosamente ottimista.
    Si svolge nell’arco di una notte, nella mente di due insonni. Lei siede al buio fissando un bicchiere. Lui sta guardando la TV in una lingua che non riesce a capire. In questo stato tra luce e buio, l’uomo e la donna vanno alla deriva nella loro immaginazione.
    I loro occhi sono vitrei, è come se non fossero del tutto presenti, come se non riuscissero a credere che questo, sia il mondo in cui viviamo.
    La noia, la stanchezza penetra nelle ossa. Le uniche cose che possono squarciare la nebbia sono immagini violente: una bomba, un dirottamento, un pugno.
    L’autore sembra suggerire la rappresentazione di una generazione che ha assorbito le immagini dell’apocalisse e le ha accettate come reali.
    No One is Coming to Save You racconta l’ansia, l’angoscia e la noia di basso livello che permeano gran parte della nostra esistenza, ma che è relativamente facile da dissipare.
    Sebbene affronti questioni serie in modo complesso e stimolante, lo spettacolo è in realtà pieno di speranza. C’è un nucleo di dolcezza, un ottimismo provvisorio, consapevolmente fuori luogo, con cui lo spettacolo si conclude dolcemente.
    Nel finale l’autore riesce a riconnettere personaggi e pubblico con la realtà.
    Nel profondo, a quanto pare, sappiamo cosa fare per stare bene.
    Come saprà chiunque abbia faticato a dormire, è sempre più buio poco prima dell’alba.

    17 dicembre ore 21
    EVERY BRILLIANT THING
    (Le cose per cui vale la pena vivere)
    di Duncan Macmillan con Johnny Donahoe
    regia Fabrizio Arcuri
    co-regia e interpretazione Filippo Nigro
    aiuto regia Antonietta Bello
    oggetti di scena Elisabetta Ferrandino
    traduzione Michele Panella
    co-produzione CSS Teatro stabile di innovazione del FVG / Sardegna Teatro

    Every Brilliant Thing è un’opera teatrale dello scrittore britannico Duncan Macmillan scritta nel 2013 assieme a Jonny Donahoe (che ne è stato anche il primo interprete).
    La pièce – un’autobiografia brillante scandita da liste di “cose per cui vale la pena vivere” -è stata presentata in versione originale con grande successo al Festival di Edimburgo e al Barrow Street Theatre di New York e in tour internazionale, fra Inghilterra, Australia e Nuova Zelanda.
    Nel 2021 viene messo in scena in Italia, nella traduzione di Michele Panella con la regia a quattro mani di Fabrizio Arcuri e Filippo Nigro, anche attore protagonista dello spettacolo, per la coproduzione di CSS Teatro stabile di innovazione del FVG e Sardegna Teatro.
    Filippo Nigro, uno dei più interessanti attori del cinema e del teatro italiano, porta in scena un racconto di autofiction scandita da “liste di cose per cui vale la pena vivere”, nel tentativo di fornire alla madre un inventario di possibilità per cui valga la pena vivere.
    Una lista che si allunga con il tempo, dall’infanzia alla vita adulta, fino a enumerare un milione di valide ragioni.
    La lista che ne esce – e che il protagonista condivide con chi lo ascolta, con tono confidenziale, coinvolgente, intimo – è imprevedibile, emozionante e personalissima, fatta di episodi e aneddoti catturati al volo dal protagonista a margine di libri, scontrini e sottobicchieri del pub.
    Every Brilliant Thing dà vita a un racconto/confessione umano e informale di momenti speciali, illuminazioni, piccole manie, incontri, emozioni e attimi indimenticabili, durante il quale mette sempre più a fuoco il rapporto con il padre, con il suo primo amore, il fallimento del suo matrimonio, la ricerca di aiuto nei momenti di difficoltà.
    Alla fine, la lista, più che alla madre, sarà stata utile a sé stesso almeno a comprendere che “…se vivi tanto a lungo e arrivi alla fine dei tuoi giorni senza esserti mai sentito totalmente schiacciato, almeno una volta, dalla depressione, beh, allora vuol dire che non sei stato molto attento!”.
    Con la complicità di alcuni spettatori – chiamati a dare un piccolo contributo per far sì che i ricordi del passato prendano vita – e attraverso una scrittura dal ritmo sempre serrato e divertente, Every Brilliant Thing riesce a toccare con sensibilità e con una non superficiale leggerezza un tema delicato e complesso come la depressione.
    In questa personale versione, Every Brilliant Thing diventa una pièce partecipativa che costituisce per il pubblico innanzitutto un’esperienza.
    Grazie alla risposta dell’audience, alla temperatura emotiva e alle reazioni che ogni sera si creano in teatro, lo spettacolo non è mai lo stesso, può essere ogni sera diverso. Di fatto, Filippo Nigro riscrive in scena il pezzo insieme agli spettatori che lo vorranno aiutare.
    In questa direzione Arcuri persegue la sua personale ricerca di costruzione di immaginari collettivi che affrontano sempre riflessioni sulla vita, sulla società in cui viviamo e sul senso del teatro.

