ARCADY

Teatro Trastevere: Rassegna Teatrale “TRASTE-STORIE”

ARCADYL’Associazione Culturale Trastevere presenta
“TRASTE-STORIE”
dal 23 gennaio al 4 febbraio 2018
Teatro Trastevere a Roma, Rassegna di Spettacoli e Performance dedicati al Teatro di Narrazione e Memoria

Affabulazioni, Racconti, Storie ed Episodi di vissuto quotidiano tramandati e rappresentati sotto forma di Messa in Scena Teatrale e Realtà Performative Multidisciplinari. Teatro, Musica e Danza si alterneranno sul Palco del Teatro Trastevere, che per l’occasione ospiterà mostre ed installazioni correlate all’interno del proprio spazio, allestito all’insegna di STORIE … da NON DIMENTICARE.

 

dal 23 al 26 gennaio 2018
ARKADY di Giacomo Sette, diretto da Azzurra Lochi
musiche originali di Alice Giorgi e Ana Kusch
disegno luci di Pietro Frascaro
aiuto regia Giacomo Sette
grafica e locandina Beatrice Fonti
responsabile stampa compagnia Chiara Preziosa
foto promozionali Giulia Castellano
con
Arkady: Giulio Clerici
Alina: Alice Giorgi
Papà: Simone Caporossi
Azazael: Ana Kusch

Arkady è un giovane camionista di origini moldavo-russe. La sua è una tratta molto particolare. Consegna tessuti a Le Havre (Francia) e Cabo de Roca (Portogallo), partendo da Taranto. Circa 40 ore di viaggio, con strettissime pause per mangiare e riposare. Il suo viaggio descrive un triangolo perfetto per l’Europa Occidentale. Ma Arkady avrebbe voluto fare il poeta e, soprattutto, è terrorizzato dalla prospettiva di un colpo di sonno. Il Sonno è il suo grande nemico. Per vincere la paura e superare indenne il suo viaggio, Arkady parla da solo. Lo troviamo che parla delle fatiche affrontate per corteggiare e conquistare Alina, laureanda in Storia Contemporanea con una tesi sulla nostalgia dei russi per l’Unione Sovietica. La personalità chiusa e incerta di Arkady incontra non poche difficoltà nell’impresa. Ad aiutarlo ed ostacolarlo ci sono suo Padre, (un ex dissidente sovietico, costretto alla miseria e all’emigrazione dopo la caduta del muro di Berlino), e una misteriosa ragazza, Azazael, narratrice onnisciente. Personaggi reali o semplici proiezioni? In un abitacolo sempre più simile alla mente di chi lo guida tutto è possibile: i piani e i temi si confondono, le voci si accumulano e la strada va, inesorabile. Con il Sonno. Davanti ad Arkady un bivio: la consegna precisa e puntuale dei tessuti o il volo meraviglioso nel paradiso dei camion? La strada da scegliere è tutta qui: chiudere gli occhi, o no.

 

dal 27 al 28 gennaio 2018
LETTERE DALLA MEMORIA del Teatro delle Condizioni Avverse
Ideazione di Lidia Di Girolamo
Coreografie di e con Diletta Brancatelli
Musiche e voce Matteo Colasanti
Voce e testi teatrali Lidia Di Girolamo

Spettacolo basato sulla ricerca e raccolta di lettere e frammenti scritti da persone vissute durante la seconda guerra mondiale, di diverse estrazioni sociali, culturali e politiche.
Il suono delle bombe riportano da un passato di guerra al nostro presente la figura di una donna che attraverso i suoni, la musica e le canzoni rivive nella danza momenti della sua vita fino a giungere all’accettazione e alla liberazione.

Il progetto è stato un lungo lavoro su un tema fin troppo conosciuto ma la ricerca sulla corrispondenza dell’epoca ha incentivato poi un’interazione solida tra musica, canzoni, testi teatrali e danza contemporanea, traducendo nel movimento lo stato d’animo delle testimonianze.

