Locandina_di_Nestore_l_ultima_corsa

Nestore ed una Roma che non c’è più

Locandina_di_Nestore_l_ultima_corsaAlberto Sordi è stato, senza dubbio, uno dei più grandi attori italiani, ma anche simbolo della cosiddetta romanità. La sua morte risale al 2003, tuttavia vivo è il suo ricordo e la popolarità, come testimoniano i numerosi suoi film presenti, anche oggi, in tv. Attore abilissimo, grande simpatia, forte personalità e notevole capacità di portare sugli schermi i vizi e le virtù degli italiani. Il suo amore per Roma, la sua città, è sempre stato continuo e la conferma viene dai tanti suoi lavori ambientati nella Capitale. Uno dei questi è “Nestore, l'ultima corsa” uscito nel 1994, che vede Alberto Sordi attore protagonista ed anche regista.

Non è uno dei suoi film più conosciuti e memorabili, anche perché appartiene all'ultima fase della sua lunghissima carriera, un periodo non proprio ricco di titoli che lo vedono come attore principale. Non è facile trovare ruoli adatti per una persona non proprio giovane, ma il tenero vetturino Gaetano sembra proprio un personaggio ritagliato su misura per lui. Il tema del film è la vecchiaia, rappresentata dal cavallo Nestore che dovrebbe essere condotto al macello e dallo stesso Gaetano, oramai arrivato al termine della sua attività lavorativa. Il punto di forza del film è, però, l'ambientazione. Gaetano, in compagnia del nipotino e, ovviamente, del vecchio cavallo, girano per le strade della città. Il vetturino ha nostalgia di una Roma senza caos, traffico e rumori. Per Gaetano il momento più bello del suo lavoro è l'inizio della giornata, quasi all'alba. Lì è possibile girare per le vie di una città ancora mezza addormentata. Nel film si vede una Roma insonnolita e strade senza troppe macchine. Si passa per via del Babuino, piazza del Popolo, altre zone del centro storico, e il tutto è immerso in atmosfera sospesa e quasi magica. Il vagabondare del vetturino prosegue al Pigneto, fino ad arrivare a Cinecittà, dove Nestore dovrebbe essere condotto al mattatoio. La Roma di questo film è piena di malinconia e nostalgia per un tempo antico che non c'è più, per un modello di città che non esiste più. Uno dei momento più toccanti è l'arrivo di Gaetano al Volturno, vicino la stazione Termini, con l'intenzione di incontrare la figlia. Quest'ultima è una spogliarellista e ciò è, chiaramente, motivo di imbarazzo per il padre. Anche il Volturno oggi non è più lo stesso ed il film sembra preannunciare il degrado che colpirà per molto tempo il teatro. Altro luogo “difficile” è il campo degli zingari dove Nestore è stato ritrovato dalla polizia, dopo essere stato proprio sottratto.
Il film di Sordi può ricordare alcune dinamiche di “Caro diario”, una delle opere più apprezzate di Nanni Moretti. Pure qui il protagonista girovaga per le strade e quartieri di Roma, ma non c'è la tristezza, l'amarezza, la malinconia di “Nestore, l'ultima corsa”, con le sue lunghe carrellate attraverso una Roma che il protagonista non riconosce più.
Con la morte di Sordi svanisce un modo particolare di fare l'attore, di vivere quel mestiere. Con quel film osserviamo, invece, una Roma oramai in decadimento, senza più la “poesia” di una volta. Alberto Sordi è morto, Roma c'è ancora, speriamo soltanto che ci sia comunque un posto per il vecchio Nestore.

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