    TREND LIVE – spettacoli on demand
    biglietto 5 euro

    Riprese video effettuate da Francesca Cutropia, Paolo Roberto Santo e Andrea Brandino

    5 novembre ore 21.00

    POPS
    di Charlie Josephine
    con Eleonora Bernazza e Massimo Di Michele
    regia Massimo Di Michele

    Un padre e una figlia. Un incontro. Uno scontro fra due visioni della vita, un continuo grido di aiuto inascoltato. Charlie Josephine ci propone un viaggio nella mente tormentata di due persone che nonostante provino a modo loro a superare una grande perdita, rimangono bloccate nella loro condizione di sofferenza. La stessa relazione fra i personaggi sembra essere completamente compromessa dal dolore: entrambi vedono l’altra persona come una degenerazione di quello che erano un tempo e sembrano al tempo stesso impauriti e disgustati dal loro interlocutore. 9 novembre ore 21.00

    CUCKOO
    di Suhayla El-Bushra
    con Francesca Bianco, Beatrice Coppolino
    e Raffaella Alterio
    regia Carlo Emilio Lerici

    Dopo l’ennesimo scontro con la propria famiglia, Nadine si trasferisce a casa dell’amica e compagna di scuola Jenny. Erica, la mamma di Jenny, una donna hippy e svagata, trova questa ragazza spavalda e acuta, molto più interessante della figlia, e tra le due si instaura un vero e proprio legame. Come il “cuculo” del titolo, uccello migratorio che depone le uova nei nidi di altri uccelli, Nadine si inserisce nella dinamica familiare di Erica e Jenny e la sconvolge. In Jenny, che è sempre stata una brava rafazza, iniziano a crescere sentimenti di rabbia ed esclusione, in una sorta di battaglia per gli affetti che avrà un finale imprevedibile.

    30 novembre ore 21.00

    YEN
    di Anna Jordan
    con Arianna Aloi Vittoria Faro
    Tommaso Paolucci Francesco Terranegra
    regia Jacopo Bezzi

    Yen, opera teatrale di Anna Jordan vincitrice del Bruntwood Prize 2013, esplora un’infanzia vissuta senza confini e le conseguenze dell’essere costretti a crescere da soli. Hench e Bobbie sono due fratelli di sedici e tredici anni. Vivono a casa da soli, a Feltham un sobborgo di Londra, con il loro cane Taliban; giocano alla PlayStation, guardano film porno in streaming, e trascorrono le giornate a osservare il mondo che passa. A volte la mamma, Maggie, fa loro visita, di solito con le tasche vuote e promesse illusorie. Poi però, un giorno, si presenta a casa loro Jenny, e tutto sembra cambiare. 10 dicembre ore 21.00

    FUCKED
    di Penny Skinner
    con Chiarastella Sorrentino
    regia Martina Glenda

    F, in una spirale di flashback, ripercorre a ritroso il suo viaggio dall’adolescenza all’età adulta. Dalla stripper di oggi, in uno squallido locale la notte di Capodanno, torniamo fino alla sua verginità. Quelli di “puttana”, “fidanzata”, “vittima”, “troia”, “oggetto”, “vergine” sono i panni che veste lungo le tappe relazionali che fino ad oggi l’hanno “fottuta”.

    14 dicembre ore 21.00

    THREE KINGS
    di Stephen Beresford
    diretto e interpretato da Francesco Bonomo

    È la storia del rapporto tra un Figlio e un Padre latitante.
    Si tratta di un monologo che si organizza secondo un registro misurato ed essenziale, cosa assai singolare in questi tempi tanto chiassosi ed aggressivi.
    Chi racconta è il figlio, Patrik: a noi si presenta come un uomo ormai logoro, invecchiato anzi tempo e stanco della vita; il solo rapporto che gli resta è con l’alcool.
    Capiremo presto che egli altro non è se non il risultato delle vicende che hanno contrassegnato il suo rapporto con il Padre.