Il lavoro artistico ha l’intento di far giungere quel moto di fiducia e speranza per il futuro che si avverte in questi scritti. La nostra volontà, raccontando questi atti di coraggiosa umanità, è lasciare la riflessione di essere a volte più eroi nella propria vita, forse piccola agli occhi del mondo ma grande per ognuna di noi.

 

30 gennaio 2018 EVENTO UNICO a Roma AMORE, TI ODIO
forum theatre play Un progetto di: Maria Antonia Fama, Andrea Causapruna e Margherita Bulzacchelli
Jocker: Maria Antonia Fama e Margherita Bulzacchelli
Attori: Andrea Causapruna, Alice Valente Visco, Mario Migliucci, Eva Allenbach, Camilla Ribechi

“Amare troppo è un esperienza tanto comune per molte che quasi siamo convinte che una relazione intima debba essere fatta così. Quasi tutte abbiamo amato troppo almeno una volta, e per molte di noi questo è un tema ricorrente di tutta la vita ”.
Era il 1985 e Robin Norwood si rivolgeva con queste parole alle lettrici di “Donne che amano troppo”. Forse “l’amare troppo” nasconde molte paure: di rimanere sole, di non meritare un amore felice, di essere ignorate o abbandonate. A volte ci si attacca morbosamente a qualcuno, e pur di stare con lui (o lei) si è disposti a sopportare tutto … anche la violenza. Non esiste solo quella fisica, fatta di schiaffi, calci e pugni, ma ce n’è una più subdola e meno manifesta: quella delle minacce, delle squalificazioni, delle aggressioni verbali e delle manipolazioni. Ma da dove ha origine tutto questo? Come mai si è disposti a sopportare tutto? La performance “Amore, Ti odio” permette di riflettere su queste domande, in maniera inusuale e inedita, sperimentando una modalità diversa di assistere a uno spettacolo teatrale. Spettatori e attori faranno insieme un viaggio, accompagnati da due figure: quella del jocker e quella di una psicoterapeuta, che li seguiranno nella conversazione, nello scambio di idee e di proposte su come modificare il corso della storia.
“Amore, Ti odio” nasce dal lavoro della compagnia “Il Teatro Invisibile” sulle metodologie del Teatro dell’Oppresso. Questo metodo, fondato dal regista brasiliano Augusto Boal, utilizza il teatro come veicolo per favorire la presa di coscienza e l’aumento di consapevolezza, attraverso la partecipazione attiva del pubblico allo spettacolo teatrale.
“Amore, Ti odio” è ispirato a una storia vera ed è composto da 5 brevi scene, recitate a canovaccio,costruite con la tecnica della Forum Teatre Play, che si svolge secondo le seguenti modalità: il pubblico assiste ad una prima rappresentazione, al termine della quale uno o due Joker (figure esterne alla scena e le uniche a poter dialogare direttamente con il pubblico) stimolano gli spettatori ad un dialogo sui contenuti e sul significato della rappresentazione stessa. Una dei due Joker è una psicoterapeuta, l’altra un’attrice. Una volta delineati in maniera sufficientemente chiara il topic, il senso dell’azione teatrale e le dinamiche relazionali tra i personaggi rappresentati in scena, il pubblico viene invitato ad assistere nuovamente alla rappresentazione, questa volta diventando parte attiva della stessa: si potrà interrompere la storia in qualsiasi momento, con un semplice battito di mani. Questo gesto indicherà agli attori che si devono “congelare”. Segue, da parte dello spettatore che ha fermato la scena, una proposta di intervento e di cambiamento della situazione, delle reazioni o dei comportamenti dei personaggi. Tutto il processo è guidato dai Joker. Il pubblico potrà così discutere e riflettere su ogni nuova soluzione proposta, per valutarne realismo, credibilità, efficacia. Solo dopo aver preso una decisione collettiva si proseguirà, dando alla storia un corso nuovo, all’interno del quale gli attori si muoveranno improvvisando tutto. Questo scambio tra attori e pubblico potrà avvenire più volte, fintanto che non si trovi una possibile risoluzione al conflitto in scena.

