“Voci che si cercano” la mostra di Göran Gnaudschun dal 4 ottobre

Una mostra fotografica di Göran Gnaudschun ricostruisce l’identità di Onna a dieci anni dal sisma de L’Aquila.
Voci che si cercano / Stimmen die sich suchen Göran Gnaudschun
4 ottobre -7 dicembre 2019

Kunstraum Goethe
Goethe-Institut Rom
Via Savoia 15 – Roma
sito web:goethe.de/roma/kunstraum

Ingresso libero
Orari di visita: lun 14–19 | mar mer gio ven 9–19 | sab 9–13
Chiuso il 1° novembre

Inaugurazione: venerdì 4 ottobre 2019 alle 18:30
18.30 Opening talk e vernissage con Göran Gnaudschun e Margherita Nardecchia (Onna Onlus). Modera Enrico Menduni

Il Goethe-Institut presenta nel proprio spazio espositivo Kunstraum Goethe una mostra fotografica di Göran Gnaudschun. La mostra è nata dall’incontro tra il fotografo tedesco e i cittadini di Onna, un progetto comune commissionato dal Goethe-Institut con l’obiettivo di ricostruire l’identità del paese colpito dal terremoto e, nel 1944, di un eccidio nazista.

Con foto d’archivio, testimonianze e ritratti, la mostra ripercorre i momenti bui della storia del paese, dalla strage nazista dell’11 giugno del 1944 al terremoto del 6 aprile 2009. La del ricordo diventa qui un momento di condivisione e riflessione sul passato e le proprie origini, ma anche una finestra sulla Onna di oggi, sulla ricostruzione e i suoi progetti futuri.

Alle 3:32 del mattino, nella notte del 6 aprile 2009, un terremoto di magnitudo Richter pari a 5.8, colpisce la città dell’Aquila e le zone circostanti. Gli effetti del sisma sono gravissimi, muoiono 309 persone, i feriti gravi sono 1600 e diverse decine di migliaia gli sfollati. Tra le zone maggiormente colpite c’è Onna, piccolo borgo di 380 anime, 41 delle quali decedute in seguito alla scossa.

Subito dopo il sisma, in favore di Onna e della sua ricostruzione si muove la Germania, grazie all’impegno dell’allora Ambasciatore tedesco a Roma, Michael Steiner. Onna è infatti uno dei luoghi simbolo della riconciliazione postbellica, in quanto l’11 giugno del 1944, durante la ritirata dell’esercito di occupazione nazista, i soldati trucidarono 17 persone, distruggendo quasi un terzo degli edifici del paese.

Negli anni, grazie a un finanziamento iniziale di 3 milioni di euro stanziati dal governo tedesco, al quale si sono aggiunti i contributi di fondazioni e privati cittadini, sono state portate a termine la costruzione di “Casa Onna”e della “Casa della cultura” e la ristrutturazione della Chiesa di San Pietro Apostolo.

Il Goethe-Institut di Roma ha raccolto il testimone di questi importanti contributi di solidarietà e avviato un progetto culturale in collaborazione con l’associazione Onna-O.N.L.U.S. Del progetto fa parte anche questa mostra di Göran Gnaudschun, artista che ha fatto del ricordo collettivo fulcro della sua ricerca. Il fotografo è stato borsista dell’Accademia Tedesca Roma Villa Massimo e ha vinto numerosi premi.

“Le immagini della storia più lontana e recente si equivalgono. Sciagure, che siano perpetrate dall’uomo o naturali, portano a conseguenze simili, ma è la mancanza di logica che spesso è difficile da comprendere. Il paesino di Onna è un luogo del dolore. Quasi tutti in paese rammaricano la perdita di un caro. Non è facile convivere con questo destino. A dieci anni dal terremoto, gli abitanti di questa frazione vivono ancora accampati accanto alle macerie di quello che dieci anni prima era il loro paese, mentre i lavori di ricostruzione procedono a rilento. Il passato non trascorre mai, resta presente, lasciando una ferita nel tempo e nelle famiglie. Le macerie delle case ne sono l’espressione tangibile e il ricordo delle persone è un campo invisibile che le circonda”. (Göran Gnaudschun)

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