    I biglietti potranno essere acquistati sul sito www.teatrobelli.it sul bottone “acquista” dello spettacolo, selezionando la data. Il giorno dello spettacolo sarà fornito all’email con cui si è effettuato l’acquisto un link univoco che darà accesso al portale dove si terrà lo spettacolo.
    Gli Autori

    Nathan Ellis
    Scrittore e drammaturgo è un attuale membro del gruppo 4Screenwriting di Channel 4 ed è stato membro della BBC WritersRoom Drama Room 2021-22. Nel 2020 la sua opera SUPER HIGH RESOLUTION è stata selezionata per il Verity Bargate Award. È stato rappresentato al Soho Theatre nel 2022 diretto da Blanche McIntyre ed entrerà nel repertorio dello Staatstheater Kassel nel 2023 diretto da Manon Pfrunder. La sua opera teatrale work.txt (un’opera teatrale senza attori) è stata nominata agli Offie nel 2022. È stata anche invitata al Caravan International Showcase 2022 e andrà in tournée internazionale nel 2023 (Australia, Germania , Bulgaria, Italia, Paesi Bassi, Cina, Egitto). È stato membro del Supergruppo degli scrittori di invito alla Royal Court 2018-19 guidato da Alice Birch e Ali Mcdowall. La sua prima opera teatrale NO ONE IS COMING TO SAVE YOU (“uno sfolgorante debutto” per The Stage) è stata invitata all’Incoming Festival 2019 ed è stata in tournée a livello nazionale. Sta sviluppando progetti televisivi con Balloon, Archery Pictures, UFA Fiction e Tall Story Pictures, e sta scrivendo un lungometraggio per Calamity Films con Renée Zellweger. Vive tra Londra e Berlino.

    Alexis Gregory
    Drammaturgo, interprete, regista e produttore. Il suo lavoro esplora temi queer e le sue opere teatrali includono Riot Act (Duchess Theatre – West End, Arcola Theatre, Kings Head Theatre e tournée nel Regno Unito), Sex/Crime (Soho Theatre, The Glory), Safe (Soho Theatre, Norwich Theatre Royal, Londra Theatre Workshop e diretto da Alexis; Norwich Theatre Royal e in una versione digitale online per Hackney Empire) e Slap (Theatre Royal Stratford East e il primo spettacolo teatrale in loco di Channel 4). Le sue opere teatrali sono pubblicate da Bloomsbury Publishing.

    Colm Tóibín
    (Enniscorthy, Irlanda 1955) ha studiato Storia e letteratura inglese all’University College of Dublin. A venti anni ha cominciato a viaggiare, prima in Spagna, poi in Argentina, in Sudan, in Egitto, negli Usa. Giornalista, saggista e romanziere, è considerato uno dei maggiori scrittori irlandesi contemporanei. Tra i suoi libri tradotti in italiano ricordiamo: Sud (Fazi, 1999); Il faro di Blackwater (Fazi, 2002) e Il testamento di Maria (Bompiani 2014), finalisti al Booker Prize; The Master (Fazi, 2004), vincitore dell’IMPAC Award; Madri e figli (Fazi, 2007); Fuochi in lontananza (Fazi, 2008); Brooklyn (Bompiani, 2009), vincitore del Costa Novel Award; La casa dei nomi (Einaudi 2018). Tóibín è stato inoltre direttore di due riviste irlandesi, “InDublin” e “Magill”, e ha collaborato a “The Sunday Independent” e “The London Review of Books”.
    I suoi libri sono stati tradotti in circa venti lingue.

    Ruby Thomas
    Attrice e scrittrice. Ha fatto parte del Soho Writers Lab 2016/17 e del Royal Court Supergroup 2018/19. Ha fatto parte del Channel 4 Playwrights’ Scheme 2020 e ha ricevuto una Commissione Jerwood dalla Corte Reale nel 2021. Attualmente sta scrivendo episodi per la seconda stagione di DANGEROUS LIAISONS di Playground/Lionsgate per Starz e A GOOD GIRL’S GUIDE TO MURDER prodotto da Moonage. per la BBC. Ha lavorato su commissione per il teatro e la TV con l’Annapurna, il Royal Court Theatre, l’Hampstead Theatre e il Mam Tor.

