villa_doria_pamphili
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Osservando l’Umanità del Parco

villa_doria_pamphiliDopo
diversi giorni aveva finalmente smesso di piovere e non avevo
resistito alla tentazione di prendere la bici e farmi un giro al
Parco. Nei vialetti infangati c'erano ancora parecchie pozzanghere
e mi stavo divertendo a zigzagare per evitarle. Mentre stavo
percorrendo il viale che costeggia il laghetto, proprio dove inizia
il terrazzamento che degrada nel laghetto, la mia attenzione era
stata istintivamente catturata da un bambino, avrà avuto più
o meno 6 anni. Correva dritto verso una grande pozzanghera,
fermamente deciso ad entrarci per sguazzare nella fanghiglia. Avevo
capito subito le sue intenzioni, ancora prima della mamma – in fondo
a chi non sarebbe piaciuto… – e quando la voce autoritaria del
genitore aveva richiamato il bimbo, era ormai troppo tardi; lui si
era fermato esattamente al centro del piccolo laghetto marrone.
Quando il rimprovero era poi inevitabilmente arrivato, lo avevo
sentito scusarsi mestamente con un timido "non l'avevo vista!…"
e dopo qualche secondo mi ero accorto che stavo ridendo da solo,
come… un bambino felice.

Sono
momenti come questo che mi hanno fatto innamorare del Parco di Villa
Doria Pamphili
. Polmone di questa nostra capitale, diviso in due
dalla chiassosa arteria di via Leone XIII, arricchito
architettonicamente dalla Cappella di famiglia e dal Casino del Bel
Respiro, vitalizzato dalla Casa dei Teatri e dalla sua moderna
Biblioteca recentemente dotata di Wi-Fi, ossigenato da centinaia di
piante, colorato da miriadi di fiori, il Parco è in forma
splendida e fa respirare migliaia di ragazzi, bambini ed anziani,
sportivi e romantici pigroni. La cosa che più mi piace è
osservare l'Umanità
del Parco
, quelle stesse
persone che potrei incontrare anche altrove ma che non avrebbero la
stessa espressione e lo stesso sguardo. Me ne vado in giro, a piedi o
con la bici, girando la testa qua e là, cercando di trovare
qualcosa da conservare nei miei ricordi più belli….

La
maggior parte delle volte provo gusto nel parcheggiare dove non si
potrebbe, accostato ad uno di quei muri di cinta dove ormai da anni
campeggia un divieto di sosta. Non è un problema, perché
tutti sanno che anche la municipale chiude un occhio per chi vuole
evadere qualche ora entrando in questo micro mondo.

Tra
i tanti parchi che Roma ospita, questo è il mio preferito, un
patrimonio personale. Nel corso degli anni, ho trascorso qui tante
mattinate e tanti pomeriggi, momenti tristi e felici, di romanticismo
e di poesia. Ho camminato sullo scomodo brecciolino, fatto jogging
sulle stradine polverose, pedalato su e giù per le ripide
collinette, giocato a pallone sui prati verdissimi, rincorso piccioni
insieme alla mia bambina, catturato ranocchie e girini negli stagni,
osservato tartarughe, letto , studiato, fotografato, starnutito.

villa_doria_pamphili_giardiniAll'ombra
di un grosso pino, a pochi metri dall'area giochi per i bambini, un
gruppo di anziani ha da anni eletto una piccola area sabbiosa senza
erba a campo di bocce. Chissà perché proprio qui,
quando il parco è così grande… Gli passo accanto
pedalando e istintivamente rallento, giro la testa e mi fisso sui
loro gesti e sulle loro movenze, pensando che forse la felicità
è anche questa, arrivare alla terza età insieme agli
amici con cui fare una partitella a bocce.

Una
cosa che non passerà mai di è il picnic. Nelle
giornate di sole, compaiono i mitici plaid di lana o le più
moderne tovaglie cerate. Famiglie e gruppi di amici si riuniscono per
mangiare, chiacchierare, giocare a pallone o a frisby. Mentre me ne
sto sull'erba a fare qualche piegamento, li vedo arrivare con
teglie di pasta al forno e pizza, ciambelloni e crostate fatte in
casa. E la parte debole di me stesso soffre in silenzio continuando
gli esercizi rivolto dall'altra parte, meglio non vedere… e
sperare che il vento non faccia arrivare fino a me gli odorini che
sprigionano da quei contenitori. Sento ridere i bambini, i maschietti
già con la palla in mano a "fare le squadre", le
femminucce a trovare un cespuglio abbastanza grande dietro cui
immaginare la casa delle bambole, i grandi fanno battute sulla linea
perduta di "quando eravamo giovani" e sul calcio, consolandosi
con una sigaretta o una pizzetta rossa come aperitivo. Sono felice
per loro, spero solo che alla fine della giornata tutta quella
plastica che vedo comparire finirà negli appositi
contenitori…

Una
coppia di giovanissimi cammina lentamente percorrendo il ponticello
che sovrasta l'Olimpica. Pedalando lentamente li osservo, mentre si
tengono la mano e parlottano cercando un posto dove appartarsi,
mentre il silenzio e gli odori della natura circostante immortalano
per sempre nei loro ricordi il primo amore.

E
quando, ormai quasi alla fine della mia passeggiata, torno a guardare
davanti a me, su una panchina siede una coppia di anziani. Si
riposano e guardano, anche loro mano nella mano. Non hanno bisogno di
abbracciarsi per creare poesia, non hanno l'esigenza di appartarsi
per sentirsi romantici, gli basta osservare la vita che scorre lì
davanti. Hanno già giocato a palla, portato il cane a
passeggio, mangiato pizzette durante un picnic, fatto jogging e
passeggiate in bicicletta… hanno già corso dentro una
pozzanghera dopo il temporale…

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