IL TEATRO INVISIBILE
La compagnia si costituisce in seguito a un training course sul Teatro dell’Oppresso, condotto da Maria Antonia Fama, attrice e Andrea Causapruna, musicista, affiancati dalla psicoterapeuta Margherita Bulzacchelli, che aveva il compito di facilitare la sensibilizzazione e la riflessione sugli argomenti trattati, costituendo cosi uno spazio di condivisione e confronto. Il laboratorio si è svolto in forma intensiva durante alcuni week end di maggio e giugno 2017, con un focus specifico sulle metodologie del Forum Theatre e dell’Image Theatre.
Il training italiano era uno step del più ampio progetto internazionale “Rehearsal for life”, promosso dall’Associazione rumena A.R.T. Fusion e finanziato dall’Unione Europea, nell’ambito dei progetti K2 Erasmus Plus. Al periodo formativo, svoltosi tra Kosovo e Romania, si è affiancata una fase produttiva, che ha portato alla realizzazione di progetti paralleli nei paesi di origine dei partecipanti (Italia, Macedonia, Romania, Grecia, Portogallo, Kosovo, Bulgaria, Turchia, Serbia).

Dal 1 al 4 febbraio 2018
SONO TUTTI MIO CUGINO a cura di Associazione Quinta Parete / Teatro Forsennato. Diretto da Dario Aggioli
Con
Enrico Lombardi e Dario Aggioli
con la partecipazione video di Silvia Razzoli
Ideato da Dario Aggioli e Enrico Lombardi

L’unico telefono del paese, in una casa dove non mancavano mai due fette di salame e un bicchiere di lambrusco per i passanti. Una casa con 12 figli, una casa di lavoratori, una casa che era una famiglia, in un paese che era una famiglia.
Ora qualcosa si è perso ma ciò che rimane è la festa del paese di tutti, dove il paese, la casa, i 12 figli e i loro figli lavorano per costruire il passato. Una festa, una casa, un paese in cui ovunque ti giri “Sono Tutti Mio Cugino”

SONO TUTTI MIO CUGINO è uno spettacolo che attraverso i racconti di una famiglia e di una festa di paese, racconta ciò che abbiamo dimenticato, cose che nel passato abbiamo lasciato che ora ricerchiamo.

L’idea nasce dalla visione della Festa dell’Agricoltura di Corneto, un piccolo paese dell’appenino emiliano, che conta poco più di 200 abitanti, ma che raccoglie un pubblico enorme di gente, e soprattutto tra gli organizzatori moltissimi componenti della famiglie che nel tempo hanno lasciato il paese. Tutti tornano a Corneto per dare gratuitamente una mano e guardandosi intorno ci si accorge di essere tutti parenti.

SONO TUTTI MIO CUGINO è uno spettacolo che parla di condivisione, un termine che ora vuol dire mostrare agli altri qualcosa, invece che viverla assieme.
Ora si condivide un’immagine per avere insieme a distanza delle emozioni, senza vedere negli occhi chi sta vivendole con noi, senza stare nella stessa stanza.
Prima si condivideva un’esigenza, un desiderio e persino il telefono.
Nella casa della famiglia protagonista del racconto c’era l’unico telefono del paese, dove la gente riceveva e faceva telefonate.

Sul palco una cabina telefonica funzionante, dove gli spettatori potranno farsi chiamare; e come nella famiglia protagonista dello spettacolo, che rispondeva alle chiamate di tutto il paese e andava a cercare il compaesano, l’attore risponderà al telefono e accoglierà sul palco lo spettatore interessato, interrompendo e allo stesso tempo diventando parte dello spettacolo.

Cosa abbiamo perso? Cosa ci manca?
Cosa siamo contenti di aver perso?

Teatro Trastevere via Jacopa de’ Settesoli 3, 00153 Roma
lun-sab: 21:00 / dom: 17:30
info@teatrotrastevere.it

 

 

 

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