    Ben Norris
    Scrittore, attore e regista. Il suo secondo opuscolo di poesie, Some Ending, è stato pubblicato da Verve Poetry Press nel maggio 2019 ed è due volte campione nazionale di poetry slam del Regno Unito, esibendosi ovunque, dal Glastonbury Festival ai Proms alla Royal Albert Hall. La sua mostra personale di debutto, “The Hitchhiker’s Guide to the Family”, ha vinto il premio IdeasTap Underbelly 2015 all’Edinburgh Fringe Festival prima di essere in tournée nel Regno Unito e in Australia, e il suo primo cortometraggio, commissionato da Channel 4, è stato nominato per una Royal Television Society. Premio. Il secondo cortometraggio di Ben, commissionato dalla BBC e dalla BFI, è attualmente in anteprima nei festival. Le sue commissioni precedenti includono lavori per BBC Radio 4 e Southbank Centre, tra gli altri, ed è un ex scrittore residente presso Theatr Clwyd e Nottinghamshire Libraries. L’opera d’esordio di Ben, “Autopilot”, è stata presentata in anteprima al Festival Fringe di Edimburgo del 2022, dove è stata nominata da The Stage come uno dei migliori spettacoli dell’anno. È stato anche nominato per il Popcorn Prize for New Writing nel 2020, l’anno del festival cancellato, quando era stato originariamente programmato.

    Simon Bovey
    Nato nel 1960, è uno sceneggiatore e regista britannico. Ha scritto diversi drammi di fantascienza per BBC Radio. La sua esperienza è varia, spaziando dall’animazione e dal teatro, alla radio e ai film. Il suo lavoro di sceneggiatore e regista ha riscosso successo internazionale sia attraverso cortometraggi che lungometraggi. È uno scrittore affermato per la BBC con un importante corpus di lavori televisivi tra cui Doctors for BBC1; thriller drammatici e storici per Radio 4 e tre serie di fantascienza per Radio 4 Extra. Attualmente ha due sceneggiature di film in lavorazione. Lavora anche come sceneggiatore e analista per numerose società cinematografiche indipendenti sia in Gran Bretagna che in America.

    Morgan Lloyd Malcolm
    Drammaturga e sceneggiatrice. Incaricata dal Globe a scrivere Emilia, che è diventato uno spettacolo di successo nell’estate 2018 prima di trasferirsi nel West End nel 2019, vincendo tre premi Olivier. Sta adattando tre delle sue opere teatrali per il cinema, tra cui Emilia, e sta lavorando a una serie di progetti TV che vanno da un adattamento di Damage for Moonage e Gaumont, con Richard Armitage e Indira Varma, a Dreamland, una commedia drammatica per Merman Films. Ha lavorato a lungo con Clean Break, una compagnia teatrale femminista che lavora con donne con esperienza in carcere. Typical Girls, un’opera teatrale ambientata in una prigione femminile, è andata in scena allo Sheffield Crucible nel 2021. La sua nuova opera teatrale Mum è andata in scena al Plymouth Theatre Royal e al Soho Theatre lo scorso autunno, con un’altra nuova commedia When the Long Trick’s. Le precedenti opere teatrali di Morgan, Belongings e The Wasp sono state entrambe prodotte all’Hampstead Theatre e ai Trafalgar Studios.

    Martin Sherman
    Sceneggiatore e drammaturgo. Le sue opere sono state messe in scena in più di cinquanta paesi. A teatro, a Broadway e nel West End è famoso per la sua più celebre opera, Bent, che ha ricevuto anche la nomination per un Tony Award nel 1980 e da cui nel 1997 è stato tratto un film, sceneggiato dallo stesso Sherman. Quando fu messo in scena per la prima volta Bent, non si conosceva quasi per niente la storia della persecuzione nazista contro gli omosessuali. Il successo di questa opera ha dato una spinta importante negli anni ’80 e ’90 alla ricerca storica e all’educazione rispetto a questa tematica.
    La sua Rose è stata nominata nel 2000 ai Laurence Olivier Award nella categoria Best New Play (nella produzione di Broadway vi recitava Olympia Dukakis).
    Il suo film di maggior successo è l’adattamento che egli stesso ha fatto da una sua opera teatrale Indian Summer (Alive and Kicking in Gran Bretagna e negli Stati Uniti).

    Simon Longman
    Drammaturgo delle West Midlands. Le sue opere teatrali includono Patient Light (Eastern Angles); Città dell’isola (Paines Plow); Gundog (Corte reale); Rotaie (TBTL); Cielo Bianco (RWCMD/Corte Reale); Scintille (Vecchio Leone Rosso); Milked (Compagnia Teatrale Pentabus). Ha ricevuto il 49° George Devine Award come drammaturgo più promettente e ha già vinto il Channel 4 Playwrights’ Scheme. Il suo lavoro è stato tradotto e prodotto a livello internazionale. È rappresentato da Judy Daish Associates.

    Dennis Kelly
    È un autore britannico di cinema, teatro e televisione. Nel teatro esordisce a trent’anni con Debris, per poi proseguire con il controverso Osama the hero. Il suo After the end (2005) debutta a Edimburgo nel 2006 e ha una lunga tournée internazionale; seguono Love and money, D.N.A, Taking care of baby e, nel 2009, Orphans. Per la Royal Shakespeare Company scrive The God’s weep e vince un Tony Award per il testo del musical Matilda. Ai testi teatrali affianca lavori per la televisione: Pulling per Bbc3 e la serie cult Utopia (Channel 4), con cui vince un Emmy Award.
    Per il cinema scrive la sceneggiatura del thriller Black sea (2014), interpretato da Jude Law.
    È uno degli autori contemporanei più rappresentati.

    Charlie Josephine
    Charlie è uno scrittore e attore. Il suo ultimo spettacolo, I, JOAN, ha debuttato allo Shakespeare’s Globe il 25 agosto 2022. Charlie attualmente scrive nuove opere per RSC, Pentabus e NT Connections. La sua commedia “FLIES” sarà in scene allo Shoreditch Town Hall nel febbraio 2023, con il Boundless Theatre. Tra i suoi precedenti lavori: ‘BITCH BOXER’ ha vinto il Soho Theatre Young Writers Award 2012, l’Old Vic New Voices Edinburgh Season 2012, l’Holden Street Theatre’s Award 2013 e l’Adelaide Fringe Award 2014. “BLUSH” ha registrato il tutto esaurito all’Edinburgh Fringe Festival, dove ha vinto lo Stage Edinburgh Award 2016. “POPS” ha avuto successo all’Edinburgh Festival 2019 e poi all’High Tide Festival. Le opere di Charlie BITCH BOXER, BLUSH e POPS sono pubblicate da Oberon Books. I, JOAN sarà pubblicato da Concord Theatricals.

    Duncan Macmillan
    Scrittore e regista, ha scritto moltissimo per il teatro, oltre a lavorare per la radio, per il cinema e la televisione, soprattutto per la BBC. Ha vinto l’UK Theatre Award come Miglior Regista per lo spettacolo 1984 dal romanzo di George Orwell, Miglior Nuovo Spettacolo all’Off West End Awards nel 2014 ed il suo lavoro è stato selezionato al Festival di Avignone. Sia 1984 che People Places and Things hanno ricevuto una nomination all’Olivier Award come Miglior Nuovo Spettacolo. Ha diretto le sue opere sia a Londra che a New York. Vive a sud di Londra.

    Si ringraziano:

    Arcadia & Ricono
    per Nathan Ellis, Simon Bovey, Martin Sherman,
    Simon Longman

    Agenzia Danesi Tolnay
    per Duncan Macmillan, Dennis Kelly

    Antonia Brancati
    per Alexis Gregory, Colm Tóibín, Ben Norris,
    Ruby Thomas, Morgan Lloyd Malcolm, Charlie Josephine

    TREND
    nuove frontiere della scena britannica
    XXII edizione

    Direzione Artistica Rodolfo di Giammarco
    Organizzazione Generale Carlo Emilio Lerici
    Segreteria Organizzativa Caterina Botti e Fabio Giusti
    Ufficio Stampa Paola Rotunno
    Direzione tecnica Roberto Di Maio
    Progetto grafico: Francesca Cutropia e Paolo Roberto Santo

    Orario spettacoli tutte le sere alle ore 21
    Biglietto Intero € 18
    Biglietto Ridotto (under 26 e over 65) € 10
    Carnet 10 ingressi (Abbonamento ridotto under 26 e over 65) € 60
    Carnet 5 ingressi (Abbonamento intero) € 60
    Carnet 10 ingressi (Abbonamento intero) € 100

    Informazioni e prenotazioni 06 5894875
    Teatro Belli – piazza Sant’Apollonia, 11a – (Trastevere)

    Fonte: Maresa Palmacci

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    Redazione EZrome

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